Foodies: la passione per il cibo al tempo di internet

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Sono ben 4 milioni e mezzo. Un vero esercito che cresce al ritmo di 250.000 persone l’anno.E sono al centro della rivoluzione silenziosa fotografata dalla prima ricerca sul mondo dei neoappassionati del food & drink voluta da Negroni, il celebre brand della stella, e realizzata dall’istituto GPF.

Amano il cibo da mangiare ma anche da scoprire e conoscere più a fondo…. Ecco dove fanno la spesa, quale tipo di cucina apprezzano, quante volte pranzano o cenano fuori casa… Per loro internet e il passaparola sono una fonte d’informazione più importante della tv.

E se devono scegliere un locale si fidano più delle informazioni scambiate sulla Rete che dei giudizi dei critici e delle Guide dei ristoranti.

Appassionatamente foodies. Questo è l’aggettivo che meglio racchiude l’atteggiamento dei circa 4,5 milioni di foodies italiani nei confronti di tutto ciò che è cibo e buon bere. Non solo quando si siedono a tavola, ma anche quando fanno la spesa, cucinano, sfogliano una rivista di cucina o navigano su internet, alla ricerca di un ristorante o di una ricetta gustosa…

Su tutto ciò che riguarda cibo e bevande i foodies sono “un po’ più” motivati e interessati … degli altri italiani. A partire, appunto, dall’interpretazione stessa dell’atto del mangiare: che per i foodies è soprattutto “un piacere da condividere con gli altri” (69,4%) e una “passione, ricca di significati ed esperienze” (64,2%). Mentre, assai più razionalmente, per gli altri italiani che non si riconoscono in questa definizione è soprattutto “fonte di energia e nutrienti indispensabili” (66,2%) e poter “mangiare quello che mi piace” (54,3%).

Un gioco di opposti che continueremo a ritrovare nel corso di questa ricerca Negroni/GPF dal titolo “Foodies: il cibo come passione di massa” – 1.531 casi, raccolti con metodo cati e cawi, su un target rappresentativo di italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni – realizzata per indagare, per la prima volta, il mondo dei neoappassionati del cibo che oggi in Italia sono diventati un vero e proprio fenomeno collettivo.

I foodies alla prova della spesa: tra scelte emotive e motivazioni razionali

Se come tutti anche i foodies cercano soprattutto “un giusto equilibrio tra qualità e prezzo” (93,2%), assai più (82,4% contro 54,1%) della media dei nostri connazionali sono disposti a spendere di più per alcuni prodotti alimentari di alta qualità, badando meno (42% contro il 59,7%) alla convenienza e al risparmio a tutti i costi. Acquistano soprattutto sull’onda di una emozione, prestando attenzione “non solo al sapore del cibo ma anche all’impressione che ne ricevono” (92,8% contro il 64,6%).

Partendo dalla constatazione che “c’è molta ignoranza e pregiudizio riguardo la qualità dei prodotti alimentari” (84,5%), le tre cose su cui gli italiani più sensibili al fascino del buon mangiare chiedono a gran voce maggiori informazioni sono: ricette (85,9%), aspetti nutrizionali del cibo (85,1%), storia e cultura gastronomica (80,4%).

Sono anche attenti – in questo comportandosi come tutti gli italiani – all’elenco degli ingredienti riportato in etichetta (91,5%), all’origine territoriale geografica del prodotto (89,8%) e alla presenza di marchi di tutela (Dop, IGP, Doc, Docg etc…).

Ma cercano anche informazioni relative ai controlli e alla sicurezza (87,5%), alle modalità di produzione (81,6%) e informazioni sul produttore/marca (79,4%).

Un debole per salame, prosciutto, speck, mortadella e culatello

Tra i prodotti verso i quali l’interesse a saperne di più su origine, sistemi produttivi e marca risulta molto maggiore tra i foodies rispetto al resto della popolazione – visto che riguardo a carne, frutta, verdura e pesce si comportano tutti in maniera molto simile – compaiono il vino (con un differenziale di ben 10 punti percentuali) e i salumi (+8,7 punti percentuali). Nel caso del vino lo scelgono quasi sempre “di maggiore qualità”. Filosofia seguita dal 95,9% dei foodies (e “solo” dal 51,8% degli italiani).

Attenzione per la qualità che torna anche quando si parla di salumi. I foodies hanno infatti un vero debole per il salame (40,8%), per il prosciutto di Parma (40,5%), per lo speck (33,7%), per il prosciutto San Daniele (32,5%), per la mortadella (29,8%) e il culatello (22,7%).

