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14-20 Maggio |
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Chieti «I nostri vini sono ottimi ma dobbiamo fare meglio» Il vino rosso fa buon sangue, il
vino rosso fa bene al cuore, il vino rosso è il latte dei vecchi:
per una provincia come quella di Chieti dove il "vino rosso Montepulciano
d’Abruzzo" è una bandiera dela vitinicoltura non poteva mancare
un "Corso avanzato di enologia sulla produzione di vino rosso". E dopo
tanti corsi di iniziativa privata, questo, che vede la partecipazione di
30 enologi abruzzesi e che, iniziato l’8 maggio, si concluderà il
21 settembre, è organizzato sall’Azienda speciale "Agenzia di sviluppo"
della Camera di commercio di Chieti. Le motivazioni dell’iniziativa
le ha illustrate Dino Di Vincenzo, presidente della Camera di commercio
teatina nel presentare il corso: «I risultati raggiunti dai vini
abruzzesi sono da considerare più che lusinghieri, quasi incredibili,
se pensiamo a dieci anni fa. Ma questo non significa sentirsi arrivati:
la concorrenza a livello mondiale è fortissima e le produzioni di
Paesi inizialmente considerati di secondo piano come Cile, Argentina, Nuova
Zelanda, Australia e altri, si propongono sul mercato con un buonissimo
rapporto qualità/prezzo e con vini che raggiungono il cosidddetto
gusto internazionale. La Camera di Commercio di Chieti - che rappresenta
un terittorio dal quale proviene oltre il 70 per cento del vino abruzzese
- si è fatta promotrice di questa importante iniziativa formativa
e vuol farsi portatrice del sostegno necessario per rispondere alle esigenze
di aggiornamento tecnico-professionale espresse dalle aziende». «Il
nostro più importante patrimonio - ha aggiunto Di Vincenzo - è
oggi rappresentato dal Montepulciano d’Abruzzo che, pur incontrando già
il consenso degli esperti, possiede potenzialità di miglioramento
notevoli che vogliamo sfruttare fino in fondo con la formazione dei tecnici
in vigna e in cantina». Il corso che affronterà aspetti tecnologici
nuovi, dall’analisi dell’uva alle diverse fasi di produzione, è
tenuto da Antonella Del Bosso dell’Istituto enologia i Asti; Emilio Celotti
dell’Università di Udine; i francesi Michel Moutounet, Jean Louis
Escudier e Jacques Rousseau; Giuseppe Versini e Giorgio Nicolini dell’Istituto
di S.Michele all’Adige e Iolanda Rosi dell’Università di Firenze.
(Il Messaggero, 16/5/2000)
Sai riconoscere bendato un vino? Il Toscanello d'oro ti premierà PONTASSIEVE — Si svolgerà
dal primo al quattro giugno prossimi il Toscanello d'Oro, la trentennale
rassegna di promozione dei vini Chianti Rufina Docg, Chianti Colli Fiorentini
Docg e Pomino Doc. La manifestazione quest'anno presenterà due importanti
novità: la prima relativa alla presenza dei produttori agli stand
che saranno presenti nella piazza del comune e la seconda, che riguarderà
una sorta di “degustazione cieca” all'interno delle sale del comune di
Pontassieve. I produttori, dunque, nell'edizione duemila del Toscanella
faranno “orario continuato”. Non più soltanto il pomeriggio, ma
anche la sera, con le degustazioni (un bicchiere sarà, come al solito,
compreso nel prezzo del biglietto) che si potranno prolungare fino a sera.
Il 2 giugno, venerdì, l'orario per assaggiare il “nettare di Bacco”
sarà dalle 20,30 alle 23; il giorno seguente, sabato, l'orario sarà
dalle 17 alle 23, mentre la domenica si inizierà alle 15,30 per
fermarsi alle 22,30. Sempre nelle giornate di sabato 3 e domenica
4 giugno, rispettivamente dalle 17 alle 22 e dalle 16 alle 21, si svolgerà
anche l'assaggio senza vedere. I concorrenti, adeguatamente bendati e forniti
di bicchiere e scheda personale, dovranno riconoscere tra Chianti Rufina
ed altri vini a base Sangiovese prodotti in Toscana: Chianti Classico,
Brunello, Nobile, Morellino e Carmignano. Tutto questo sotto l'occhio
attento di un sommelier professionista. I premi in palio? Ovviamente tante
bottiglie di vino. Saranno ben sessanta per il primo classificato, 48 per
il secondo, 36 per il terzo, 24 per il quarto e dodici per il quinto.
(La Nazione, 16/5/2000)
La Spagna mostra i suoi gioielli in bottiglia. Brindisi spumeggiante in ambasciata Brindisi a Palazzo di Spagna. In
una delle più straordinarie ambasciate romane, quella della Spagna
presso la Santa Sede, ieri sera accorrere di amici, diplomatici, aristocrazia
e intellettuali, per assaggiare prelibatezze vinicole prodotte nella nazione
dei padroni di casa. E venute dalla regione di Castiglia e Leone a cui
è molto legato il presidente Aznar. A ricevere gli invitati, tra
immensi saloni affacciati su piazza Mignanelli, lampadari grandi come piazze,
tra busti del Bernini e arazzi da togliere il fiato, tra pareti rosse di
damaschi, c’erano l’ambasciatore Carlos Abella y Ramallo e la affascinante
moglie Donna Pilar con la figlia ventenne che porta lo stesso nome della
mamma e, bellissima, fa l’attrice e vive a Washington. Quindici proprietari
di vigneti sublimi hanno portato le specialità di Ribera del Duero.
