![]() | 10-16 Settembre | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Rassegna 3-9/9 Rassegna 27/8-2/9 Rassegna 6-26/8 Rassegna 30/7-5/8 Rassegna 23-29/7 Rassegna 16-22/7 Rassegna 9-15/7 Rassegna 2-8/7 Rassegna 25/6-1/7 Rassegna 11-24/6 Rassegna 4-10/6 Rassegna 28/5-3/6 Rassegna 14-20/5 Rassegna 7-13/5 Rassegna 30/4-6/5 Rassegna 23-29/4 Rassegna 16-22/4 Rassegna 9-15/4 Rassegna 3-8/4 Rassegna 20/3-2/4 Rassegna 13/19-3 Rassegna 6-12/3 Rassegna 1-5/3 Rassegna 20-29/2 Rassegna 13-19/2 | I TITOLI
La raccolta comincerà in netto anticipo. Previsto un calo tra il cinque e il dieci per cento. Il vino? Sarà poco ma ottimo. La vendemmia del 2000, in Ciociaria, si preannuncia storica di ANTONIO MARIOZZI (Il Messaggero, 10/9/2000) La "Duca di Salaparuta"vince l'Oscar delle bollicine. Assegnati in Veneto i premi per i migliori spumanti italiani Anche le bollicine hanno il loro Oscar. Ad assegnarlo sono gli esperti del "Gambero Rosso", la più importante rivista enogastronomica, che hanno premiato, tra gli altri, anche la Duca di Salaparuta. Per l'azienda siciliana il riconoscimento più atteso dalla spumantistica nazionale: ancora una volta, infatti, la casa vinicola rientra nel ristretto numero dei produttori che puntano all'eccellenza, ma con un occhio di riguardo anche al consumatore. Il premio è stato consegnato ieri sera nelle sale del Relais Monaco di Ponzano Veneto. "Gambero Rosso", durante la cena di gala della mostra nazionale degli spumanti, ha presentato anche la nuova guida degli "Spumanti d'Italia 2001", l'unica mappa ragionata oggi pubblicata nel Paese per orientarsi nel complesso mondo delle bollicine. La cerimonia di premiazioni ha chiuso quasi due settimane di incontri, dibattiti e spettacoli musicali che hanno richiamato in Veneto centinaia e centinaia di produttori di spumante provenienti da tutta Italia. Nel corso della mostra, anche una serie di itinerari tra le cantine e i vigneti per una rassegna che brinda al piacere.
Chieti. I dati dell'enotecnico Vittorio Festa. Vendemmia 2000: cala la produzione aumenta la qualità (Il Messaggero, 11/9/2000) Cormons. Il bel tempo di questi giorni favorisce una piena maturazione delle uve. Si profila una vendemmia doc. Buona la qualità dei bianchi, eccellente quella dei rossi Mentre Cormons ha celebrato la festa dell'uva e il Vino della pace, nei vigneti è in pieno svolgimento la vendemmia. Dopo le preoccupazioni della scorsa settimana per il maltempo che rischiava di compromettere un buon raccolto, le condizioni meteorologiche di questi giorni sono ottimali. Giornate piene di sole si accompagnano a notti fresche e ventilate: l'ideale per far maturare le ultime uve bianche garantendo un riequilibrio di zuccheri e acidi. Se continuero questo meteo si ipotizza per i rossi un raccolto di qualità superiore a quello degli scorsi anni. Dopo la vendemmie delle uve Chardonnay e Pinot a base spumante e di quelle giovani che hanno avuto una maturazione anticipata, in questi giorni le operazioni della vendemmia sono entrate nel vivo con la raccolta di Pinot bianco, Chardonnay, Sauvignon e a seguire Tocai friulano. Le gradazioni delle uve sono mediamente elevate in pianura rispetto agli anni passati con un aumento di 0,5-1 grado). In collina, soprattuto nei versanti più alti, il tenore zuccherino ha valori simili a quelli registrati nel '99, che pure erano decisamente alti. La quantità delle uve è normale, con valori che non si discostano significativamente dal raccolto '99. Non sono pochi i viticoltori infatti che nei mesi scorsi hanno provveduto al diradamento dei grappoli eccedenti per puntare sulla qualità delle uve. Comunque a livello regionale si dovrebbe arrivare quest'anno a una produzione di vino che varierà tra 1 milione 200 mila e 1 milione 500 mila ettolitri. Per le uve rosse (Merlot, Cabernet, Refosco, Schioppettino, Pignolo), la cui maturazione è più tardiva, vendemmia sarà ritardata alla terza decade del mese con alcune aziende che proseguiranno anche ad ottobre. Se la vendemmia 2000 dà soddisfazione ai vignaioli del Collio, è il mercato che invece desta qualche preoccupazione sopprattutto perquantoreigyuardai vini sfusi. Si verifica infatti qualche giacenza superiore al normale per vini bianchi da tavola o Igt (Tocai, Malvasia e Pinot Bianco), molti dei quali sono stati venduti dagli agricoltori a prezzi stracciati pur di liberare botti e vasche necessarie per accogliere il nuovo vino. Di conseguenza anche il prezzo delle uve ha avuto un considerevole ribasso.
