Dal vino alla gastronomia
è 'Salento d'amare'
di Fabio Ciarla
Con questo ritratto salentino, inizia la collaborazione
tra Fabio Ciarla e L'AcquaBuona. Fabio, giovane giornalista con alle
spalle una tradizione vitivinicola vecchia di generazioni, annovera
tra i suoi interessi, oltre al mondo del vino, la cultura gastronomica
in generale, intesa come rivelatrice di culture e civiltà diverse,
e il turismo ad essa collegato.
Non
è una regione, non è un tratto di costa o un insieme di
comunità collegate da chissà quale elemento in comune,
se non fosse banale si dovrebbe descrivere il Salento come un
popolo e una cultura assolutamente originali. Originali nel senso di
consciamente e volontariamente portatori di valori autoctoni, per usare
un termine enologico, ma senza la chiusura verso l'innovazione. Con
questo biglietto da visita il 'tacco' dell'italico stivale sta tentando
la scalata in termini turistici, gastronomici e, ovviamente, enologici.
Il Salento è indietro, molto indietro in un'ipotetica classifica
delle zone più sviluppate del Paese quanto ad accoglienza e promozione
dei prodotti tipici locali. Chi conosce la regione non può però
fare a meno di stupirsi di tali ritardi, non mancano infatti le bellezze
naturalistiche, a cominciare dalle splendide coste ripartite tra Adriatico
e Ionio, così come stupiscono la ricchezza e la varietà
della produzione enogastronomica.
Il Salento mancava all'appello delle zone d'Italia proiettate verso
questo tipo di sviluppo, una situazione che sta cambiando già
da tempo e che le istituzioni locali, in particolare la Provincia di
Lecce, hanno deciso di migliorare affidandosi agli esperti di Italia
Lavoro. Con la partecipazione del Salento al progetto Marchi
d'Area (insieme a Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della
Laga, Parco del Cilento e Vallo di Diano e Parco regionale dell'Adamello)
è probabilmente partito un percorso di crescita che si basa in
realtà sul miglioramento di un'offerta che già esisteva.
Italia Lavoro porterà il suo bagaglio fatto di esperienza e modelli
di promozione, assistenza alle aziende a livello gestionale e formativo,
per creare un vero e proprio 'sistema' di sviluppo certificato da un
Marchio d'Area: Salento d'amare.
Al
di là della ricezione turistica, anch'essa orientata a creare
un circuito di accoglienza autoctono formato da masserie e centri storici
rivalutati, a noi interessa approfondire in particolare l'offerta enogastronomica.
Specificità, semplicità e radici, sono queste le caratteristiche
dei prodotti salentini. Non è possibile nella terra in cui passarono
i messapi, i greci, i turchi e i romani pensare di prescindere dalla
storia che si respira nell'aria stessa di questi luoghi. Ecco quindi
che per il vino, in dialetto mieru (dal latino merum - vero, schietto),
la tipicità della regione sta nella ricchezza, per un lungo periodo
reputata eccessiva, dei rossi prodotti dal Negroamaro e dal Primitivo.
Proprio la loro 'potenza' li ha costretti in passato ad essere parte
fondante ma sconosciuta di vini di pregio di altre regioni, prodotti
da taglio insomma ma senza elogi. Anche per questo, forse per produrre
comunque vini da vendere in proprio, ha preso sempre più piede
la tradizione del rosato, che è un modo diverso di usare le uve
rosse evitando di vederle partire verso il nord una volta vinificate.
Oggi però il mercato è cambiato, l'eccessiva potenza alcolica
dei rossi salentini non è più un problema, la loro struttura
anzi piace anche perché va a collocarsi in un fascia diversa
di mercato. Non più 'spalla' ma protagonista assoluto delle rassegne
enologiche, il vino della regione ha acquisito la maturità necessaria
per reggersi sulle proprie gambe. Almeno in prospettiva, i progetti
sono a buon punto ma mancano ancora etichette che possano vantare anni
di produzione.
Un
altro ambito nel quale Italia Lavoro e Marchi d'Area possono contribuire
allo sviluppo delle aziende locali è quello delle specialità
gastronomiche. In estate il Salento è un insieme di feste, di
sagre paesane che promuovono ognuna una specialità diversa. Un
popolo così ricco di tradizioni, non solo culinarie, che si fa
fatica a scovare il piatto più diffuso. Dagli antipasti di pesce
ai dolci, nel variegato territorio salentino che va da città
d'arte come Lecce a lande naturalisticamente ricchissime come Portoselvaggio
passando per centri storici che sembrano immutabili, l'offerta gastronomica
è davvero incredibile. Re assoluto della cucina è però,
come in altre regioni italiane, l'olio. Le distese di olivi sono il
paesaggio tipico del Salento che è rimasto rurale; i tronchi
contorti e splendidi nelle loro evoluzioni verso il cielo sono la prova
dell'antichità di queste coltivazioni. A certificare questa produzione
è arrivato anche il marchio Dop 'Terra d'Otranto' costituito
da una predominanza di olive 'Cellina' di Nardò, 'Ogliarola'
di Lecce e 'Nociara'.
Il Salento ha quindi tutte le carte in regola per attrarre turisti,
sedurre amanti del buon vino e farsi apprezzare dai cultori della buona
tavola. Ovviamente con tutto ciò che ne consegue, ovvero maggiori
attenzioni delle istituzioni e più consistenti appetiti di chi
nella regione vorrà investire nel settore agroalimentare.
Se il progetto di migliorare un'offerta che in realtà esiste
già da secoli andrà a buon fine allora si che si potrà
parlare di Salento d'amare.
18 ottobre 2006