Villamagna Doc: l’evoluzione della specie

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Villamagna è un piccolo borgo medioevale della provincia di Chieti, in Abruzzo: 10 km in linea d’aria lo separano dalle spiagge del Mar Adriatico e dalle cime del massiccio montuoso della Majella. La vocazione del paese alla viticoltura, e più in generale alla coltivazione, è attestata dal suo stesso nome (in latino “grande fattoria”) ed è di antichissima genesi, citato già in una bolla papale intorno all’anno Mille. Qui, un manipolo di cantine private e due cantine sociali ha dato vita ad una delle più piccole denominazioni vinicole d’Italia: la DOC Villamagna. Appena 85 gli ettari vitati attualmente rivendicati e circa 70.000 le bottiglie immesse in commercio: numeri piccoli, certo, ma raggiunti in soli 5 anni (di cui 2 di Covid).

Un gruppo di produttori, i villamagnesi, che mostra una bella unità di intenti, fatto di aziende tutte vicine, che si conoscono da generazioni, e che non hanno dovuto fare lo sforzo di diventare una squadra. Il cambio generazionale, poi, sta costruendo un ponte proiettato verso il futuro: in attesa di vedere in che direzione porterà, il plauso sincero va al progetto e alle intenzioni.

Evoluzione della specie perché? La risposta va cercata nel vitigno: il Montepulciano d’Abruzzo ovviamente, il grande alfiere in rosso della regione. “Generazioni del Villamagna DOC” (questo il nome dell’associazione) nelle proprie linee guida di produzione ha scelto di fissare criteri più restrittivi (di fatto, minori rese e maggiori gradazioni alcoliche) rispetto al disciplinare regionale di riferimento, per esprimere maggiormente quelle caratteristiche comuni già presenti nei tratti tipici del territorio. In questa zona, un mix di terreni argillosi e calcareo-marnosi, unita a notevoli escursioni termiche tra notte e giorno, apportano naturalmente al vino colori compatti e profondi, profumi intensi e variegati, ricchezza di alcol e di materia. Esaltando queste caratteristiche, i produttori di Villamagna hanno l’ambizioso progetto di posizionarsi su fasce di mercato premium e super-premium, dove scontrandoti con denominazioni più conosciute e ricche di storia, puoi sopravvivere solo con dei super-Montepulciano. Cosa complicatissima da far capire al mercato, che vede nel settore dei rossi una fase involutiva: nelle fasce basse e medie ormai si beve diversamente (freschezza, profumi, bevibilità, spensieratezza…), in quelle alte ci sono posizioni dominanti che non è facile attaccare. Ci riusciranno gli amici del Villamagna?

In tale contesto, il punto di forza di questo Montepulciano di Villamagna può essere senza dubbio il grande potenziale evolutivo: un campionato, quello dei rossi da lungo affinamento, in cui il vitigno abruzzese già di suo può giocare da testa di serie; ancor di più, se curato e lavorato come stanno tentando di fare in questa piccola enclave chietina.

Intanto le idee non mancano, e questo è un buon segnale. Un progetto importante, che darà ancora più valore alla denominazione, è quello di zonazione, portata avanti con l’Università di Milano, che porterà ad individuare i veri “grand cru” di queste colline. Si sta lavorando poi per l’ottenimento della DOCG, che può essere un valido booster commerciale su certe nicchie di mercato, ma che ha senso solo i produttori investiranno con convinzione sull’aumento della qualità complessiva. Perché alla fine la differenza non la fanno le carte bollate, ma quello che hai nel bicchiere.

A proposito di bicchiere, allora, vi lascio alcune brevi note su quello che ho assaggiato recentemente.

Piandimare – Villamagna Doc 2019

12 mesi in botti di rovere e 6 mesi in bottiglia. 6.000 le bottiglie prodotte. Molto intenso ai profumi, violetta, frutto rosso, bella eleganza. La tattilità del tannino è evidente, mi piace il contrasto del frutto, potente, ricco. Finale di discreta freschezza, con un legno evidente ma non troppo invasivo. Il frutto è il suo tratto distintivo: un vino di stampo moderno, che strizza l’occhio al mercato, giocando su una piacevolezza di fondo già ben espressa.

Torre Zambra – Villamagna Doc Riserva 2019

Solo 1.200 bottiglie prodotte, per una selezione della selezione. Vino per me difficile da valutare in questa fase: ha senz’altro bisogno di pazienza, tanta è la materia e la concentrazione. Il naso è ancora contratto: il frutto è coperto da una nota di carne, quasi ematica, rinfrescata da un sottofondo che ricorda l’after-eight, menta e cioccolato. La bocca è potente, piena, segnata da un tannino ancora troppo protagonista: gli concederei con fiducia il beneficio del tempo…

Cantina Villamagna – Villamagna Doc 2018

Cemento 70% e tonneaux il resto, da uve selezionate dai migliori vigneti dell’areale. 13mila le bottiglie prodotte. Odore monocorde, dove prevale nettamente il frutto scuro, che vira verso la confettura di more e di prugne. In bocca ha una discreta freschezza, in un quadro complessivo che trovo ancora giovane ed inespresso, con un pizzicore alcolico che segna il finale.

Cascina del Colle – Villamagna Doc Riserva 2018

6/8 mesi in barrique di secondo passaggio. 11mila le bottiglie in commercio. Vino evidentemente giocato su toni alti, con profumi intensi di frutti scuri e di spezie. Potente e ricco anche al palato, ha una grande energia, con un finale un po’ dolce che tenta di bilanciare il notevole grip tannico.

Valle Martello – Villamagna Doc Riserva 2017

12 mesi di barrique nuove e poi minimo 24 mesi in bottiglia. Solo 2.200 le bottiglie prodotte. Bouquet complesso, elegante, dove oltre al frutto esce tanto altro: humus, bosco, cenere, anche un tocco di incenso. Sorso completo e maturo, con un tannino maturo e un finale lungo, piacevole e succoso. Reattivo e dinamico, ha muscolo…ma corre veloce!

Palazzo Battaglini – Villamagna doc Riserva 2016

18 mesi di barrique nuove. Solo 1.280 bottiglie messe in commercio. Naso tostato, caffettoso, con sentori di liquirizia, tabacco e fiori secchi. Al palato è denso, materico, ma ha anche discreta dinamica. Una bevuta impegnativa sì, ma appagante, specie se calata nel contesto giusto. Ha il pregio dell’equilibrio e di esibire una massa muscolare notevole, ma senza risultare eccessivamente pesante.

(le foto sono dell’amico Giampiero Laviano)

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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