Niente aiuti per i vigneti NON ci saranno finanziamenti a pioggia per i produttori di vino che hanno chiesto interventi statali dopo la siccità delle settimane scorse. Lo ha detto chiaramente il ministro per le Politiche agricole Alfonso Pecoraro Scanio, che ieri mattina ha partecipato a una tavola rotonda a Palermo con l'assessore all'Agricoltura Salvatore Cuffaro e con i rappresentanti dei produttori agricoli e delle cantine sociali. «La siccità — ha sottolineato il ministro — per certe regioni come la Sicilia è una condizione stabile, non si possono quindi esaudire in ogni stagione impossibili richieste di contributi. Occorre portare avanti una politica di previsione, studiando e proponendo, per esempio, adeguati e più moderni sistemi di adduzione e irrigazione». (La Repubblica - Palermo, 12/9/2000) Boom di presenze nei primi tre giorni di apertura della rassegna enologica. La Douja fa il pieno anche di visitatori. E la barbera è la "regina" delle degustazioni Oltre tredicimila visitatori nei primi tre giorni di apertura alla Douja d'Or: la rassegna vinicola, nella cornice di palazzo del Collegio (spazio messo a disposizione dal Comune), propone ogni sera degustazioni di vini, un ristorante con un menù d'autore e piatti con prodotti tipici curati a turno dalle organizzazioni agricole ed artigiane della provincia. Al banco d'assaggio sono già stati serviti 5.000 bicchieri a scelta tra i 270 vini premiati al concorso nazionale. Nella "hit parade" dei vini degustati, secondo la stima dei sommeliers, in testa c'è la Barbera d'Asti, insieme ai vini rossi "importanti", (soprattutto Amarone, Barolo e Chianti), seguiti dai bianchi aromatici trentini e del Sud Tirolo e dai passiti. Piacciono anche i vini dolci aromatici (particolarmente apprezzati Malvasia e Moscato). Successo per le prime tre serate di Coldiretti, Unione agricoltori e Confederazione italiana agricoltori: è gradita la formula del piatto unico con il bicchiere di vino, da gustare seduti nei tavolini accanto all'area ristorante, oppure ascoltando musica. Tutto esaurito (150 coperti per sera), per i ristoranti che finora si sono avvicendati al "piatto d'autore", Il Cascinalenuovo di Isola e la Braja di Montemagno. Visitatissimi gli stand delle organizzazioni agricole (Unione, Col diretti, Cia) che hanno proposto con eleganza prodotti e scenari di vita contadina. Anche la Provincia di Asti è presente nello spazio allestito dal designer Roberto Montafia, con una vetrata a forma di grappolo che ricorda la conformazione del territorio astigiano. Sabato pomeriggio all'Auditorium del Collegio, è stata tenuta a battesimo la bottiglia delle vetrerie Avir per la Barbera ed i vini rossi del Monferrato, prodotta in collaborazione con il Consorzio di tutela guidato da Luigi Dezzani. (LaStampa, 12/9/2000) Castelli Romani. Rilanciata la legge per la strada del vino La strada dei vini dei Castelli Romani, diciassette anni dopo. Davanti ad una platea di amministratori pubblici, di produttori e di personalità del mondo economico ed industriale un ocnvegno a villa Tuscolana di Frascati ha rilanciato la legge istitutiva, votata dalla Giunta regionale Santarelli diciassette anni fa e mai attuata. L'iniziativa è stata proposta dall'Azienda romana per i mercati, in collaborazione con la Regione Lazio e la Provincia.
Cormons. Un grido d'allarme lanciato da Veronelli. "Vanno difesi i prodotti locali". Il Comune chiede la tutela di prosciutto, formaggi, insaccati e miele I prodotti tipici di queste terre vanno difesi dalle leggi europee che rischiano di stravolgere l'attuale normativa. Il grido di allarme è stato lanciato da Luigi Veronelli dal palco del Comunale di Cormons durante la premiazione dell'Acino d'oro svoltasi nell'ambito della manifestazione del Vino della pace. Intervistato da Bruno Pizzul, Veronelli ha sostenuto che "l'agricoltura è ignorata, mentre dovrebbe essere aiutata perché è la vera nostra ricchezza". Veronelli ha pure invitato tutti a sottoscrivere la proposta di legge, di iniziativa popolare, promossa dall'Anci a livello nazionale, e ripresa poi nelle varie realtà locali dalle associazioni regionali. Si tratta del progetto "De.Co.", che punta all'istituzione delle Denominazioni comunali di origine. "Solo in questa maniera i prodotti dei nostri contadini - ha detto Veronelli - potranno essere difesi e salvaguardati". La