E quando acquistano un salume – 4 su 10 lo fanno più volte alla settimana – danno importanza, oltre alla “conoscenza diretta” di marche e prodotti (53,3%), anche al “consiglio del salumiere” (39% i foodies, molto meno, 27,2%, gli altri) e a come si presenta visivamente (38,8%, rispetto al 27,6% del campione italiani).

amano i mercati rionali, i negozi di alimentari e le salumerie

La spesa i foodies la fanno soprattutto, come il resto degli italiani, al supermercato (87%), all’ipermercato (32,1%) e nei piccoli supermercati (21,4%). Ma sono grandi frequentatori dei negozi tradizionali di salumeria e gastronomia (29,7% contro 15,1%), di quelli specializzati in alimenti tipici (31%, contro 15,1%) e dei mercati rionali (21,8% contro 13,6%).

Il budget destinato a questa tipologia di acquisti è sensibilmente superiore alla media: circa la metà (51,8%, contro il 42,4%) spende tra i 300 e i 700 euro. Mentre il 21,4% (contro il 26,7%) meno di 300 euro…

I foodies in cucina: si riscopre il piacere di preparare piatti “speciali”

Cominciamo con il dire che il foodie cucina più o meno (il 79,4% lo fa abbastanza/molto spesso/ tutti i giorni) con la stessa frequenza con cui lo fanno il resto degli italiani. Ma va detto che quando cucina lo fa (83,6% contro il 72,9%) con abbastanza o molto piacere e, rispetto alla media degli italiani, ha più spesso voglia di cucinare “qualcosa di particolare” (82% contro 64%). La metà lo fa con una frequenza settimanale, mentre il 34,4% si cimenta con piatti originali e sfiziosi da 4 volte a settimana fino a tutti i giorni…

Ama soprattutto la cucina “gustosa e saporita” (89,3%). Detto in altro modo, apprezza i piatti “tipici, genuini e autentici” (78,3%).

Ma 7 foodies su 10 sanno anche accontentarsi di un buon panino, che può diventare un pasto gourmet a patto che si utilizzino materie prima di qualità, un pizzico di fantasia o la creatività di uno chef…

Buongustai che amano invitare gli amici a pranzo o a cena a casa propria

Una delle attività più tipiche degli appassionati del cibo è l’invito a cena (o a pranzo) di amici o conoscenti a casa propria. La frequenza è molto alta: il 43,4% dei foodies (contro il 26,7% degli italiani) lo fa da 2 a 4 volte al mese.

Se è vero che l’appassionato di cibo si considera un buongustaio (93,1% contro 79,5%) non vede negli chef celebri un esempio al di sopra di ogni sospetto e giudizio: l’83,7% (e qui stupisce che il confronto sia con il 75,1% del resto degli italiani) ritiene che “non sempre grandi cuochi e chef fanno gastronomia di autentica qualità”. E qui si avverte il “risentimento” di chi a volte vede tradita la propria passione proprio da parte di chi in fondo in fondo la alimenta…

Quando vanno in vacanza, infatti, l’86,2% di loro (contro il 60,5% degli italiani) scelgono la località proprio in base a una presenza significativa di ristoranti o di prodotti tipici.

Il vero difetto dei foodies? 8 su 10 dispensano continuamente consigli su cibo e cucina

A riprova di cosa sia il senso critico … va detto che i non foodies valutano le proprie capacità culinarie (si danno un 6,9, in una scala da 1 a 10) con più tolleranza dei foodies, che si fermano a un più equilibrato 6,5.

Se proprio vogliamo trovare un difetto ai foodies, va detto che sono un po’ “fissati” e si divertono a dispensare consigli su come si cucina, sui cibi e sui ristoranti un po’ a tutti: 8 su 10 lo fanno “qualche volta o spesso”, mentre questa mania, molto italiana (un po’ come nel calcio, dove tutti si sentono ct della nazionale) di voler dire la propria, arriva a contagiare normalmente 6 italiani su 10.

Internet, per loro è una fonte più importante della televisione

Se il sapere (e il conseguente farlo pesare) è la loro strategia, scelta per esercitare un ruolo e un potere in questo ambito, tra le fonti citate espressamente dai foodies troviamo il “passaparola” (59%), i libri “di cucina e ricette” (45,9%) ma anche “internet” (40%, contro l’appena 22,7% dei non foodies). Seguito – si badi bene, e non preceduto – dalla televisione (27%).

Sette foodies su dieci (contro appena il 33,2% dei non foodies) utilizzano frequentemente internet per visitare/consultare siti dedicati all’alimentazione, a vini, birra o altre bevande o per scegliere itinerari enogastronomici.

Nella rete cercano soprattutto “informazioni” (58,5%), ricette (54,3%) ma anche locali e ristoranti per i propri pasti fuori casa (43,5%). Mentre l’11,3% partecipa a blog o a gruppi di discussione su temi inerenti al cibo o alla cucina, l’8,5% predilige invece i concorsi dedicati agli stessi argomenti.

