Prima di raccontarvi la storia, una breve introduzione territoriale. Per chi non lo sapesse il Fucino – un altopiano di oltre 10 km quadrati di estensione, nel cuore d’Abruzzo, laddove una volta si trovava uno dei più grandi laghi d’Italia – è uno dei più grandi distretti agricoli del paese. I suoi prodotti – patate, carote, insalate e pomodori in primis – arrivano su tutte le tavole della penisola, anche se spesso attraverso vie poco “trasparenti”. A causa della mancanza di cooperazione e di mentalità imprenditoriale, problema cronico a queste latitudini, gran parte dei contadini locali spesso svendono i loro prodotti a prezzi stracciati. Grossisti occasionali comprano tutta la merce a forfait e quasi sempre senza pagare nemmeno il minimo corretto per la fornitura. A mettere le mani su questo mercato, poi, ci si mette anche la criminalità organizzata, che acquista sottocosto la merce, la trasporta in Sicilia o nel napoletano, e poi la fa risalire per rivenderla nelle principali piazze italiane a prezzi moltiplicati. Accade così che nei supermercati locali, che della filosofia del “Km zero” potrebbero davvero fare virtù, sempre più spesso gli ortaggi arrivano da terre lontane e a prezzi esorbitanti. Insomma, un bel pasticcio all’italiana!
Da questo perverso meccanismo stanno provando ad affrancarsi i coniugi Antonio e Lina, che hanno dato il nome all’azienda Palma Lina. Il nonno di Antonio coltivava e vendeva patate, grano e barbabietole nel Fucino già nel 1930. La produzione si è allargata nel corso degli anni con l’aggiunta della coltivazione di legumi e ortaggi, la svolta si è però avuta solo nel 2009 quando la giovane coppia ha preso in mano la gestione e si è lanciata in un progetto di rinnovamento totale. “Innanzi tutto abbiamo capito che per avere dei margini migliori e per proporci in maniera diversa rispetto agli altri produttori fucensi dovevamo puntare tutto sulla qualità e sulla sostenibilità della nostra produzione. Da qui la scelta di convertire tutta l’azienda in regime biologico certificato” – mi racconta Antonio, faccia onesta e stretta di mano la lavoratore.
Infine abbiamo creato una piccola rete di agricoltori con colleghi delle zone montuose dell’aquilano, più vocate per la produzione di legumi come ceci, lenticchie e cicerchie. Ci scambiamo i prodotti e li vendiamo insieme, con reciproca soddisfazione”.
Il prodotto di punta resta sempre la patata, prodotta in diverse varietà a buccia chiara e rossa, fino ad arrivare alla particolare patata a polpa viola, assai scenografica e molto ambita da chef e gourmet. Le raccolta è completamente manuale, cosi come il confezionamento e l’imballaggio; lo stesso Antonio, in prima persona, rifornisce rinomati ristoranti della capitale. Per tutti gli altri c’è appunto il sito di e-commerce, che presenta i prodotti in maniera chiara ed efficace, senza fronzoli e con una certa cura estetica. Interessate anche il blog di ricette, tutte realizzate con prodotti dell’azienda, che spiega come utilizzarli al meglio per creazioni gustose e fantasiose.
Quelle di Antonio e Lina sono idee semplici, che sembrano quasi banali. Eppure nel perverso meccanismo produttivo e distributivo del Fucino questa piccola azienda rappresenta purtroppo una rara eccezione.
(La foto d’apertura è di Ettore Di Berardino dal sito juzaphoto.com)