visita a Cormons ha permesso a Veronelli di ripercorrere le strade del Collio nei giorni della vandemmia, dove esistono cru eccelsi come li ha definiti lo stesso Veronelli, che dei vini friulani fu il primo cantore. Tornando alla De. Co. il Comune di Cormons, anche come appartenente all'associazione Città del Vino, ha raccolte decine di firme una parte delle quali già trasmesse all'Anci attraverso l'Ersa. "Questa iniziativa è importante - dice il sindaco Maurizio Paselli -. L'approvazione della De. Co. è fondamentale per noi, per il nostro territorio che poggia sull'agriturismo. In questa ottica il riconoscimento dei prodotti tipici locali è indispensabile". Cormons nell'elenco inviato all'Ersa ha individuato come prodotti tipici locali, escludendo i vini che sono già tutelati dalle doc, il prosciutto, un tipo di formaggio, vari insaccati di produzione suina, la pinza e il miele. (Il Piccolo di Trieste, 13/9/2000) Napoli: muore cadendo in una cisterna di vino NAPOLI - Ancora un morto nelle cisterne di vino. Bartolomeo Grimaldi, 65 anni di Pozzuoli, è caduto da tre metri di altezza, battendo la testa sul fondo di una cisterna vuota. Il volo è stato fatale: Grimaldi è morto sul colpo. L'uomo stava facendo alcuni lavori di pulizia e manutenzione in compagnia dei suoi familiari. (La Repubblica On Line, 13/9/2000) In tre settimane 11 date e 52 tappe. Il Festival dei vini nellAlessandrino Silvana Mossano Clamorosa lettera aperta firmata dal direttore di Fontanafredda Giovanni Minetti. Si riapre il fronte del moscato. "Questo accordo è inaccettabile" Sergio Miravalle Laccordo del moscato è "inaccettabile" e va "esattamente nella direzione opposta di quello che la logica vorrebbe". Parole dure, scritte nero su bianco in una lettera aperta destinata a scoppiare come una bomba proprio in questi giorni di vendemmia. La sottoscrive Giovanni Minetti, albese, direttore dei Tenimenti di Fontanafredda, la storica tenuta controllata dal Monte dei Paschi di Siena. Il titolo è eloquente "Appunti sull"affaire" Moscato". E indirizzata ai presidenti e ai vertici del Consorzio dellAsti e dellAssomoscato e allassessore regionale allagricoltura Scanderebech. Tre pagine fitte di date e dati. Una sorta di pro memoria che giunge ad amare conclusioni. Minetti, dopo averla scritta è soppesata con i vertici senesi, è partito per un settimana di ferie "sciogli-stress". I destinatari lhanno ricevuta ieri mattina. Per ora non ci sono reazioni ufficiali. Si tende a non rispondere a botta calda, facendo rientrare il tutto tra "i tanti problemi di questa tormentata stagione per lAsti". Fontanafredda, che ha 250 conferitori di uva, produce ogni anno 5 milioni di bottiglie tra Asti e Moscato, oltre a Barolo, e altri rossi della gamma albese. E uno dei marchi più prestigiosi e la sua defezione dallaccordo con lannuncio della dimissioni dalla commissione paritetica non può passare inosservato. In sostanza Minetti contesta il metodo di controllo e di pagamento degli esuberi, questanno definito nel 20% oltre la resa massima per ettaro di 83 quintali e al prezzo di 5000 lire al miria contro le 16700 delluva a docg. "Così si rafforza un doppio mercato che penalizza la docg e favorisce il sottoprodotto aromatico ottenuto dagli esuberi e venduto dalle aziende con nomi di spumante di fantasia in sostituzione dello stesso Asti e ai prezzi anche non troppo inferiori". E ancora: "Crediamo che lunico modo di arrivare alla correzione del sistema sia quello di rieducare il viticoltore a produrre qualità e non quantità, intervenendo drasticamente nei vigneti sin dalla potatura" ma per far questo occorre che non sia "remunerativa la produzione degli stessi esuberi". La questione è aperta. (La Stampa, 13/9/2000) I produttori hanno presentato in anteprima lannata 1999 spillata ancora dalle botti. Piace la barbera in passerella. Un confronto aperto sotto la storica Ala di Nizza Enrica Cerrato NIZZA MONFERRATO L'Ala di piazza Garibaldi, dove un tempo avveniva il mercato dei vini e delle uve, si è animata lunedì pomeriggio per la rassegna "Barbera en primeur", una degustazione delle migliori produzioni astigiane della vendemmia '99, date allassaggio ancora dalle botticelle. La manifestazione è stata voluta da Vittorio Vallarino Gancia nell'ambito della Douja d'Or. Era la prima volta (dai tempi della Douja di Borello ospitata nel castello di Costigliole) che la rassegna astigiana tornava ad uscire dalle