Dal Sassicaia in poi: Bolgheri, glamour mediterraneo

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Il caso Bolgheri, nella viticoltura toscana e diremmo italiana, è piuttosto peculiare. È un territorio/comprensorio dopotutto abbastanza recente ma ormai già completamente “emerso”, e si avvia ad essere iscritto fra i “grandi classici” vista la sua solidità e la straordinaria attrattiva saldamente conquistata sui mercati. Ma di esso, contrariamente agli altri “grandi classici” che affondano la radici in una storia più o meno lontana e quindi non fissata non precisione , possiamo seguire i primi passi in modo pressoché esatto. Sin dalla nascita, che forse si può datare nel momento in cui Mario Incisa della Rocchetta, studente a Pisa fra il 1921 e il 1925, assaggia dei Cabernet prodotti dai suoi parenti Salviati che lì avevano (ed hanno) una tenuta. Gli ricordano qualche ottimo Bordeaux di cui aveva memoria, e quando si trasferisce a Bolgheri, nel 1942, si fa dare della marze e le pianta a Castiglioncello di Bolgheri, in alto, lontano dal salmastro del mare, su terreni poveri e sassosi esposti a Sud Est. Nel 1954 viene piantato, un po’ più in basso, il vigneto della Sassicaia, e nasce l’omonimo vino che viene commercializzato dagli Antinori. Entra in scena Giacomo Tachis e scoppia l’innamoramento di Luigi Veronelli, arriva il successo in Italia e all’estero, altri intuiscono le potenzialità del territorio, nel 1995 si costituisce il Consorzio di tutela che vede fra i fondatori, oltre a Niccolò Incisa figlio di Mario, Eugenio Campolmi de Le Macchiole e Michele Satta.

E veniamo al presente, un presente in cui si è pienamente presa coscienza del valore del territorio e si è dunque cercato di progredire nell’approfondimento di “vizi e virtù”: Attilio Scienza ha classificato 27 unità pedologiche organizzate in 16 unità di paesaggio, in un territorio dove sono presenti archi collinari che frenano venti freddi e incanalano correnti marine che asciugano i grappoli limitando pericoli di muffe e marciumi; i terreni vanno dall’argilloso al sabbioso con relativi mix, e nelle zone più alte hanno anche origine marina con presenza di calcari e rocce vulcaniche. L’attrattività del comprensorio è comprensibilmente alta e stimola una pluralità di pratiche nuove, moderne e in ogni caso personali. I nuovi produttori si inquadrano nelle due classiche categorie di chi si ritrova terreni e vigneti di famiglia e decide di buttarsi nell’impresa-vino e di chi, da “foresto”, si innamora del luogo e decide di investire risorse, lavoro e passione.

Per un territorio così importante è utile avere una vetrina per arrivare alla gente, una vetrina che non sia riservata ai professionisti né elitaria, che comunichi le caratteristiche di vini la cui conoscenza può essere frenata dalla fascia di prezzo che occupa un segmento di mercato che va dal medio-alto all’alto. E quindi è utile MareDivino, l’evento realizzato ogni anno dalla sezione livornese della Fisar e animato in prima persona dai suoi delegati Luca Canapicchi e Davide Amadei, che hanno anche condotto una bella masterclass su nove “campioni” della Doc Bolgheri Superiore (e sul Bolgheri Sassicaia) di cui riportiamo gli appunti di degustazione.

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Bolgheri Superiore Arnione 2018 – Campo alla Sughera (cabernet sauvignon 40%, poi cabernet franc, merlot e petit Verdot in parti uguali)
Si intravede la sua gioventù sia nel colore che in un olfatto caratterizzato da note di prugna, mora, e da sensazioni ematiche. È levigato e progressivo in una beva scalpitante e a tratti di giovanile intemperanza, ed è esplosivo in un finale in cui il contributo del rovere è ancora da integrare pienamente.