La Guida del Gambero Rosso, punto di riferimento per la metà dei foodies

La guida dei ristoranti preferita è quella del Gambero Rosso (52%), seguita dalla mitica e intramontabile Michelin (45,3%), da quella de l’Espresso (37,1%) e del Touring Club (36,9%).

Le riviste più lette, invece, sono 5: nell’ordine, ancora una volta il Gambero Rosso (59,2%), tallonata però da Donna moderna (57,5%) da Cucina Italiana (56,7%), da Sale e pepe (56%) e da Viaggi e Sapori (42,4%).

Mentre i programmi televisivi più seguiti sono, nell’ordine, la popolarissima “Prova del cuoco” (56%), “Linea verde” (50,8%), “Mela verde” (35,6%), “Gusto” (33,6%) del Tg5, “Eat Parade” (29,3%) del Tg2, “Gambero Rosso Channel” (28,2%), “Terra e sapori” (26,1%) del Tg1 e “Chef per un giorno” (20,9%) di La7.

I foodies e il mangiare fuori casa: un’abitudine a cui non sanno rinunciare

Non c’è crisi che tenga. Il foodie sceglie. Elimina altre opzioni (arredamento, abbigliamento, telefono, computer o auto) ma l’alimentazione non si tocca. Solo il 9,1% (contro il pur esiguo 19,2% degli italiani) taglierebbe questa voce del budget familiare se fosse costretto a dover risparmiare qualcosa.

Del resto il sogno nel cassetto di 4 foodies su 10 resta quello di poter “cenare gratis in tutti i ristoranti 3 stelle Michelin del mondo”.

La sua propensione a pranzare o cenare frequentemente (da 1 volta alla settimana a tutti i giorni) fuori casa è circa doppia (59,9% per il pranzo 62,8% per la cena) rispetto a quella degli altri italiani.

Per il pranzo i locali preferiti sono il ristorante (43,1% contro il 34,7%), la trattoria/osteria (33,5% contro il 18,8%), la pizzeria (32,1% contro il 22%) ma anche il bar/paninoteca (21,4% contro 19,5%) l’agriturismo (15,4% contro 6,5%) e il ristorante etnico (13,1% contro 3,8%).

Ma spesso (37,3%) sono invitati a casa di amici o parenti a condividere il pasto con loro.

Riguardo alla cena colpisce invece verificare che la pizzeria schizza al primo posto per entrambi i target (61,9% i foodies e 57% non foodies). Mentre al secondo posto figura il ristorante per il 60,6% dei foodies (35,5% i non foodies), seguito dalla trattoria/osteria, anche qui con un gap ampio tra i foodies (30,1%) e gli altri (15%). Altissima – 41,3% – anche la frequenza degli inviti a cena in casa di amici e parenti. Buone perfomance sul target foodies anche per i ristoranti etnici, gli agriturismi, le birrerie e le enoteche.

L’aperitivo? deve essere all’italiana (e non il tipico happy hour…)

Grande attenzione anche per corsi, serate di assaggi o degustazioni (li frequentano più di 1 volta a settimana il 17,3% dei foodies e il 3,7% dei non foodies) e per il rito dell’aperitivo fuori casa: anche qui il range tra appassionati del cibo e non è molto ampio. Lo praticano più di 1 volta la settimana il 42,1% dei foodies e solo il 15,5% degli altri.

Sulla tipologia dell’aperitivo il campione si spacca: il 59,8% dei foodies (48,8% gi altri) preferisce l’aperitivo all’italiana, con salumi, formaggi, buon vino, birra o spumante. Mentre solo 1 foodies su 3 (35,6%) predilige l’happy hour internazionale, con variegata (e pasticciata) presenza di cibi e bevande…

E nella scelta del vino, della birra o del ristorante internet batte le guide…

Se questa è la tipologia dei locali preferiti, è interessante vedere in che modo vengono scelti: per entrambi i target dominano la logica del “faccio di testa mia” (60,1% foodies e 63,9% gli altri) e “ascolto il consiglio di amici” (69,3% foodies e 64,3% gli altri).

Ma si apre un divario significativo quando entrano in campo criteri più specialistici: la consultazione delle guide, delle riviste specializzate e di internet guidano le scelte del 35,6% dei foodies e solo il 9,1% del resto degli italiani. Internet in particolare (16,8% per i foodies e 5,1% per gli altri) vince perfino sulle guide (11,3% per i foodies e 2%  per i non foodies)….

Lo stesso vale per la scelta del vino o della birra: qui fanno di testa loro il 68,5% dei foodies (52,4% resto campione), ascoltano i consigli degli amici il 64% dei foodies e il 44,6% dei non foodies.

Riviste, guide e internet pesano per il 38,7% nella scelta dei foodies (11,5% non foodies). Ma qui per il nostro target di appassionati di cibo il consiglio del sommelier schizza al 46,2% (contro un esiguo 18,3% del resto campione).

L'AcquaBuona

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