porte della città. E nel cuore della zona di produzione della barbera, si è scelto di privilegiare il prodotto simbolo dei vigneti. Una decisione che è piaciuta ed ha catturato l'attenzione: "E' la dimostrazione che l'interesse per la nostra barbera continua ad essere elevato - annota Gancia - e l'idea di trovarsi tutti insieme, piace e serve anche come momento di confronto". Con i loro grembiuli granata da cantinieri, i produttori hanno accolto gli invitati, presentato i vini, stretto contatti con esportatori, discusso di vendemmia e vinificazione. Armati della "ladra", la cannuccia di vetro che "ruba" il vino dalla botte, i viticoltori hanno offerto campioni e raccontato il proprio vino e la sua storia. Consensi unanimi di enotecari e ristoratori: lunedì a Nizza sono sfilati i rappresentanti de La Locanda del Sant'Uffizio, Da Bardon, Gener Neuv, Le Due lanterne, Il Sole di Ranco, l'Enoteca Caronte di Vercelli, giornalisti come Michel Blackwood, Emiliana Lucchesi, Paolo Massobrio, rappresentanti delle principali testate specializzate, da Civiltà del Bere, al Corriere Vinicolo. C'erano importatori inglesi, tedeschi e statunitensi. Un bel "parterre" in onore della barbera. Questo l'elenco dei partecipanti: Antiche cantine Brema (Incisa), Antonino Baldizzone (Nizza), Pietro Barbero (Moasca), Bava (Cocconato), Bersano&Riccadonna (Nizza), Braida di Bologna (Rocchetta Tanaro), Cà d'Carussin (San Marzano), Cantina Sant'Agata (Scurzolengo), Cantina Sant'Evasio (Nizza), Cantina Sociale Vinchio e Vaglio Serra, Cascina Barisel (Canelli), Cascina Castlet (Costigliole), Cascina Garitina (Castel Boglione), Caudrina di Dogliotti (Castiglione Tinella), Coppo Luigi e figli (Canelli), Costa Olmo (Vinchio), Dezzani (Cocconato), Eredi Chiappone Armando (Nizza), La Barbatella (Nizza), La Giribaldina (Calamandrana), La Torre (Castel Rocchero), L'Arbiola (San Marzano), Marchesi Alfieri (San Martino Alfieri), Franco Martinetti (Torino), Michele Chiarlo (Calamandrana), Franco Mondo (San Marzano), Agostino Pavia (Agliano), Prunotto (Alba-Agliano), Rovero (San Marzanotto), Scagliola (Calosso), Scrimaglio (Nizza), Tenuta Garetto (Agliano), Tenuta La Meridiana (Montegrosso), Tenuta La Tenaglia (Serralunga di Crea), Tenute Neirano (Mombaruzzo), Vigne Uniche di Boffa (San Marzano), Villa Giada (Canelli), Guasti (Nizza). (La Stampa, 13/9/2000) La conquistata morbidezza di una nuova doc Sul valore sostanziale della Doc si potrebbe discutere a lungo, soprattutto per la «facilità» con cui viene attribuita. Quello che è sicuro è che provoca fermento e interesse tali, in zone magari meno vocate, che spesso le buone ragioni per averla vengono dopo la sua assegnazione. Amen, tutto è bene con quel che segue. Un esempio di questo discorso è la valle di Susa: dopo il riconoscimento recente della doc Valsusa, la situazione sta evolvendo in senso assolutamente positivo. Lo fa presagire questo uvaggio di (guarda un po') barbera e avanà: appena uscito, un anno fa, era un po' scomposto tra acidità e grado alcolico (14%), ora ha raggiunto equilibrio e morbidezza, con profumi di sottobosco e una buona struttura gustativa. E bravi i valsusini. Valsusa Rocca del Lupo 1998 Carlotta, via Condove 61, 10050 Borgone di Susa (TO). Tel. 011 9646150. L. 16.000. (b.b.) (La Repubblica - Torino, 14/9/2000) Solo le partite selezionate spuntano prezzi tra le 15 e le 17 mila al miriagrammo. Vendemmia, dolcetto in crisi. Giacenze di vino e uva non sempre eccellente Giuseppina Fiori Il dibattito sul Moscato. Doppio destino per l"Asti" Fontanafredda non ci sta Ogni anno il comparto Moscato produce una quantità di uva rivendicabile a docg più una quantità di uve in esubero pari ad almeno il 60-70%: dati ufficiali non ne esistono, in quanto legalmente la produzione massima consentita degli esuberi è "solo" il 20%. Nel corso degli anni, in special modo negli ultimi tre, dopo limpennata dei prezzi dei mosti nel biennio 1995/1996, alcune aziende hanno sviluppato un mercato del mosto ottenuto con gli esuberi (il cosiddetto "aromatico"): si tratta di uva ottenuta dagli stessi vigneti con identiche pratiche colturali, ma ad un prezzo da 3 a 4 volte inferiore. Così si è venuto a rafforzare un doppio mercato, che ha visto rapidamente penalizzare il docg a vantaggio del "sottoprodotto". Alcune grandi aziende costrette a ritirare via via quantità di uve crescenti (per non perdere il conferitore), hanno iniziato a produrre