Luigi Cataldi Madonna. Pragmatismo abruzzese

4
13022

Non vignaiolo filosofo, ma filosofo vignaiolo, Luigi Cataldi Madonna divide il suo tempo tra gli impegni accademici e la tenuta di famiglia che lo ha richiamato alla terra da ormai venti anni. Pragmatismo, razionalità, chiarezza di intenti sembrano essere i lasciti dell’anima scientifica, da contrapporsi a quelli romantici di attaccamento alla propria terra, alle proprie tradizioni, alla propria storia. E su tutto l’eloquenza che certo non manca, insieme alla vis polemica, a completare la figura di un personaggio schietto con cui è piacevole intrattenersi a chiacchera mentre, costeggiando il Tirino (il fiume più pulito d’Europa!), saliamo verso Ofena, centro storico che domina l’omonima valle, stretta tra i giganti Maiella e Gran Sasso.

Questo è il Forno d’Abruzzo, noto per i suoi torridi pomeriggi (sfioriamo i 40 gradi durante la nostra visita, ma l’assenza di umidità e la ventilazione rendono il tutto accettabile, quasi piacevole) e per le rapide escursioni termiche notturne, quando le fredde arie della montagna si incuneano sotto la bollente aria diurna. Particolarità climatiche che per Luigi valgono bene un terroir… “Stiamo lottando per il riconoscimento delle sottozone abruzzesi, anzi vi posso anticipare che è ormai in dirittura di arrivo la sottozona Alto Tirino, ma non importava la burocrazia per identificarla, questa è una sottozona creata dal Padreterno!”

Qui i vitigni abruzzesi danno il loro meglio; i tardivi montepulciano, trebbiano, pecorino, possono varcare il torrido agosto ed acquisire complessità ed eleganza con gli sbalzi termici che diventano sempre più accentuati all’arrivo di settembre. Non c’è spazio per i vitigni precoci, ed è lo stesso Luigi a confermarlo con la propria esperienza: “avevo provato a impiantare sauvignon e cabernet sauvignon, ma con risultati pessimi, il cabernet lo avevo soprannominato “fagiolino” tanto era erbaceo! C’è poco da dire, sbagliando si impara” e ora sono i tre vitigni autoctoni a dare le maggiori soddisfazioni, specialmente il montepulciano, che dà origine a ben cinque vini aziendali, tra cui due Cerasuolo d’Abruzzo, un rosato a cui Cataldi tiene molto. Ma anche sul Pecorino qui si vanta addirittura una primogenitura :”E’ vero che Cocci Grifoni ha reimpiantato il pecorino prima di me (nel ’90 mentre io nel ’96) ma è anche certo che io sono stato il primo ad aver avuto il coraggio di utilizzarne il nome sul vino, e, come dicevano gli antichi nomina sunt numina!”

Le vigne aziendali sono piantate nella piana sotto Ofena, a 350 metri di altezza, e sulle prime pendici delle montagne, con una altezza massima di 500 metri sul livello del mare. Venticinque ettari da cui si producono 230.000 bottiglie in una cantina che Luigi definisce artigianale “che non vuol dire approssimativa, ma piuttosto senza fronzoli,” dove il lavoro si svolge sotto il controllo dell’enologo  Lorenzo Landi, portatore di due grandi innovazioni: la accurata scelta dell’epoca di vendemmia e l’utilizzo di anidride carbonica per ottenere una lavorazione delle uve in ambiente ridotto, a scapito di pericolose ossidazioni. Un enologo toscano quindi, quasi a ribadire il legame della zona con la regione d’eccellenza del vino italiano, un legame che forse è proprio alla base dello sviluppo vinicolo storico, visto che per lungo tempo furono i Medici a governare queste terre e vi fu un probabile influsso delle tecniche vitivinicole toscane.

