E se nel Valdarno di Sopra, ad abitarci, fosse la meraviglia?

0
2261

D’accordo, il disciplinare della denominazione Valdarno di Sopra DOC, che è atto assai recente, per tenere la barca pari ha contemplato la possibilità di muoversi con agio quanto a composizione varietale, accogliendo nella paletta dei vitigni consentiti sia uve autoctone che alloctone in un coacervo di possibilità che probabilmente hanno risentito del “pregresso interpretativo” perseguito da alcune importanti cantine del territorio – importanti per storia, numeri e intendimenti -, la cui produzione e la cui identità si erano già da tempo indirizzate su vitigni altri, al di là dei radicati; probabilmente al fine di svincolarsi dalla atavica soggezione nei confronti del Chianti Classico, o da certe situazioni microclimatiche tipiche della zona (un microclima, peraltro, oggi maggiormente temperato dall’influsso mediterraneo rispetto a un tempo), o da un passato costituito da risultati enologici in bemolle, se parliamo di autoctonie.

Eppure, nonostante queste premesse, le attuali “dominanti timbriche” dei vini del territorio tendono ad emergere sempre più limpidamente, checchennedicano i vitigni impiegati, consentendo una lettura meno mediata dalle mode e dagli stili rispetto al passato, consentendo quindi la possibilità di enuclearne una connotazione di sostanza.

E nei vini rossi la connotazione prevalente, si badi bene, non va a sposare le ragioni del peso o del rilievo strutturale, muovendosi piuttosto su alvei di freschezza e contrappunto gustativo, che insieme concorrono a delinearne una fisionomia agile e ritmata, quasi mai ridondante in termini di calore alcolico o sciabordìo di materia

Se vogliamo poi riferirci allo stato dell’arte dei Sangiovese del Valdarno di Sopra, ebbene da questa famiglia ci arrivano segnali più che confortanti, in tema di distinzione, e non si muore di noia, proprio no, in loro compagnia, perché traspare chiaramente la volontà di distinguersi nel merito spingendo molto sulla naturalezza espressiva, discendenza diretta di una visione condivisa che vede oggi il piccolo distretto aretino (ma forse, un domani, anche fiorentino, se verrà accolta la modifica al disciplinare che intende allargare l’alveo di produzione ad alcuni comuni della provincia di Firenze, nell’intento di riproporre l’antica unità geografica e territoriale della Valle dell’Arno) in qualità di primo distretto italiano ad esclusiva presenza di cantine bio. E’ un segnale importante, questo, che esprime un’esigenza profonda e che va al di là dell’opportunità commerciale, ponendo al centro l’indissolubile legame fra comunità e territorio nel nome e nel segno di una salvaguardia de facto e non di facciata.

Ora, qualcuno potrebbe ancora chiedersi: “ma dov’è che sta il Valdarno di Sopra?” I vigneti del Valdarno di Sopra si trovano su due versanti contrapposti, se si segue la direttrice principale costituita dal tracciato del fiume Arno; sono disposti sulle sponde di quello che un tempo era stato un lago, progressivamente prosciugatosi nel corso dei millenni. Da una parte giacciono sotto la protezione dell’altopiano del Pratomagno, dall’altra dei Monti del Chianti, in un bacino delimitato a sud dalla piana di Arezzo e  a nord dai colli fiorentini, accogliendo il lascito di matrici geologiche adeguate per una viticoltura di qualità (formazione del macigno, arenaria calcarea o pietraforte, marne quarzose…) e giaciture che risentono sia dell’influsso continentale (gli inverni qui continuano ad essere sostanzialmente rigidi e freddi) che mediterraneo, decretando un microclima ideale per garantire il giusto grado di maturazione alle uve, preservandone gli aromi grazie alle sensibili escursioni termiche, ma ponendosi a debita distanza da quella “dominante fredda” che aveva sovente caratterizzato le vecchie stagioni della Valle dell’Arno, propiziando vini disadorni, tattilmente scabri o di incompleta maturità fenolica.

