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Un vino nato grande
di Luca Bonci La giornata è primaverile, è marzo e siamo in Sicilia, ma anche per queste latitudini questo è uno dei primi giorni tiepidi dopo questa nevosa fine d'inverno. Abbiamo sospeso le degustazioni per prendere un po' d'aria e, complice appunto un commento sulla strana stagione, ci ritroviamo intorno a piccolo tavolo, sulla terrazza dell'Antico Stabilimento Balneare di Mondello, in compagnia di Diego Planeta, Franco Pisa e Salvatore Murana.
Sembrava quasi che attendesse la provocazione, Murana, e sfodera la sua sorpresa: "... che fenomeno e fenomeno, oggi sì che ho portato un vino fenomenale, un vino che ha 29 anni!" "E mica lo hai imbottigliato tu!" replica Planeta, quasi a dare del giovincello al collega... ma invece sì, conferma il mancato pompiere: "avevo fatto questo passito con le uve migliori; in seguito lo feci assaggiare a Pinchiorri che subito mi disse che lo avrebbe acquistato tutto. Così io pensai che allora era proprio il caso di non venderlo. Da allora l'ho fatto tutti gli anni, ma ho atteso il momento giusto per farvelo assaggiare, e il momento è venuto."
Annusiamo e veniamo catapultati dall'altra parte del mediterraneo. Atteriamo a Jerez, patria dei sontuosi Pedro Ximénez, ma di fronte a noi non è un vino ottenuto col metodo Solera, quì è stato il tempo, il suo lento lavorio, la lunga attesa del vignaiolo, a cambiare il ricco frutto di Pantelleria in qualcosa di più. Il colore è caramello, scuro, con un'unghia bionda, e la frutta secca dei passiti isolani è accompagnata a cioccolata bianca, note minerali e di zucchero di canna. Imponente è l'incedere al gusto: uno sciroppo dolce e grasso, setoso e armonico, lungo e profondo. Un vino per pochi, peccato! 12 aprile 2005 |
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