Geni DiVini, il genio
fiorentino nel vino in otto tappe
di Riccardo Farchioni
FIRENZE
- Firenze, la nuova Roma. Come Roma aveva fondato la civiltà
europea Firenze l'ha fatta rivivere nel Rinascimento, richiamandosi
ad essa e oltepassandola. Sembrerà inutile stare a ripetere nomi
di personaggi che tutti conoscono, ma vale la pena farlo lo stesso:
Leonardo Da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Dante Alighieri, Giovanni
Boccaccio, Giotto, Niccolò Machiavelli, Amerigo Vespucci, Giovanni
da Verrazzano sono nati in quella che oggi è la provincia di
Firenze.
Da qualche anno questa straordinaria concentrazione di ingegni viene
giustamente celebrata dalla mostra "Il Genio Fiorentino
che, nata nel 2005 con il sottotitolo "101 eventi in provincia",
mostrava da subito la sua vocazione di valorizzare le migliori espressioni
di creatività e di ingegno del territorio attraverso appuntamenti
di arte, musica, danza scienza, moda ed altro. Il motto scelto per l'edizione
2008, che si è tenuta in 44 comuni dal 15 al 25 maggio, è
stato "le idee non fanno paura a chi ne ha", dello scrittore
(fiorentino, naturalmente) Vasco Pratolini.
Ma
una descrizione del genio fiorentino non può prescindere dallargomento
vino: questo non solo, e non tanto, perché il territorio del
capoluogo toscano è assai vocato per la coltivazione della vite,
ma perché in esso risiedono alcuni produttori ai quali venne
in mente di "rompere" con un presente di crisi economica e
di idee e di tentare la strada di un forte rinnovamento. GeniDiVini
è stata dunque la tappa enologica de Il Genio Fiorentino, curata
dal giornalista (fiorentinissimo) Leonardo Romanelli e che ha
visto radunati nel suggestivo Chiostro di Michelozzo del Palazzo
Medici Riccardi alcuni di questi produttori geniali,
oltre allo storico Zeffiro Ciuffoletti.
E la degustazione è stata anche loccasione per ripensare
la storia recente della viticoltura toscana, fra "superchianti"
e vecchi e nuovi supertuscan.
Antinori
L'enologo Renzo Cotarella spiega il contesto nel quale si affacciò
il Tignanello, oggi celeberrimo, che nasce dallomonimo vigneto,
compreso in un appezzamento di 47 ettari esposto a sud ovest, presso
la Tenuta di Tignanello. Alla fine degli anni '60 la crisi del vino
aveva portato i coltivatori quasi dalla disperazione. Lidea fu
semplice ma dirompente: produrre un vino rosso da sole uve rosse. E
infatti, dopo le prime annate 1970 e 1971, che contenevano ancora trebbiano
e malvasia, nel 1975 venne accostato per la prima volta il sangiovese
al cabernet sauvignon e nel 1982, arrivando alla forma attuale, si aggiunse
un piccolo saldo di cabernet franc. Piccolo scoop: dovesse nascere oggi,
per la miglior conoscenza raggiunta del vitigno toscano, il Tignanello
forse nascerebbe come sangiovese in purezza. Ma ormai il Tignanello
è quello che è.
Tignanello 2005
Di colore porpora fitto, ha naso profondo, intenso e persistente, ricco
di frutto (mora e ribes nero), laccato, con note di liquirizia, vaniglia
e cioccolato. L'ingresso in bocca è fresco e deciso, la tessitura
è fine, vellutata e con bella vibrazione acita. Finale ampio
e deciso, persistentissimo sul fruttato primario e quasi ammandorlato,
vegetaloide, che dà freschezza e lascia indietro linflusso
del rovere. Concentrato, è serrato nel finale.
Badia
a Coltibuono
Emanuela Stucchi Prinetti, esponente della famiglia proprietaria
dellazienda ed ex presidente del Consorzio del Chianti Classico,
spiega che questo vino nacque nel 1980, anche stavolta come reazione
orgogliosa ad unepoca di prezzi bassi per uve e vini, e nacque
subito come sangiovese in purezza: il nome, così semplice ed
in apparenza scontato, è in realtà un grande omaggio al
vitigno. Il Sangioveto viene ottenuto con tempi di macerazione molto
lunghi.
Sangioveto 2004
Naso di discreta intensità e dominato da un frutto rosso levigato
e di bella territorialità, caramelloso ed elegante. Subito concentrato,
progressivo al palato, ha bel passo, sospinto da acidità viva,
e concluso con bella trama tannica. Rimangono a lungo sensazioni un pochino
amarognole in un finale comunque energico.
Castello di Ama
Marco Pallanti, in questo momento presidente del Consorzio del
Chianti Classico, è convinto che in tutte le cose, e in particolare
nella produzione di vino di qualità si deve avere un atteggiamento
appassionato: in particolare, i grandi vini sono il risultato di una
miscela di intelletto e passione. Castello di Ama è una azienda
alta (fra i 400 e 500 metri di altezza) e le
vigne di sangiovese affondano le loro radici su terreni poveri e sassosi. Il Castello
di Ama è all80% sangiovese, con saldo di merlot e canaiolo.