Oggi il Sangiovese dei luoghi è decisamente caratterizzato, e la sua forza sta nella capacità di dettaglio e in una provvidenziale sensazione di levità, alimentate comme-il-faut dalla freschezza ma senza più tradursi in crudezza o in mera essenzialità. Da un lato si apparenta a certi portavoce liquidi provenienti dal Chianti Classico delle zone “alte” (ma con un senso della misura e delle proporzioni come connaturato), dall’altro va progressivamente delineandosi una dimensione espressiva identitaria -e contemporanea- grazie al genius loci, senza forzare la mano su presenza scenica, muscoli e potenza, “leve” stilistiche già abbracciate in passato, casomai spogliandosi.

Ché poi, hai visto mai che non sia dalla nudità che può nascere la meraviglia?

___§___

I VINI DI UN GIORNO (in stretto ordine alfabetico)

CAMPO DEL MONTE – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE BUCAPENTOLI 2020

Toni crepuscolari ai profumi, una certa rilassatezza al gusto, ma si fa apprezzare per purezza espressiva e per la fisionomia sfumata e placidamente carezzevole.

E’ JAMU – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE MENTRE ERI VIA 2021

Probabile prima uscita di sempre per questa etichetta e per questo vino, con il rovere -impiccione- a offrire in lascito rivoli dolciastri, e con la trama del frutto ancora poco disinvolta. Eppure cova piacevolezza, anche se a segnarlo è la confezione.

FATTORIA FAZZUOLI – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE RISERVA 2019

“Sottoboscoso” ed essenziale nel sentimento varietale che rilascia, non concede niente allo spettacolo ma è proprio grazie all’implacabile suo rigore che ne restano esaltate autenticità e cifra espressiva. Ancora in sé, ma promettente.

FATTORIA FAZZUOLI – IL SENZA SOLFITI 2019    (sangiovese)

Bella purezza qui, per un vino spigliato, verace, disinvolto, dal tannino vivacemente increspato ma senza occlusioni.

IL BORRO – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE PETRUNA 2020

Aggraziato, slanciato, suadente, carezzevole, raffinato. Una boccata di aria fresca e una traiettoria stilistico-interpretativa che brilla ormai di luce propria.

IL BORRO – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE POLISSENA 2019

Sfumatissimo, “pinotteggiante”, leggermente caldo per l’alcol ma attrattivo, stimolante.

LA SALCETA – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE RUSCHIETO VIGNA RUSCHIETO 2019

Nature, succosissimo & puro, più che per la profondità rifulge per la singolare sua espressività, una espressività fatta di leggerezza, e tutta virata sul sale.

MIGLIARINA E MONTOZZI – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE RISERVA CASTELLO DI MONTOZZI 2019

Elegante, sinuoso, balsamico, su leggeri (e sopportabili) risvolti di china e liquirizia, possiede tannini dolci e una bella lena.

PETROLO – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE VIGNA BÓGGINA BÓGGINA A 2021

Elegantissimo, polposo, seducente, floreale. Un universo di dettagli minuti, e una carezza piena di premure.

PETROLO – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE RISERVA VIGNA BÓGGINA BÓGGINA C 2020

Ematico e floreale, di bello spessore gustativo, risulta più austero e corposo rispetto al Bòggina A, ma succosità e compostezza abitano questo bicchiere.

PODERE IL CARNASCIALE – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE OTTANTADUE 2021

Floreale di viola, risvolti vinosi, acidità in resta. E’ succoso, giovane, vitale.

TENUTA SETTE PONTI – CROGNOLO  2020      (sangiovese; merlot)

Vinoso, fresco di acidità, con accenti vegetal-balsamici che emergono all‘aria, è profilato, affusolato, anzi affilato.

TENUTA SETTE PONTI – VALDARNO DI SOPRA SANGIOVESE VIGNA DELL’IMPERO 2019

Austero, grintoso, a tratti ombroso ma non per questo meno intrigante. Pulsa gioventù e promette bene.

___§___

Degustazione effettuata nel mese di febbraio 2023 nell’ambito delle Anteprime Toscane, all’interno della rassegna L’Altra Toscana

FERNANDO PARDINI

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here