uno spumante di fantasia del tutto analogo allAsti docg, che si è col tempo andato a collocare sul mercato in sostituzione allo stesso Asti e a prezzi anche non troppo inferiori. Il risultato è stato che il comparto si è presentato alla vendemmia 2000 con 120 mila ettolitri di mosto per docg, invenduto e stoccato presso alcune strutture cooperative (su una produzione annua di circa 650 mila ettolitri), e neanche un litro di invenduto del sottoprodotto. Le diverse componenti del mondo del Moscato si sono riunite come ogni anno attorno a un tavolo per rinnovare un accordo che potesse rappresentare una soluzione al problema. Fontanafredda ritiene lintesa raggiunta inaccettabile proprio per la filosofia che sottende limpostazione dellaccordo, la cui applicazione non porterà a nessun miglioramento della situazione del comparto. Tre sarebbero infatti gli obiettivi da perseguire per garantire un futuro che il prodotto si merita per le sue intriseche caratteristiche: il costante miglioramento qualitativo e la crescente tutela e valorizzazione dellAsti docg, una valorizzazione del lavoro del viticoltore e la riduzione del prodotto invenduto in stoccaggio. Le intese raggiunte riteniamo che non ne raggiungeranno alcuno. Crediamo che lunico modo per arrivare ad una correzione del sistema nel senso indicato sia quello di intervenire drasticamente sul vigneto sin dalla potatura, "rieducando" il viticoltore a produrre qualità più che quantità. Tale rieducazione può essere più rapidamente ottenuta quanto meno remunerativa sarà la produzione degli stessi esuberi e quanto più il mercato consentirà invece di remunerare le uve del docg: in caso contrario, il viticoltore continuerà a produrre uve in quantità sempre maggiore, in spregio del disciplinare e di qualsivoglia organismo di controllo e il mercato del "sottoprodotto" conquisterà sempre più spazione al mercato dellAsti. Laccordo 2000 non fa invece che peggiorare la situazione, andando esattamente nella direzione opposta a quella che la logica vorrebbe. Viene infatti introdotto un pericolosissimo elemento di novità, cioè quello della ufficializzazione degli esuberi, che si vedono riconoscere a loro volta una quantità massima producibile ad ettaro e un prezzo minimo garantito (5000 lire al miriagrammo ndr). Ma il disciplinare di produzione dellAsti, come per ogni altro vino a doc, indica una produzione massima di uva producibile per ettaro. In virtù di annate eccezionalmente favorevoli, "tollera" un surplus di produzione che al massimo può raggiungere il 20%. In caso di produzioni superiori prevede invece che tutta la produzione venga declassata, in quanto non dovrebbe avere i requisiti qualitativi minimi per consentire lottenimento di un prodotto di qualità qualè quello descritto nel disciplinare. Produzioni superiori possono solo derivare da tecniche di coltivazione (potatura in primis) non coerenti con un prodotto di qualità. Istituzionalizzare gli esuberi significa di fatto avvallare - anzi, addirittura promuovere - unestensiva interpretazione del disciplinare fino a consentirne la produzione contemporanea di due vini, in concorrenza tra loro, dello stesso vigneto. Le conseguenze di accordi come quello appena sottoscritto, proiettate nel medio/lungo termine, saranno un incremento costante degli stoccaggi del docg invenduto (il mercato dellAsti docg si ridurrà sempre più a vantaggio del mercato del sottoprodotto), un incremento dei costi di gestione del sistema con conseguenti maggiori spese a carico di tutta la filiera produttiva, un progressivo depauperamento della qualità della materia prima, una continua tensione sul mercato con la corsa al ribasso dei prezzi, delle uve, dei mosti e delle bottiglie. Infine, unaffermazione dellaromatico, di qualità e prezzo medio/bassi, anonimo, senza alcuna indicazione di origine e territorio, ottenibile con uve o mosti diversi, rivenibili ovunque al minor prezzo possibile. In tale prospettiva è evidente che le aziende che hanno seguito da sempre una politica di qualificazione e di valorizzazione della propria produzione e del territorio, come Fontanafredda, non possano più limitarsi ad assistere allo scempio di un grande vino di qualità dalle caratteristiche uniche e di unintera economia, vedendo minate le basi di un lavoro perseguito per oltre cinquantanni. Nei confronti di una componente del sistema filiera (quella oggi vincente) che è riuscita unicamente ad impostare una politica di prezzo minimo garantito per le uve (indipendentemente quindi dalla gradazione zuccherina, dal quadro aromatico, dallo stato sanitario) e a chiedere la distillazione del docg invece che quella dei superi di produzione è evidente che ci si trova di fronte a due modi radicalmente opposti di vivere il mondo dellAsti e del Moscato, dove non esistono che scarsissime possibilità di incontro". Giovanni Minetti direttore Tenimenti di Fontanafredda
