E così in un sabato brumoso di novembre ho visto finalmente Zibello, mitico paese della bassa parmense dove è nato il culatello… Un paese piccolo piccolo, con un bel centro storico, poche case, l’argine del grande fiume Po a nemmeno un chilometro. Pianura a perdita d’occhio e tanta nebbia da novembre in poi… Ho visto un posto dove con la stagione fredda si mangia da dio.
Ho visto le vie del centro trasformate nel Bengodi: salumi dappertutto, di tutte le forme, di tutte le dimensioni, in quantità enormi…
Ho visto i volontari del paese friggere sorridendo quantità impressionanti di torta fritta (nel Parmense non chiamatelo gnocco fritto!) da mangiare con la spalla cotta bella calda. Le loro facce allegre, i loro scherzi in dialetto meritavano il viaggio.
E ne ho visto di vino, eccome. Ne ho anche bevuto, soprattutto il fortana, il vino-vitigno della nebbia e della sabbia, che cresce qui a Zibello, sulle sabbie alluvionali del Po. Un rosso frizzante amico fraterno del Lambrusco, forse ancora più beverino, che va giù e ti lascia in bocca una spremuta di melograno. Da non perdere il Nebbia e Sabbia del Podere Crocetta di Zibello.
E quindi fortana, ma anche gutturnio piacentino in damigiana, sincero e fatto bene, e poi lambrusco e poi… e poi birra, che mica si poteva lasciare da parte.
Ho visto i ciccioli di maiale venduti nei sacchetti e sgranocchiati dai ragazzi a passeggio, come fossero patatine: l’umanità forse non va così troppo a scatafascio.
Ap
E infine il culatello. Qua è nato, perché ha bisogno di freddo e di nebbia, e solo qua può esser fatto. Qua il culatello è una cosa seria. Viaggia su cifre da 65 a 95 euro al chilo, e ogni culatello va sui 4 chili abbondanti (mica lo si compra a fette!). Ho visto famiglie ai banchi dei salumieri, assaggiare in religioso silenzio e poi scegliere tutti insieme il culatello per natale. Cose che non immaginavo, assaggiatori esperti chiedere la prova della “puntatura” con l’osso, odorare attentamente, informarsi, valutare con cura, e poi scegliere un prezioso culatello da portare a casa ed appendere in cantina come una reliquia, da conservare fino a Natale.
Ho assaggiato un Parmigiano Reggiano 30 mesi da vacche rosse. Lo metti in bocca, chiudi gli occhi e mastichi, e poi capisci il perché.
Passeggiando nella piazza principale, trovi le caldarroste, la polenta arrostita col battuto di lardo, degli splendidi marrons glacés che provengono da Rivanazzano…
Come non commuoversi poi al Museo della Civiltà Contadina del paese; vedere gli attrezzi usati quando qua si coltivava il lino, si filava la lana, si faceva la pasta con “al torch”, si timbrava il pane di famiglia per riconoscerlo nelle cotture al forno comune.
Al calar della sera, tutti nel grande tendone tirato su per la cena: c’è caldo e vociare conviviale, la gente si scalda con la polenta al ragù e con la mariola bollente e le lanterne del vino rosso frizzante; sul palco sale un gruppo rock locale, che picchia forte e canta con l’inconfondibile accento di qua.
Per ritrovarsi a November Porc, appuntamento a novembre del prossimo anno. E speriamo ci sia la nebbia!
Siti utili:
www.novemberporc.it
www.consorziodelculatellodizibello.it
www.stradadelculatellodizibello.it
GALLERIA