Duddova

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Ignoravo l’esistenza di Duddova, da qualche parte nel comune di Bucine (AR), che anche a ritrovarla non saprei, senza gli ausili moderni di rintracciamento.
Men che meno nessun cartello, prima di arrivare lì, ti indica che a Duddova ci sta l’omonima Bottega.

C’è che a Duddova devi andarci apposta. Così alla Bottega, casomai ti fosse arrivato all’orecchio il passaparola.
Beh, il passaparola funziona, a giudicare dal movimento di una sera infrasettimanale, in cui ti aspetteresti tuttalpiù solo ombre.
Il piccolo borgo ricorda i villages perchés della Haute Provence, atmosfera compresa.
La Bottega è una bottega, rivendita tabacchi n.27. Ma soprattutto osteria e wine bar.

E’ uno stanzino, occupato perlopiù dal bancone e dalle mercanzie. Per cui se vuoi accomodarti ti devi sistemare in uno dei tavoli all’aperto.
Ecco, quei tavoli sono disseminati all’interno del borgo, a ricreare una sorta di osteria diffusa in cui ogni angolo ti riserva una più o meno grande intimità. Fino alla piazza, dove la comunanza si fa socializzazione, e il vocìo vita.
Quel che ne ottieni è una piccola magia.

La gestione è completamente familiare – padri, madri e figli, mogli comprese-, la mano cuciniera nient’affatto datata.
Gli spaghetti al finocchietto selvatico di Duddova, ad esempio, valgono il viaggio; il pollo in crosta di pane conosce bene la croccantezza, e te le dà, mentre le patate fritte ti avvicinano pericolosamente al concetto di dipendenza; i Gigli toscani Benvenuto Cellini, invece, si avvantaggiano del contributo del cappero, dell’oliva, della acciuga, accompagnandoti così piacevolmente verso l’estate che incombe.

La carta dei vini è “sul piatto”: una quarantina di referenze dalle quali magari puoi pescare un Cappelladisantandrea (San Gimignano) o un Fattoi ( Montalcino) e stare bene.
Ma quel che più conta è l’esistenza di un microcosmo così. Quello il reale conforto.
Il successo di pubblico non è un caso, no.
E casomai ti venisse da chiedere al superattivo vecchio padre: ” ma d’inverno, come fate? Avete solo un tavolo all’interno del locale e…“, lui probabilmente ti risponderà così, come a me: “e d’inverno te ne stai a casa, no! Che ci vieni a fare fin quassù!?

Son tornato via da lì con cento Duddove in testa.

FERNANDO PARDINI

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