In Alto Adige la migliore fragola di montagna d’Europa

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VAL MARTELLO (BZ) – Nasce incrociando varie specie selvatiche americane e cresce arrampicata in una valle laterale della Venosta, sfiorando i duemila metri d’altitudine. Così quando altrove termina il raccolto, qua inizia la festa. E a proposito di occasioni per far baldoria, in Val Martello sul declinare di giugno un intero fine settimana è dedicato alla regina del bosco. La fragola, giustappunto, che quassù matura da giugno a settembre, baciata da un clima mite e secco, con giornate tiepide e notti fresche, mentre il sole la illumina per oltre 300 giorni all’anno. L’ideale per una maturazione più lenta e un sapore ricco.

Ci troviamo in Val Martello, rivolo di boschi e corsi d’acqua che da Laces (in Val Venosta, arcinota per i meleti) s’inerpica docilmente per 20 chilometri nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, passando da 950 agli oltre 2600 metri del rifugio Martello che domina il ghiacciaio del Cevedale. Il pioniere fu il maso Salthof, scaturito da una divisione ereditaria di antiche terme naturali. Come accadeva un po’ ovunque in montagna, le colture tradizionali di patate e cereali erano a malapena sufficienti alla sopravvivenza. Così, inizialmente deriso, nel 1961 il capofamiglia del maso Salthof decise di piantare le prime fragole e il tempo gli dette ragione. Tanto che dopo qualche anno focalizzò i propri sforzi su quest’unico frutto e sull’allevamento del bestiame. Ricavandone di che vivere e dando lavoro ad altri.

Prima erano cavoli (ogni battuta è fuori luogo), radicchio, broccoli, ma a partire dagli anni Sessanta si è investito in quella che è poi diventata una delle principali produzioni europee di fragole di montagna. Vaglielo a dire che venivano guardati di traverso da molti colleghi agricoltori. Così i coltivatori riuniti nella Società cooperativa MEG, con punto vendita e di smistamento lungo la strada principale che sale verso il lago artificiale del Gioveretto, mano mano hanno iniziato a rinunciare alle colture storiche a vantaggio di piccoli frutti come ribes, lamponi, more, fragole e ciliegie. “Ci siamo fatti quattro conti – spiega Peter Gamper, direttore della cooperativa – Abbiamo constatato che ai produttori conveniva sempre meno piantare verdure e sempre più produrre fragole e piccoli frutti, ottenuti in terreni situati tra 900 e 1.800 metri sul livello del mare e, quindi, in alta montagna. Questi vantano spiccate caratteristiche organolettiche, molto apprezzate dai consumatori”. 70 sono gli ettari a disposizione, per una produzione media di 1300 tonnellate fra ciliegie, fragole, piccoli frutti, con un fatturato di cinque milioni di euro fra fresco e trasformato. Perché alla Meg sono in vendita anche succhi, marmellate, sciroppi, biscottini, gelee rigorosamente strawberry flavor.

Poi, come qualsiasi accorto imprenditore (perché altrove non siamo altrettanto capaci?), hanno costruito attorno a questa coltura tutta una serie di iniziative collaterali. Vedi il sentiero di otto chilometri che fa un anello attorno alla parte bassa della Val Martello, circondato di colture ma anche di numerosi insediamenti selvatici. Il paradiso di grandi e piccini. Aperto tutto l’anno, in bella stagione è percorribile in un paio d’ore (estensibili a tre qualora si scelga la versione lunga). Così mentre il piede assapora tappeti di muschio e l’occhio sfiora i masi circostanti, la mano intrattiene un dialogo prolungato con fragoline, lamponi e ribes. Dopodiché è d’obbligo una sosta alla konditorei per una fetta di torta farcita di crema e accompagnata da un ciuffetto di panna. Ovviamente decorata da un fitto intreccio di fragole fresche.

galleria fotografica

Irene Arquint

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