In cinque giorni già smerciate 9 mila bottiglie. Le curiosità: Douja dor, vendite da record Passiti e barbere i più richiesti In cinque giorni di rasssegna sono state vendute oltre novemila bottiglie al self service della Douja d'Or. I prezzi sono al di sotto di circa il venti per cento rispetto a quelli normalmente praticati: un motivo di interesse in più per i consumatori. Piace anche l'iniziativa de "La Stampa" "Fai 13 alla Douja": chi si presenta con il coupon potrà avere una bottiglia omaggio, con l'acquisto di un cartone da dodici. Tra i vini preferiti ci sono (a sorpresa), i passiti, che pure sono nella fascia più cara di prezzo (in media intorno alle 20-25 mila lire). Curiosità per i vini delle isole, sardi e siciliani, apprezzamenti per il Barolo. I più richiesti sono i piemontesi, Barbera e Dolcetto in particolare, in ripresa l'attenzione verso il Grignolino, confermata anche dalle richieste al banco di assaggio.I sommelier hanno venduto circa tredicimila degustazioni. (La Stampa, 14/9/2000) Fino a domenica si festeggia il Sagrantino con concerti, degustazioni e la sfilata di carri allegorici di CARLO ROBERTO PETRINI (Il Messaggero, 15/9/2000) Stamane alla Camera di commercio il convegno sullapplicazione dellOcm comunitaria. Asti crocevia del vino made in Europa. Parte la due giorni toscana alla Douja dor Enrica Cerrato Come cambierà il mercato del vino in Europa con la nuova Ocm? La sigla significa Organizzazione comune dei mercati ed è lo strumento che lUnione europea si è data da poche settimane, dopo lunghe discussioni, per regolare il settore vino. Quali risvolti avranno le nuove politiche europee sul vigneto italiano e piemontese? Questi temi, per la prima volta a livello nazionale, saranno al centro del convegno in programma stamane alle 10 nel salone della Camera di commercio di Asti, (piazza Medici), organizzato dall'Ente vini di Siena. Snizia così la due giorni toscana nellambito della Douja dor: al convegno di stamane seguirà quello di domani pomeriggio con i produttori di fama che hanno "cuore e interessi nelle due regioni". A palazzo Ottolenghi dalle 17 ci saranno Angelo Gaja, Albiera Antinori, Ezio Rivella e altri del gotha dellenologia nazionale, per un inedito confronto. E torniamo al convegno di stamane: "Ocm il giorno dopo: bilanci e prospettive". Per capirne meglio la portata, ecco alcuni dati: in Piemonte ci sono circa 55 mila ettari di vigneto in produzione, con una resa di oltre tre milioni di ettolitri. Nell'Astigiano, i produttori sono diecimila con più di un milione di ettolitri, di cui 700 mila a denominazione di origine controllata e controllata e garantita. Tra le novità della riforma, l'abbandono da parte della Comunità dei prezzi di orientamento e delle distillazioni obbligatorie, con la fissazione di misure diverse (meno costose per le casse di Bruxelles), per cercare di arrivare alla riduzione delle eccedenze ed all'equilibrio del mercato. Non più distillazione preventiva volontaria e distillazione obbligatoria del vino da tavola: al loro posto la creazione dell'ammasso privato, la distillazione "di crisi" per i casi eccezionali e quella specifica per usi alimentari. "E' fondamentale in questo senso il controllo della produzione - spiega Ercole Zuccaro del Comitato nazionale vini - e per incentivare la qualità, la realizzazione dell'inventario del potenziale viticolo". Una norma questa che servirà per poter reimpiantare: lo potranno fare solo quelle Regioni che avranno completato il loro "catasto". Infatti per i nuovi impianti (l'Ocm conferma il blocco fino al 2010 con le sole deroghe di cui sopra), una Regione come il Piemonte dovrà negoziare le decisioni del ministero, per ottenere una quota variabile tra il 6 ed il 9 per cento del totale, da 700 a 1.100 ettari (in tutto in Italia 12.933 ettari). Per discutere di questi argomenti stamane ad Asti, accolti dal presidente della Camera di commercio Aldo Pia, ci saranno: l'assessore regionale allAgricoltura