Back to Laerru. Rossini, nuova vigna con nuraghe

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Abbiamo avuto modo di parlare dell’azienda Rossini nel 2015, con l’incontro di Massimo Rossini e i suoi vigneti a Laerru, sui colli dell’Anglona, nel nord della Sardegna. Torniamo oggi in visita all’azienda sette anni dopo, per assaggiare la gamma dei vini che si è nel frattempo infoltita di nuove etichette, e soprattutto per vedere la nuova vigna impiantata nel 2020. Questa volta a farci da guida è Teodora Sini, donna energica in grado di spaziare dall’apicoltura alla viticoltura, fino alla produzione casalinga del formaggio. Insieme ai figli Massimo, Fausto e Rossella porta avanti l’azienda fondata dal marito Luigi, scomparso pochi anni dopo l’impianto del primo vigneto.
Una stretta di mano forte e Dora (tutti la chiamano così) ci fa salire sul furgoncino diretti verso la nuova vigna.

Si tratta di un nuovo impianto di 4,5 ettari su un pendio ondulato che guarda a sud-ovest. Il nome della località, Renosu, dice già che ci troviamo su terreni in prevalenza sabbiosi, con forte presenza di ciottoli calcarei. Il terreno, in posizione molto vocata, era un tempo coltivato dalla vecchia cooperativa vinicola di Laerru, lasciato abbandonato e incolto per anni dopo la chiusura della cooperativa.
Dopo un breve sterrato, superato un cancello, Dora arresta la macchina ai lati della vigna, davanti a una grossa macchia di lentischio (in sardo chessa). Ci sta preparando una sorpresa.

Accenna a quella macchia, racconta che là sotto c’è una cosa molto interessante, ancora un po’ di passi per girarle intorno… Compaiono massi megalitici, prima in forma poco distinguibile, poi più chiaramente si delinea l’inconfondibile sagoma di un nuraghe.
“È chiamato Nuraghe Cultu [nuraghe corto, ossia basso]. Oggi è quasi completamente ricoperto dal lentischio, stiamo chiedendo i permessi per liberarlo un po’ dalla boscaglia, guardate la dimensione delle pietre, e la tipologia.”

Le pietre squadrate, soprattutto alla base, sono enormi, pesano tonnellate; quello che colpisce maggiormente è il fatto che non sono ricavate dalla roccia calcarea chiara presente in situ: sono infatti pietre di basalto scuro, trasportate qui da chilometri di distanza, un mistero sul perché e sul come i popoli nuragici che vivevano in queste terre (si parla di circa 1200 anni avanti Cristo, per intendersi) siano riusciti a trasportare blocchi così immensi per tanti chilometri.

Il nuovo vigneto è impiantato con un mix di varietà internazionali (syrah, merlot, cabernet) e varietà locali (vermentino, cannonau e cagnulari); al 19 agosto, l’uva sembra già prossima al momento della vendemmia; non sembrano evidenti gli effetti dell’annata estremamente calda e siccitosa, salvo alcuni segnali di eccesso di insolazione sulle giovani piante del vermentino. Bellissimi i grappoli del cagnulari, varietà sarda tradizionalmente coltivata nel sassarese, ma principalmente in un aerale 30-40 chilometri più a ovest, nella zona di Usini, Ittiri, Uri, Alghero. Nell’ultimo decennio questo vitigno ha ricevuto una forte attenzione, essendo in grado di dare vini molto colorati e dalla decisa impronta tannica, di una matrice quindi assai differente dal cannonau, dal colore più trasparente e dal tannino generalmente più smussato.

I VINI

Aria 2021 Vermentino di Sardegna DOC, 13,5%
Naso intrigante con richiami di macchia mediterranea, erbe selvatiche, una componente aromatica classica del vitigno, sapidità, potenza alcolica, bella acidità. Riassaggiato nell’autunno presso il Mercato FIVI di Piacenza, mostra un livello ulteriore di rasserenato equilibrio.

Dora 2021 Vermentino di Sardegna DOC, 14%
Bianco di punta dell’azienda, prima annata prodotta la 2017, si differenzia da Aria per una macerazione di circa 30 ore con le bucce e un affinamento con le fecce fini e frequenti batonnages in modo da far emergere una maggiore complessità. Il colore è in ogni caso paglierino, il naso aereo, fine, con accenni di cereali e note floreali. In bocca è pastoso, ricco, armonico e potente. Al riassaggio dopo tre mesi e mezzo si nota un ulteriore miglioramento evolutivo: tutto è più omogeneo ed equilibrato, l’impressione è quella di un grande bianco dalle potenzialità tutte da scoprire.

