
|
|
Il
vino rosso difende dalle malattie cardiovascolari: nuove evidenze scientifiche
"Endothelin-1 synthesis reduced by red wine", questo è
il titolo di una "brief communication" apparsa sulla rivista
scientifica Nature (vol. 414, pagg. 863-4, numero del 20-27 Dicembre 2001)
nella quale viene riportata levidenza sperimentale che i vini rossi
inibiscono la sintesi del peptide Endothelin-1, un potente vasocostrittore
la cui produzione sopra la norma è stata dimostrata essere un fattore
chiave per lo sviluppo di malattie vascolari ed arteriosclerosi.
Ma facciamo un passo indietro: nel 1979 apparvero i primi studi statistici
che indicavano una riduzione delle malattie cardiache nelle aree di alto
consumo di alcool e di vino, portando a pensare ad un effetto protettivo.
È stato chiamato "paradosso francese" perché il
primo dato che colpì lattenzione degli studiosi fu che le
malattie cardiache colpiscono molto meno la popolazione francese che quella
del Regno Unito, a parità di quantità di grassi saturi presenti
nella dieta. Tuttavia sono state avanzate obiezioni alla interpretazione
"pro-vino", che sostanzialmente indicavano come il paradosso
francese potesse essere spiegato anche da un ingresso ritardato nella
dieta dei cibi contententi grassi saturi.
È dunque importante aver individuato una proprietà specifica
del vino rosso che causi la diminuzione di malattie cardiache: è
questo proprio il risultato principale dello studio di Roger Corder, Julie
A. Douthwaite, Delphine M. Lees, Noorafza Q. Khan, Ana Carolina Viseu
dos Santos, Elizabeth G. Wood e Martin J. Carrier in forza al William
Harvey Research Institute di Barts e del London School of Medicine &
Dentistry della Queen Mary University di Londra.
È stato osservato infatti che i polifenoli del Cabernet Sauvignon
inseriti in colture di cellule di sangue bovino diminuiscono la sintesi
di Endothelin-1 (che, ripetiamo, favorisce linsorgere di malattie
vascolari ed arteriosclerosi) attraverso limpedimento della trascrizione
del suo gene. Per dimostrare che questa proprietà è specifica
del vino rosso sono stati studiati gli effetti di 23 vini rossi (Cabernet
Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot Nero ed altre varietà provenienti
da Francia, Spagna, Italia, Australia e Sud America), 4 bianchi, un rosato
e di succo di uva rossa. Lo scopo della ricerca era di individuare la
concentrazione di vino necessaria per ridurre della metà la sintesi
di Endothelin-1 (IC50): secondo i risultati trovati è necessaria
una concentrazione tanto minore (cioè leffetto benefico è
più forte) quanto maggiore è il contenuto in polifenoli
del vino.
Dalla
figura riportata nellarticolo si vede come il primato di minor concentrazione
necessaria IC50 (quindi del maggior effetto benefico) ce labbia
il Cabernet Sauvignon coltivato in Sud America (concentrazione per dimezzare
la sintesi: 2 milionesimi di litro di vino ogni millilitro di coltura)
e la minore il Cabernet Sauvignon-Merlot francese (concentrazione per
dimezzare la sintesi: 10 milionesimi di litro di vino ogni millilitro
di coltura, cioè cinque volte di più dellesempio precedente);
i vini rossi italiani si collocano in una "fascia media". Molto
meno potente lazione inibitrice del succo duva rosso (35 milionesimi
di litro di succo ogni millilitro di coltura per dimezzare la sintesi)
e pressoché nulla quella dei vini bianchi e rosé (una concentrazione
di ben 100 milionesimi di litro di vino ogni millilitro di coltura riduce
appena del 5% la sintesi).
Per concludere, due osservazioni finali: la prima è che il vino
rosato era realizzato da uva cabernet sauvignon, dunque il principio attivo
del vino rosso deve provenire dalle bucce o da altre componenti degli
acini durante il processo di vinificazione; la seconda è che questa
proprietà di ridurre la sintesi di Endothelin-1 è indipendente
dalle ben note benefiche proprietà antiossidanti dei polifenoli
dei vini rossi.
Il messaggio conclusivo del lavoro è che quantità significativamente
basse di vino rosso possono sopprimere la sintesi di Endothelin-1 e dunque
un suo moderato consumo può prevenire le malattie coronariche.
Riccardo Farchioni
(10/2/2002)
|