Deodato Scanderebech, Flavio Tattarini, presidente dell'Ente vini senese, Gianluigi Biestro vicepresidente del comitato nazionale per la tutela delle doc, Giuseppe Ambrosio, direttore generale delle Politiche agroindustriali, Salvatore Petroli (Politiche comunitarie ed internazionali), Maurizio Chiappone (Commissione europea), Nicola Marmo (assessore all'agricoltura della Puglia). L'incontro sarà moderato da Nicola Dante Basile del "Sole 24 Ore". (La Stampa, 15/9/2000) Il dibattito sul Moscato. Satragno e Bosco replicano alla lettera aperta di Minetti Difendo laccordo e sono contro i superi Come ho già avuto modo di scrivere direttamente a Fontanafredda ed alla proprietà senese della tenuta, tengo a ribadire il mio stupore indignato per il comportamento del direttore Minetti che, in data 2 settembre, ha convocato i propri conferitori invitandoli a presentare ricorso contro il provvedimento regionale che ha limitato le rese produttive. Tra laltro, il dr. Minetti è membro della commissione paritetica, ma purtroppo si è presentato solo nella penultima riunione, andandosene perdipiù a metà, e mai comunque ha aperto bocca. Nonostante siano state svolte otto riunioni tra plenarie e ristrette. Nella mia lettera avevo invitato i vertici di Fontanafredda a ponderare meglio, nel loro stesso interesse, atteggiamenti come quello riscontrato. Non ho avuto purtroppo molto ascolto. Ed oggi assistiamo ad un altro atto di leggerezza ed irresponsabilità. Questa nuova iniziativa del direttore Minetti non mi sembra infatti in grado di creare chiarezza, anzi aumenta la confusione. Nel merito poi mi sembra che nasca da una non esatta comprensione dei meccanismi dellaccordo e della conseguente decisione regionale. Strumenti questi che vanno invece nella direzione di limitare la quantità di produzione sia della docg che dei superi, garantendo, non solo a parole, un reddito agli agricoltori ed indicando la strada per la valorizzazione della qualità. Luva destinata a mosto aromatico, per la prima volta questanno, accogliendo le nostre richieste, è stata ridotta a 17 quintali (come massimo) per ettaro. Mentre lanno scorso si potevano raggiungere i 30 quintali per ettaro. Questa è la realtà. Nei nostri programmi in ogni caso cè la determinazione di giungere ad eliminare la produzione di aromatico. Ma per fare questo ci vuole una modifica del disciplinare e non una lettera stizzita. Sul prezzo dellaromatico voglio chiarire che luva essendo presente nei vigneti sarebbe stata raccolta ugualmente e quindi è legittimo remunerarla in modo decoroso (e non vergognoso come lanno passato), anche perchè il prezzo delluva docg è fermo da tre anni e su di esso grava poi la trattenuta. È stato garantito così un reddito accettabile per lagricoltore. Visto poi che il dr. Minetti cita la potatura, perchè non si è fatto vivo prima, raccomandandola almeno ai suoi conferitori? Nel periodo delle lunghe discussioni per arrivare allaccordo, la potatura era ormai avvenuta da mesi. Condivido invece i timori nei confronti dei prodotti concorrenti, ma non è innescando polemiche del genere che si possa risolvere la questione. Occorre invece proseguire seriamente il confronto e lavorare per le necessarie modifiche di politica commerciale e della legge. Sono comunque convinto che, al di là della momentanea posizione della Fontanafredda, il comparto del Moscato si sta dimostrando compatto. Sparare nel mucchio mi pare proprio non sia produttivo. Giovanni Satragno pres. Produttori Moscato dAsti Pagate ai vignaioli anche la qualità LAsti spumante è nato dalla fantasia di un uomo che si chiamava Carlo Gancia che a metà dellOttocento, dopo unesperienza in Francia, attuò un prodotto che denominò "Moscato Champagne" poi trasmormatosi in "Moscato Spumante" e poi in "Asti" o "Asti Spumante". Ben vengano nuove "fantasie" come quelle del dr. Minetti di Fontanafredda. Finalmente una ditta seria come Fontanafredda parla di qualità e non di quantità e chiede che laromatico non venga più prodotto. Siamo perfettamente daccordo. Ma, tra il dire e il fare...Il dr. Minetti dovrebbe iniziare a parlare anche di prezzi per la qualità, fin quando la parte industriale paga lo stesso prezzo un Moscato di 9 gradi come uno di 12 gradi, come si fà ad invitare il contadino a produrre la qualità? Credo che bisognerebbe incrementare le vendite di Moscato dAsti, dove veramente si potrà parlare di qualità (e pagarla), premiando le zone