Vini bianchi cristallini e rossi sanguigni sono stati assaggiati intorno
a tavoli con esuberanza di calici cristallini ogni per commensale. Conferenza
enologica, tintinnio di bicchieri. Mentre i camerieri offrono pane e prosciutto
della Castiglia molta approvazione per, ad esempio, il vino Carramimbre
o il Crianza 97. Circa ottanta gli ospiti tra cui l’ambasciatore di Spagna
presso lo Stato italiano Juan Prat y Coll e l’elegantissima moglie Leontine,
gli ambasciatori presso la Santa Sede di Belgio e Colombia, la principessa
Elettra Marconi con il figlio Guglielmo Giovanelli, Enrico Vanzina e la
moglie Federica, Luca Giurato, il principe Lillio e la moglie Maria Pia
Ruspoli, il marchese Giovanni Serlupi presidente del Circolo della Caccia,
alcuni giornalisti spagnoli residenti a Roma. Raffinatissimo il buffet
con doverosa paella e altre leccornie in sintonia con le libagioni.
(Il Messaggero, 18/5/2000)
Wineday, cin cin da un milione di fan Il count down è bell’e ripartito.
I conti consuntivi si aspettano sempre più corposi. Otto i paesi
stranieri già coinvolti nell’avventura (Usa, Sud Africa, Cile, Australia,
Giappone, Argentina, Uruguay, Slovenia). Praticamente tutte le migliori
denominazioni italiche sono “esplorabili" con visite in cantine in tutte
le aree da vino più rinomate: Barolo, Barbaresco, Brachetto, Brunello,
Nobile, Montepulciano d’Abruzzo, Chianti, Albana, Asti Spumante e Moscato
d'Asti, Ghemme, Carmignano, Franciacorta, Gattinara, Gavi, Recioto di Soave,
Sagrantino, Torgiano, Taurasi, Vernaccia di San Gimignano, Vermentino di
Gallura... Un anno fa, il Wineday, il giorno di Cantine Aperte divenuto
festa mondiale del vino, ha coinvolto oltre un milione di persone, piovute
in oltre mille aziende. Per l’edizione 2000, il 28 prossimo, se ne aspettano
di più. E d’ogni tipo. Il fatto è che l’offerta “parallela"
al rendez-vous col vino di qualità nei luoghi e nelle “stanze" in
cui nasce, è esplosa rispetto agli anni della preveggente intuizione
del Movimento Turismo del Vino da cui è scaturita Cantine Aperte,
e ora il Wineday: muica, spettacolo, feste di piazza, intratteni enti per
bimbi al seguito, saporose parentesi gastronomiche... E si potrebbe seguitare
al lungo. Sui dettagli torneremo alla vigilia. Intanto, informazioni attingibili
presso il Mtv allo 055/697430-849421. E per il 28, ovviamente, non prendete
impegni...
(Il Messaggero, 19/5/2000)
Concluso il 26º concorso enologico. Tutti i vini premiati con il Marengo doc ALESSANDRIA
(La Stampa, 19/5/2000) CHIANTI Sono i mesi a cavallo tra 1998 e '99. Da Bruxelles arriva l'idea super: si può fare l'uva geneticamente modificata, detta anche «superuva». Tutta bella, tutta buona, tutta senza doversi preoccupare dei 38 gradi o delle gelate di primavera come fanno sempre quelli là nel Chianti; soprattutto tutta uguale. Insorge il Chianti. Produttori e amministratori del Classico inviano a Bruxelles una diffida. Sulla scorta di quanto deciso a Radda, il coordinamento dei sindaci del Chianti ? portavoce Paolo Saturnini ? anche ieri ha ribadito il proprio «no» agli «Ogm» e soprattutto alla «superuva», «probabilmente dannosa, sicuramente letale per l'economia di singole regioni a vocazione vitivinicola come il Chianti». Il pericolo è dietro l'angolo perché in ogni caso gli esperimenti vanno avanti: tutte le forze di categoria del Chianti si preparano a nuove battaglie campali. (La Nazione, 20/5/2000)
RADDA IN CHIANTI ? Stop alla diffusione dei prodotti transgenici e del vino derivato diretto dai risultati prodotti dall' ingegneria genetica e valorizzazione dei prodotti locali e di quelli naturali. Lo ha chiesto il consiglio comunale di Radda al Governo italiano inviando a palazzo Chigi la relativa delibera. Dietro il documento approvato dal consiglio comunale di Radda si nasconde il terrore di tutto il Chianti: che cominci ad avanzare ad esempio la «superuva» (geneticamente modificata) capace di produrre un «supervino» asettico. E capace quindi di spiazzare completamente dal mercato vini dal forte colore locale (e diffusione mondiale) come il «Chianti Classico». Si riaffaccia lo spettro dell'uva iperresistente. Si insiste troppo sui prodotti transgenici. Non è un caso che il «parlamentino» di Radda ? cuore nobile del Chianti ? scriva che «tali cambiamenti comportano una ristrutturazione del settore produttivo agricolo causando gravi scompensi socio-economici, in particolare a carico dei piccoli produttori agricoli». Trattasi del modo molto elegante per dire che per vasti settori produttivi del Chianti Classico sarebbe la fine. Secondo nell'ordine ma pari al primo per importanza: chi può negare in maniera assoluta che i prodotti geneticamente modificati (Ogm) siano dannosi per la salute? Meglio «adoperarsi affinchè sul territorio della provincia di Siena non siano coltivati e commercializzati Ogm». Meglio ancora «disincentivare e ostacolare l'introduzione di cibi transgenici derivati da Ogm» e «promuovere invece l'uso dei prodotti coltivati con metodi naturali nelle forniture per i servizi di refezione scolastica, aziendale e ospedaliera della provincia di Siena». Avere una «superuva» uguale per tutti, da Lampedusa al Baltico passando per il Chianti, sarebbe scacco matto. di Andrea Ciappi (La Nazione, 20/5/2000)
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