Trentodoc 976 Riserva del Fondatore Brut 2003 – Letrari

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Esistono etichette in grado di stravolgere letteralmente gran parte delle teorie studiate sui libri di scuola, nozioni concrete che ho avuto il piacere di constatare di persona attraverso assaggi, visite in cantina o in vigna; dunque com’è possibile? Talvolta meglio non saperlo, è bello pensare che la poesia che gravita attorno al mondo del vino rimanga velata da un certo mistero, da un fascino antico che deve rimanere tale. A questo punto, per coerenza, chi scrive di vino, soprattutto da un po’ di tempo, “manda a ramengo” i tecnicismi per abbandonarsi totalmente all’emozione, pur conservando quella lucidità di fondo, e il conseguente senso di dovere critico, che permette di attribuire un giudizio.

Esiste inoltre la memoria, e alcuni vini sono ancor più funzionali rispetto a una fotografia, a un libro, un film o una canzone. Uno tra questi è senza ombra di dubbio il Trentodoc 976 Riserva del Fondatore Brut 2003 della Cantina Letrari di Rovereto (Tn). Da un bel po’ di anni al timone di questa solida azienda vitivinicola trentina troviamo Lucia Letrari, donna carismatica che non si ferma mai, continua sempre a sperimentare, soprattutto non si accontenta mai, qualità che ha ereditato in tutto e per tutto dal padre, uno dei pionieri della storia del vino italiano, Leonello Letrari, a cui è dedicata la cuvée.  Quest’ultimo purtroppo è mancato nel 2018, all’età di 86 anni.

La sua storia è costellata di traguardi, scoperte, vittorie e soprattutto battaglie, le stesse che hanno reso celebre il vino prodotto in Trentino, una regione vitivinicola che non ha certo bisogno di presentazioni. Nel 1960 creò i primi uvaggi, e suo è il celebre Fojaneghe, uno dei primi tagli bordolesi italiani; essendo un enologo talentuoso, contestualmente inizia ad elaborare spumanti di pregio per poi fondare nel 1976, assieme alla moglie Maria Vittoria, l’attuale azienda di famiglia, portata avanti egregiamente dalla già citata Lucia Letrari, anch’essa enologa.

Ho avuto il piacere di conoscere Leonello nel 2014, e quella mattinata difficilmente la scorderò, non solo perché mi ha permesso di carpire i segreti di un territorio che potenzialmente nulla ha da invidiare ad altre zone ove si producono grandi spumanti, ma soprattutto perché ascoltare gli aneddoti da una voce tanto autorevole – la stessa che ha combattuto aspramente per sdoganare la qualità del vino italiano in tutto il mondo – è sempre un’esperienza costruttiva. Per rivivere quel momento, e il ricordo di Leonello, qualche giorno fa sono sceso in cantina; coperta da un velo di polvere la Riserva del Fondatore era lì ad aspettarmi, ovviamente non era la prima volta, tuttavia in questo caso ho ceduto. D’altronde talvolta la mente elabora dei pensieri, si sa: è una 2003 con sboccatura effettuata nel 2013, dunque sono passati 19 anni da una delle annate più calde di sempre e ben 9 dal dégorgement, elemento ancor più sfidante: sarà il caso di aprirla?

Le aspettative sono sempre altre in questi casi, dunque il vino a mio avviso in materia di ricordi gioca un ruolo ancor più emozionante, perché la foto se ben conservata rimane tale per sempre, una bottiglia di vino no, bisogna essere bravi a capire quando stapparla e il più delle volte è fortuna più che metodo, ormai ne son pienamente convinto. Le vigne dove vengono allevate le uve che compongono questa cuvée, 50 % pinot nero e 50% chardonnay, sono ubicate a Rovereto, nel cuore della Vallagarina, un ambiente caratterizzato dal fiume Adige e influenzato dall’Ora del Garda, un vento tipico di queste zone che crea qui uno speciale microclima di tipo mediterraneo, adatto ad esempio anche alla coltivazione dell’ulivo, tipo di pianta molto facile da trovare affiancata alla vite da queste parti. I suoli sono poveri e rocciosi, le esposizioni notevoli, le stesse che consentono regolari maturazioni ed una corretta produzione per ceppo; la selezione è inoltre uno dei veri e propri comandamenti di Casa Letrari.