Enologo a parte, Luigi ha le idee molto chiare su cosa voglia dire fare vino, ed è uno strenuo oppositore delle “ingenue teorie di alcuni” (cita il nome di un enologo “naturalista”, sbagliandone per due volte la dizione corretta, quasi a mostrare la sua poca considerazione…). “Sono contrario con tutto il mio essere alle fermentazioni spontanee. I lieviti autoctoni non hanno alcun legame con la territorialità, sono gli stessi ceppi batterici qui come ovunque, e non danno garanzia di concludere la fermentazione!” Ma neppure si fa prendere dagli estetismi del marketing: “io in testa ai filari pianto carciofi, mica le rose!” Scelte pragmatiche riflesse anche nella recente adozione della scatola di cartone per alcuni suoi vini, una necessità per la penetrazione in alcuni mercati esteri.

Assaggiamo qualche vino spillato dalle botti dal cantiniere Raffaele Orlandini (toscano anch’esso!). Il Pecorino 2008 ha belle note di fiori di campo, cenni di chinotto, agrume, chiusura amarognola. Il Piè delle Vigne 2008 (il Cerasuolo “di punta”) uscirà solo nel 2010 (un rosato!) ma mostra già bella presenza gustativa e un naso mediterraneo di timo e pietra. Due vini che mostrano la predilezione di Luigi per vini sottili, di facile beva, immediati, anche se non manca nella gamma aziendale il Tonì, Montepulciano d’Abruzzo affinato in legno (“ma volete che ve lo dica? Io ne aprirò due bottiglie all’anno, non mi va! Solo se devo farlo assaggiare a qualche amico…”). E d’altra parte cosa ci si poteva attendere da chi presenta ben due Cerasuolo, questo piacevolissimo vino rosato che fa la sua parte a sostenere le vendite regionali in questi mesi di crisi. Dei due il Cerasuolo base ha l’immediatezza del succo di lampone unita a una complessa verve aromatica e a una chiusura asciutta che lo rende, al gusto, più serioso. Il Piè delle Vigne, invece, ottenuto mescolando un 85% di mosto fiore vinificato in bianco a un 15% di rosso svinato dopo due soli giorni di macerazione (“il mezzofermentato di una volta”), ha profumi meno estroversi e una corposità più “rossista”, tannini non irrilevanti, lunga scia amaricante nel finale.

Lasciamo la cantina per salire nella vecchia Ofena, a visitare l’abitazione storica della famiglia, dove fino a poco tempo fa si trovavano anche le cantine, nel sottosuolo. Una importante villa di città, con una incredibile stratificazione di stili, e tutta una serie di foto e quadri di famiglia “che se dovessi spiegarveli tutti allora non basterebbe una giornata…” . Qua e là crepe vistose lasciate dal recente terremoto, anche se il disastro vero è lontano da quì, dall’altra parte del Gran Sasso. Luigi ce le mostra preoccupato, qui sono le sue radici, da qui nascono le sue idee e i suoi vini.

Azienda Agricola Cataldi Madonna
Località Piano – 67025 Ofena (AQ)
Tel. 0854 911680
info@cataldimadonna.it
azagrluigicataldimadonna@tin.it

Visita effettuata nell’agosto 2009

Immagini: la cantina nuova, vigna, grappolo di montepulciano, Luigi Cataldi Madonna (a sinistra) con Franco Santini, Bag in Box, vecchie bottiglie.

Luca Bonci

4 COMMENTS

  1. sono un misero cuoco e non ho commenti da fare difronte a tanta bravura,che qualche persona ha, nel fare il vino ,nel fare l’imprenditore,nel fare il filosofo,pero’ non so’ se sa fare l’amico,e sa mantenere ed avere i veri amicici che gli vogliono veramente bene,sono un misero cuciniere ( forse ex amico) con un po’ di nostalgia nel cuore per qualche piccolo screzio avvenuto nel passato. pero sono fiero di essere stato quello che nel suo locale ha presentato il toni’,in presenza di toni’,ciao luigi ed a presto antonio .p.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here