Bolgheri Superiore Grattamacco 2018 – Grattamacco (cabernet sauvignon 60%, cabernet franc 20% merlot 10%, sangiovese 10%)
Sensazioni di erbe aromatiche e una spiccata balsamicità affiancano un fruttato limpido, rischiarato dal contributo del sangiovese che fornisce anche toni agrumati. In bocca è setoso, leggero sul palato, e sfoggia una grande espansione che precede una lunga scia saporita.

Bolgheri Superiore Campo al Signore 2018 – Campo al Signore (cabernet sauvignon 60%, merlot 50% petit verdot 10%)
Da 3.3 ettari di vigneto di una ventina di anni di età (altri 1.7 che entreranno in produzione fra qualche anno) arriva questo vino che al naso è garbato, fresco e acuto, profondo ed elegante, ricco di frutto nero, terroso, e col tempo marcato da note di finocchio. In bocca entra leggero e piacevole, succoso ed ampio e sfoggia un finale vivo e stimolante per il palato.

Sapaio 2018 – Podere Sapaio (70% cabernet Sauvignon, 20% petit verdot, 10% cabernet franc)
Il suo colore è violaceo fitto, e inizialmente è un pochino bloccato al naso, poi emergono pungenti toni vegetali, note di canfora, eucalipto, mentolo. Al palato è spesso e potente, e un tantino monolitico; un tannino irruente spinge il finale di bella persistenza.

Bolgheri Superiore Campo al Fico 2018 – I Luoghi (cabernet sauvinon 80%, cabernet franc)
Olfatto marcato da una forte componente mentosa; al palato mette in mostra grande concentrazione, potenza, tanta materia e note di inchiostro e liquirizia. Belle vibrazioni in un finale percussivo.

Bolgheri Superiore Mulini di Segalari 2019 – Mulini di Segalari (cabernet sauvignon 88%, merlot)
Da una zona più fredda e più umida, aperta verso nord, e con pratiche biodinamiche in campagna, un vino dal colore porpora con belle trasparenze; il naso è elegante e persistente, e abbina florealità a note fresche di ribes rosso. Attacco in bocca coerente, vellutato, con una beva che va progressione e senza strappi acquistando in pastosità. Nel finale ancora un po’ di rovere da assorbire.

Bolgheri Superiore Le Gonnare 2019 – Fabio Motta (merlot 85%, syrah)
Colore di un rubino che denota maturità; al naso spunti di ciliegia matura, e più leggeri di ribes e melograno che vanno a configurare un quadro spontaneo e franco. In bocca è leggero, quasi impalpabile, e piacevolmente insistente sul frutto rosso maturo.

Bolgheri Superiore Piastraia 2019 – Michele Satta (cabernet Sauvignon, merlot, Syrah e sangiovese in parti uguali)
Un frutto rosso suadente e sensazioni balsamiche caratterizzano un olfatto inizialmente un pochino chiuso e con deficit di espressività; marcia ben diversa in una beva di bella tenuta, nervosa e tagliente, piccante e ampia, succosa in un finale ampio e assai persistente.

Bolgheri Superiore Marchesale 2019 – Terre del Marchesato (syrah 50%, cabernet sauvignon 30%, merlot 15%, petit Verdot 5%)
Colore porpora molto fitto, e bell’olfatto profondo ed elegante giocato sulla frutta nera e sul cacao. Tantissima materia viene presentata in un palato caratterizzato quindi da concentrazione ma anche da un buon allargamento e da un finale di bella persistenza.

Sassicaia Bolgheri Sassicaia 2019 (cabernet sauvignon 85%, cabernet franc)
L’alfa e l’omega di Bolgheri, ancora oggi. Elegante, persistente in un naso dal fruttato preciso ed esibito in un quadro  di ideale compromesso fra fascino e compostezza. “Impaginazione” rigorosa in una bocca in cui acidità, progressione, freschezza e giusta concentrazione si accordano per fornire un quadro ineccepibile di mediterraneità espressa con eleganza. Il finale è luminoso, e stimolante per il palato.

Riccardo Farchioni

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