più vocate. Credo ci sia spazio per almeno altri 15 milioni di bottiglie di ottimo Moscato dAsti e le cantine sociali, se non vogliono chiudere, dovrebbero anche loro iniziare a produrre e a vendere questo prodotto. Per quanto riguarda il problema dellaromatico basterebbe modificare il disciplinare della docg. Ma la parte industriale è tutta sulla stessa linea del dr. Minetti? Giovanni Bosco , direttore Coordinamento terre del Moscato (La Stampa, 15/9/2000) Chianti - La preziosa vendemmia del Chianti... CHIANTI - La preziosa vendemmia del Chianti, nei confini del Classico, è al via con una decina di giorni d'anticipo. "Le prospettive sono buone, l'uva ha raggiunto un'elevata gradazione zuccherina, le piogge hanno risolto situazioni di rischio di appassimento delle piante dovuto all'ondata di caldo della seconda metà di agosto", ha detto il direttore del Consorzio del Chianti Classico Giuseppe Liberatore. L'occasione è stata la vetrina della X Rassegna del Chianti Classico. Il clima asciutto e caldo ma non troppo di questo scorcio di settembre ha poi consentito un'ottima maturazione delle uve. Tutto procede bene, dunque, nonostante i contrattempi che nell'ultimo mese hanno seriamente messo paura ai coltivatori chiantigiani. Ci sono zone del Chianti centrale, terra di vigneti pregiati, dove la grandine ha distrutto fino al 30% dei grappoli. Dall'immediato versante fiorentino sono partite per Roma, indirizzo Ministero delle Risorse Agricole, le domande di riconoscimento di calamità naturale. I danni nel senese sono stati più limitati ma la grandine si è fatta sentire in Alta Valdipesa. A.C. (La Nazione, 16/9/2000) Alla Douja dOr (ore 17) interessante confronto tra grandi produttori delle due regioni. Piemonte chiama Toscana Un patto in nome del vino ASTI La Douja d'Or Duemila ha uno stretto legame con la Toscana. Non a caso, in tempo di Palio (domenica scenderanno in campo borghi e Comuni), i senesi sono ospiti degli astigiani per iniziative che hanno al centro il mondo del vino: alla rassegna Douja d'Or, oggi alle 17 (salone d'onore di palazzo Ottolenghi), si parlerà di uve e produzioni, aziende e territorio, nel tentativo di creare un patto verso il mercato, tra due regioni che hanno requisiti molto simili tra loro. L'appuntamento è con "Piemonte chiama, Toscana risponde", un'iniziativa curata dai giornalisti Sergio Miravalle de "La Stampa" e Carlo Cambi di "Repubblica", un piemontese e un toscano. Per la prima volta saranno a confronto produttori vinicoli delle due regioni, con "cuore, portafoglio e storie personali", come annotano gli organizzatori, sia in Piemonte sia in Toscana. Un incontro che ha l'obiettivo di creare un "patto Asti-Siena", città legate da comuni passioni, come il Palio, e da vicissitudini storiche,(sarà lintreccio nella vita di Vittorio Alfieri?). Regioni leader del vino, con squadre di produttori dai nomi famosi in tutto il mondo. Alcuni dati: la superficie vitata toscana è di 63 mila ettari, quella piemontese di 57 mila; tre milioni di ettolitri prodotti in Piemonte e due milioni 600 mila in Toscana, in entrambe i casi con netta maggioranza di vini rossi. Su questi temi si confronteranno: Angelo Gaja, che da Barbaresco ha allargato le sue esperienze, investendo a Bolgheri; Albiera Antinori, dalla Toscana, insieme alla Prunotto di Alba, ha acquistato vigneti in Piemonte (ad Agliano) e produce Nebbiolo e Barbera. Nicolò Incisa della Rocchetta, nobile piemontese ha trovato una patria enologica a Bolgheri, Ezio Rivella, enologo di Castagnole Lanze, motore del lancio del Brunello di Montalcino. Ci sono poi Luigi Dezzani e Mario Schwenn, produttori: l'uno piemontese e l'altro svizzero divenuto toscano, che fanno un matrimonio di Barbera e Sangiovese, da cui nasce "Plenum". Ma il sodalizio è anche di tipo economico: ci sarà il direttore commerciale dei Tenimenti di Fontanafredda, dagli Anni '30 proprietà del Monte dei Paschi di Siena. Guido Sodano, astigiano, responsabile della Sai agricola e finanziaria, con tenute nelle zone del Chianti, e Gianni Zonin, leader dell'imprenditoria vinicola veneta ha investito sia in Piemonte, sia in Toscana. Infine Giacomo Tachis, "maestro" della scuola enologica albese, che ha visto con successo la consacrazione dei suoi vini in terra toscana a cominciare dal Sassicaia. (La Stampa, 16/9/2000) |
Prima pagina | L'articolo | L'appunto al vino | Rassegna | In dettaglio | Sottoscrivi | Collaboriamo |