Solitamente il Trentodoc 976 Riserva del Fondatore affina almeno 96 mesi sui lieviti, tuttavia il campione che mi appresto a degustare ha riposato per ben dieci anni, senza considerare i 9 al buio della mia fresca cantina post dégorgement. Oro brillante con riflessi ancor paglierino, bollicina estremamente fine, resiste all’interno del calice e pare non voglia arrendersi. Quadro olfattivo variegato e cangiante: dapprima intenso di miele d’acacia, cera d’api, albicocca e scorza di mandarino disidratato, marzapane – cui fanno eco mimosa lievemente appassita, frolla e pepe bianco –, sviluppa con opportuna ossigenazione suggestioni di smalto, calcare e vari gusci di molluschi, quest’ultimi soprattutto a livello di retronasale. In bocca il tempo ha stemperato l’irruenza dell’annata a vantaggio di un’ariosità, una freschezza e un tatto indescrivibili; ricordo di averlo assaggiato nel 2014 in cantina con Leonello e francamente mai mi sarei aspettato un’evoluzione del genere dopo 8 anni, soprattutto considerando il millesimo in questione. L’impronta sapida è notevole, così come la profondità e soprattutto la freschezza, un vino che non vuole in nessun modo abbandonare le papille gustative e al contempo imprime un senso di grande bevibilità.

Il ricordo è d’estrema complessità e al contempo piacevolezza, lo stesso che ho sempre in mente quando penso a Leonello e al suo immenso talento, al contributo offerto a un’area vitivinicola che nulla ha da invidiare a nessun’altra regione al mondo. In cuor mio sono felice, perché il suo viaggio continua attraverso Lucia e Paolo, i suoi amati figli.

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Crediti fotografici: ove non indicato, contributi della cantina

Andrea Li Calzi

Nasce a Novara, ma non di Sicilia, nonostante le sue origini lo leghino visceralmente alla bella trinacria. Cuoco mancato, ama la purezza delle materie prime, è proprio l’attività tra i fornelli che l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo anni di visite in Cantina, e serate dedicate all’enogastronomia, frequenta i corsi Ais e diventa sommelier assieme alla usa compagna, Danila Atzeni, che oggigiorno firma gli scatti dei suoi articoli. Successivamente prende parte a master di approfondimento tra cui École de Champagne, vino che da sempre l’affascina oltremodo. La passione per la scrittura a 360° l’ha portato, nel 2013, ad aprire il blog Fresco e Sapido; dal 2017 inizia la collaborazione con la rivista Lavinium e dal 2020 quella con Intralcio. Nel 2021 vince il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino.

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Nasce a Novara, ma non di Sicilia, nonostante le sue origini lo leghino visceralmente alla bella trinacria. Cuoco mancato, ama la purezza delle materie prime, è proprio l’attività tra i fornelli che l’ha fatto avvicinare al mondo del vino attorno al 2000. Dopo anni di visite in Cantina, e serate dedicate all’enogastronomia, frequenta i corsi Ais e diventa sommelier assieme alla usa compagna, Danila Atzeni, che oggigiorno firma gli scatti dei suoi articoli. Successivamente prende parte a master di approfondimento tra cui École de Champagne, vino che da sempre l’affascina oltremodo. La passione per la scrittura a 360° l’ha portato, nel 2013, ad aprire il blog Fresco e Sapido; dal 2017 inizia la collaborazione con la rivista Lavinium e dal 2020 quella con Intralcio. Nel 2021 vince il 33° Premio Giornalistico del Roero. Scorre il nebbiolo nelle sue vene, vitigno che ha approfondito in maniera maniacale, ma ciò che ama di più in assoluto è scardinare i luoghi comuni che gravitano attorno al mondo del vino.

3 COMMENTS

  1. Grazie infinite Andrea, una rievocazione stupenda che ci commuove non solo per il ricordo di papà sempre vivo in noi, ma per aver saputo aspettare… rendendo così possibile questa scoperta per un Trentodoc “d’annata” e per poterne capire a pieno le peculiarità e possibilità! Grazie davvero da tutti noi e ti aspettiamo sempre con rinnovato piacere in azienda

  2. Leonello Letrari: che bella persona.Facevo parte di un gruppo di giornalisti invitati all’inizio di Trento Doc a conoscere gli spumanti Trentini e la straordinaria realtà di San Michele all’adige, allora , anni Ottanta o giù di lì, chiamata l’Università del vno. Con Letrari, Gino Lunelli, Pisoni,Angelo Rossi e la Situla. Furono giorni di studio e di incontri indimenticabili. Vi auguro di continuare con successo su una strada così ben iniziata.

  3. Sprazzi di storia illuminano quanto di più vero e bello c’è nell’animo di quelle persone caparbie, avventurose, lungimiranti, amanti della ricerca per trovare in se stessi quella sfida vinta dopo un lungo viaggio

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