Tomatin “Legacy”, un whisky sotto 30 euro che vale la pena provare

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Gli snob del whisky possono presentarsi sotto varie forme: bevono solo single cask, cercano prodotti a grado pieno, sbeffeggiano le linee d’ingresso delle distillerie. Basta che non sia dichiarata l’età del whisky, che il grado alcolico sia di “solo” 40% o 43%, o, nei casi più irrecuperabili, che il prezzo sia sotto una certa soglia, per far loro etichettare questi prodotti come “whisky da supermercato”. Roba inutile da bere, anzi…da evitare come la peste! 

Quando si approcciano le versioni più economiche dei prodotti di una distilleria, un minimo di prudenza è senz’altro consigliabile, perché si tratta spesso di bottiglie senz’anima, realizzate con un unico scopo: fare velocemente cassa. Tuttavia ho sempre cercato di mantenere un approccio aperto, alla ricerca della sorpresa più che della deludente conferma. Con questo spirito ho assaggiato il campione che mi è stato inviato dalla Beja Flor, il “Legacy” della distilleria scozzese Tomatin: il risultato è che, se dovessi oggi consigliare ad un amico un whisky poco impegnativo, sotto i 30 euro, avrei finalmente un nome da fare! 

Tomatin non è certo un brand nuovo nel panorama del whisky scozzese: costruita a fine Ottocento a pochi km da Inverness, la principale città delle Highlands nel nord della Scozia, la distilleria raggiunse negli anni Sessanta e Settanta l’incredibile capacità produttiva di oltre 10 milioni di litri annui, diventando, a quel tempo, il più grande impianto di produzione del Paese. La crisi del 1983, che determinò la chiusura di molte attività, si abbatté ancora più duramente su un colosso del genere, e fu solo grazie all’investimento di due storici clienti giapponesi – Takara Shuzo e Okura&Co – che la produzione poté continuare. Tomatin diventò, di fatto, la prima distilleria scozzese di proprietà orientale. 

Dei 23 alambicchi iniziali, nel 2000 ne rimasero in funzione “solo” 10, e la produzione scese a 2 milioni di litri l’anno. Grazie ad un intenso lavoro di rilancio, la Tomatin ha raggiunto negli ultimi anni importantissimi riconoscimenti: nel 2016, ad esempio, è stata nominata “distilleria dell’anno” dall’autorevole Whisky Magazine, mentre nell’anno successivo ha vinto il premio come “brand innovator” nell’industria del whisky.  

Nel 2022, anno del suo 125° anniversario, l’azienda ha deciso di puntare ancora di più sui suoi valori fondanti: l’attenzione verso le persone che lavorano in distilleria e la qualità del distillato 

Una delle caratteristiche uniche di Tomatin è infatti lo stretto rapporto con la comunità locale e con i dipendenti. Trovandosi in una zona molto isolata, la distilleria è stata fin dall’inizio circondata da case, in larga parte affidate ai dipendenti, che nel tempo sono andati a costituire un piccolo villaggio. Ciò ha fatto nascere negli anni un sentimento di appartenenza molto raro verso l’azienda, che ovviamente ne fa un vanto e un valore aggiunto.  

Riguardo la qualità del prodotto, si sono adottate fermentazioni molto lunghe, anche fino a 112 ore, che permettono di sviluppare aromi variegati e complessi, che vanno dalla frutta tropicale alle classiche note maltose, spigolose e minerali, che fanno tanto Highlands. Anche sui legni di invecchiamento, che sono determinanti per imbottigliare grandi whisky, si è fatto un gran lavoro di ricerca, con serie dedicate alle varie tipologie di rovere e con l’acquisto di botti di quercia americana ex-Bourbon dai migliori produttori statunitensi. 

Veniamo al nostro “Legacy” Single Malt. Come detto si tratta del prodotto entry-level, pensato per celebrare la comunità dei lavoratori e delle loro famiglie, che da oltre un secolo si stringe attorno alla distilleria. Si tratta di un single malt senza dichiarazione d’età (presumibilmente andiamo dai 4 ai 7-8 anni), invecchiato sia in botti di rovere americano vergine, sia ex-Bourbon, e imbottigliato a 43 gradi alcolici.

All’inizio l’impatto bruciante dell’alcol si fa sentire, e contribuisce a disegnare un profilo olfattivo piuttosto semplice e monocorde, dove emergono delicate note dolci di vaniglia, di caramello, di crema pasticcera, con una piccola variazione su ananas e frutta rossa. Niente di trascendentale, insomma. All’assaggio invece si rivela davvero una bella sorpresa: ha una tessitura morbida, cremosa, con un susseguirsi di piacevoli sensazioni, che vanno dalla caramella mou al marzapane, con note di frutta rossa fresca e una bella speziatura, dove la cannella e lo zenzero sono in primo piano. 

Un prodotto giovane e centratissimo, che risulta essere più che piacevole e di buona complessità, soprattutto al palato. Per la cifra a cui viene venduto, tranquillamente sotto i 30 euro, direi che difficilmente potrete trovare di meglio. 

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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