Rolù 2021 Cannonau di Sardegna DOC, 13,5%
Cannonau in purezza vinificato e affinato in acciaio; fermentazione spontanea senza controllo della temperatura. Bel colore rubino trasparente classico del cannonau, al naso ha piacevoli sentori di frutta fresca, bacche rosse, macchia mediterranea. In bocca è potente e giovanile, il tannino è ben presente, gli va concesso un po’ di tempo per armonizzarsi al meglio, ma è un bel vino di territorio.

Bodale 2017 Cannonau di Sardegna DOC Riserva, 15,5%
Affinamento di 2 anni in barriques, naso complesso, rotondo, ciliegia matura e evidenti richiami di macchia mediterranea, erbe selvatiche, foglia di mirto, assenzio. In bocca è cremoso, sapido e caldo, di grande persistenza, ha una espressività davvero sorprendente.

Pedra Cuada 2020 Isola dei Nuraghi IGT, 15%
L’ultimo nato all’interno della gamma aziendale, è un cagnulari in purezza. Si presenta con un colore porpora impenetrabile con unghia violacea, al naso è una spremuta di mora fresca con sbuffi di timo. In bocca è fruttatissimo, ampio e molto tannico. Vino estremo, ancora giovanissimo e caratterizzato da un tannino davvero totalizzante, ce ne vorrà di lavoro per ammansire questo giovanotto. Ma diamo il tempo alle viti di svilupparsi e equilibrarsi.

Rosso Rossini 2018 Isola dei Nuraghi IGT, 15%
80% cannonau, 20% cabernet sauvignon, affinato 18 mesi in barrique. Rubino pieno dall’unghia trasparente, al naso ha una bella componente speziata unita alla nota di macchia mediterranea che si rileva in quasi tutti i vini dell’azienda. In bocca spiccano i frutti rossi, la speziatura, la fittezza tannica di un tannino in stato di grazia. Spinge molto e bene; è lungo, armonico e compiuto.

Nacchinono 2018 Isola dei Nuraghi IGT 15,5%
Taglio in parti uguali di cannonau, syrah e cabernet sauvignon. Il nome è un’espressione in lingua sarda che sta per “dici di no”, e richiama nello specifico un aneddoto di cantina tra Massimo Rossini e l’enologo, che inizialmente gli sconsigliava il taglio dei tre vitigni. All’assaggio, dopo alcuni mesi, ecco Massimo che rinfaccia ironicamente al tecnico, “Nacchinono? (Dicevi di no?)”
Rubino carico dall’unghia violacea, al naso presenta una nota balsamico-speziata affiancata alla ciliegia matura. Bellissima sapidità in bocca che allunga notevolmente la persistenza gustativa. Fitto e sapido, lunghissimo. Gran vino.

Uttìu 2017 Isola dei Nuraghi IGT 15%
Syrah in purezza, affinato due anni in barrique. Naso morbido e speziato, venato da una sottile linea di liquirizia, con richiami balsamici e pepati. In bocca è morbido, importante, corposo, bella stoffa insomma. Esotico e isolano allo stesso tempo.

In conclusione
Dalla prima visita nel 2015 a oggi l’azienda Rossini ha fatto tanti passi avanti, sia nelle superfici vitate sia nella gamma dei vini, oggi molto più articolata rispetto alla media delle cantine artigianali sarde, che generalmente si limitano a due/tre vini. Gamma ampia, frutto sia del dinamismo della famiglia sia della voglia di sperimentare di Massimo, che ha dato ai vini un’impronta basata sulla sua storia personale, a metà tra le radici locali e il respiro internazionale (Massimo ha vissuto diversi anni a Londra).

Sicuramente i suoli dalla matrice calcareo-marnosa e sabbiosa di questo angolo bellissimo e poco conosciuto dell’Anglona sono molto vocati, e danno una riconoscibilità ai vini che si ritrova nella nota di macchia mediterranea, un bel dono da valorizzare. La sfida dei prossimi anni sarà quella della gestione agronomica delle piante per cercare di temperare il tenore alcolico molto impegnativo a cui tendono i vini in generale, e qui in Sardegna in modo particolare. Una sfida ciclopica. Ma chi meglio di un’azienda che può vantare un nuraghe nella vigna può raccoglierla?

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Visita in azienda effettuata nel mese di agosto 2022, riassaggio dei vini presso il Mercato dei vignaioli FIVI di Piacenza il 26 novembre 2022.

Azienda Agricola Tenute Rossini
Loc. San Salvatore, 1 – 07030 LAERRU (SS)
E-mail: tenute.rossini@gmail.com
Tel: +39 340 5363814
www.tenuterossini.com
www.instagram.com/tenuterossini/
www.facebook.com/TenuteRossini

 

 

 

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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