Chianti Classico Castello di Ama 2005
Dopo il classico naso di impeccabile eleganza floreale, lattacco
in bocca è un pochino bloccato, il vino non rilascia sensazioni
importanti, fra qualche sospetto di diluizione e asprezze acide. Probabilmente
sconta lannata difficile amplificata dalle altitudini dei vigneti
aziendali, o sta vivendo, semplicemente, un momento interlocutorio.
Fontodi
Giovanni Manetti racconta come suo padre, industriale, a lungo
cercasse una tenuta nel Chianti Classico, anzi nella zona di Panzano,
da lui prediletta. La trovò, nel 1960, nella sottozona evocativamente
chiamata Conca doro e la chiamò la bella
addormentata perché era bella, però era tutto da
ricostruire. Alla fine degli anni 70, i due fratelli Giovanni
e Marco, di 16 e 18 anni, furono incaricati di occuparsi dellazienda
vinicola. Nel 1979 lincontro con lenologo Franco Bernabei
fece nascere questo vino, uno dei primi sangiovese in purezza.
Flaccianello della Pieve 2004
Naso profondo, vellutato, seducente, pervaso da una bella amarena fresca
e da sensazioni floreali. Tanta larghezza, in un palato quasi esplosivo,
succoso, e dalla grande beva. Dal centro bocca in poi si spoglia e diventa
agile, terminando con grande energia e leggerezza.
Castello di Fonterutoli
Azienda della zona di Castellina, ha deciso tempo fa, dopo anni segnati
da gloriosi supertuscan (il Concerto, ora non più prodotto, e
il Siepi) di rimarcare la sua presenza nel territorio con un grande
Chianti Classico, moderno nella concezione e nelluvaggio, avendo
accolto le modifiche del disciplinare con l'inserimento di un 10% di
cabernet sauvignon.
Chianti Classico Castello di Fonterutoli 2005
Di colore porpora cupo, mostra un intenso naso molto laccato e liquirizioso.
Al palato parte compatto, concentrato, intenso, molto saporito, con
il fruttato in grande evidenza e consistenza quasi sciropposa.Tannino
finissimo.
Castello di Nipozzano-Marchesi de' Frescobaldi
È il "Chianti più alto", quello della zona ormai
preappenninica della Rùfina. I fiorentini chiamavano scherzosamente
la Riserva Montesodi montesordi, visto cha costava assai
più della media. La tradizione va rinnovata, dice Lamberto
Frescobaldi. Questo vino, sangiovese in purezza, affina per 18 mesi
in barrique.
Chianti Rùfina Riserva Montesodi 2005
Di colore cupo, è concentrato al naso, intenso e persistente,
con un fruttone imponente ed un sottofondo di note laccate.
Morbido, maturo e dolce, è un pochino "mangia-e-bevi"
in un palato percussivo fino ad un finale di carattere confetturato.
Castello
di Brolio-Barone Ricasoli
Francesco Ricasoli ha ricordato come allinizio degli anni 90
la sua famiglia riacquistò questa gloriosa azienda da una
inefficace proprietà straniera. Il Casalferro (prima sangiovese in purezza,
oggi sangiovese in prevalenza con saldo di merlot) segnò la sua
rinascita, sostenuta da un grande lavoro (sono stati reimpiantati negli
anni 220 ettari su 250), in attesa del grande Chianti Classico
che sarebbe poi venuto.
Casalferro 2004
Naso maturo, quasi confettoso, con spruzzate di cannella,
ed un frutto sontuoso ed ampio. Attacco dolce, trama vellutata e distesa,
tannino fine e finale fresco, grande godibilità ed equilibrio.
Un vino dalla grande facilità di lettura, e buona fragranza.
Castello di Vicchiomaggio
John Matta, nato a Londra da genitori italiani che lavoravano
nellimport di vino italiano in Inghilterra, oggi conduce questa
azienda di 152 ettari, acquistata nel 1964. Il FSM è un merlot,
esce con la sua prima annata ed è il risultato di impianti risalenti
da 1990-1993: quando si dovette decidere cosa piantare oltre al sangiovese,
si scelse il merlot per la presenza di terreni argillosi nella tenuta.
FSM 2004
Il naso è elegante, pervaso da una piacevole amarena matura,
In bocca sconta una certa uniformità di espressione, ma ha dalla
sua tanta morbidezza e un tannino di straordinaria finezza.
Nelle immagini: Leonardo Romanelli; Zeffiro Ciuffoletti, Renzo Cotarella
e Giovanni Manetti; Luca Biffi (enologo a Castello di Fonterutoli),
Lamberto Frescobaldi, Francesco Ricasoli, Marco Pallanti; John Matta
ed Emanuela Stucchi Prinetti
30 maggio 2008