La sostenibile leggerezza dell’essere…. Riesling. Mosella, prove d’autore

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Una degustazione fantastica, dettagliata, pensata, spiegata. Per ricondurci idealmente a quel posto là, dove manco da un po’, e che di nome fa Mosella. Un ventaglio di proposte estrapolate dall’importante portafoglio di Vino & Design, grazie alla generosità del direttore commerciale Massimo Maccianti. L’epitome e la summa del vino d’autore tedesco, insomma. Con l’inarrivabile leggerezza, tanto prodiga di sfumature, di cui sono capaci quei Riesling, e quelli soli. Un timbro speciale il loro, dove i “concetti” di levità, scorrevolezza, bevibilità, capacità di dettaglio, eleganza e portamento spesso e volentieri si compenetrano, per decretare l’allure di un bianco distintivo e racé. L’essenza di quei vini è l’antitesi esatta di tutto ciò che andava di moda fino a un paio di lustri fa, quantomeno alle nostre latitudini, quando l’importanza di un bianco veniva sancita chissapperché dalle doti di pienezza, densità, morbidezza ed avvolgenza. Da un qualcosa cioè di generosamente dispiegato, atto a stordire più che a stimolare. Quei vini là invece posseggono acidità (tanta e buona, anzi nobile), tensione, verticalità, mineralità, snellezza, morigerata alcolicità: tutte doti alle quali si era poco avvezzi. Di più, sono vini che riescono ad evolvere con grazia. E a lungo. Mantenendo la stessa brillantezza, la stessa propensione al ricamo sottile, la stessa nonchalance. In alcuni casi, leggi le tipologie con maggiore residuo zuccherino, armonizzandosi. Sì, quei vini sono un privilegio rispettato anche dal tempo.

Ho sempre amato questa fisionomia di bianchi. Al punto che, a volte, nel corso delle mie stagioni giovanili più inconsapevoli, mi sono lasciato perfino confondere e traviare da certi esemplari che, una volta estrapolati dall’esperienza intima e privata della degustazione per essere calati nella realtà chiarificatrice di una tavola imbandita, si sono rivelati piuttosto insidiosi dal punto di vista degli accostamenti con i cibi. Quella più o meno evidente sensazione zuccherina, che non ti era sembrata così marcante quando li avevi assaggiati da soli, ecco che si traduceva in una straniante stucchevolezza.

Ebbene, di fronte ai VERI Riesling, firmati fra gli altri da Fritz Haag, Egon Müller, Dr Loosen, Markus Molitor o Joh.Jos.Prüm, la prova del nove della “vocazione gastronomica” sortisce ben altri effetti: una goduria, da non temere accostamento alcuno. L’ennesimo privilegio, come se non bastasse.

Note a margine

Tanto chiara appare, nella sua eclatante evidenza, la fisionomia dei Riesling mosellani, quanto complessa la loro decifrazione tipologica, se ci atteniamo all’articolato dedalo burocratico che, con implacabile puntiglio teutonico, la legislazione locale ci ha cucito attorno. Cercheremo quindi di estrarne i termini più ricorrenti, tanto per fare un barlume di chiarezza.

Sulla base dell’epoca vendemmiale, e quindi di un minore o maggiore potenziale zuccherino delle uve, si distinguono i Kabinett, gli Spätlese, gli Auslese, i Beerenauslese (BA), i Trockenbeerenauslese (TBA), gli Eiswein. Le tipologie Beerenauslese, Trockenbeerenauslese ed Eiswein sono immancabilmente dolci. Quando si parla di “tradizionale” ci si riferisce a quei vini elaborati con zuccheri residui, che rappresenta la maniera, appunto, della tradizione, oggi sempre più frequentemente affiancata dai vini Trocken, ovvero secchi, in decisa crescita di appeal. Se il vino è un Trocken, solitamente viene indicato in etichetta, così lo sai. Quando non ci trovi scritto niente, dovrai aspettarti un tenore zuccherino più o meno pronunciato. Ah, con l’acronimo Qba (sinonimo di Quatitatswine) si sancisce, al pari di una Doc nostrana, che le uve provengono da una certa zona d’origine. Vorrebbero darti ad intendere che si tratti di vini base, ma mica sempre è vero!

Le zone di produzione sono la Mosella propriamente detta, i cui vigneti, suggestivi e scenografici, sorgono lungo le sponde del fiume omonimo, la Saar e la Ruwer, altrettanto suggestive, che prendono il nome dagli omonimi affluenti della Mosella.

Con il termine Grösses Gewachs si fa riferimento a un Grand Cru, anche se non esiste una classificazione ufficiale in Germania; con Alte Reben a “vigne vecchie“. Ma le complicazioni non si esauriscono qui: i vini etichettati con Gold Capsel, cioè con una capsula dorata, sottolineano i vigneti più importanti. Non contenti, c’è pure la Large Gold Capsel, il meglio del meglio, spesso sinonimo di tirature limitatissime.

FRITZ HAAG (Mosel)

Juffer SonnenhurUno dei migliori amici miei, per diritto acquisito appartenente allo zoccolo duro della complicità esistenziale, sono solito chiamarlo Fritz. Il suo vero nome è ormai un ricordo lontano. Bene, la fonte di ispirazione mi sembra chiara, no? Per noi, impenitenti “mosellinomani”, Fritz (Haag) resta un nome inviolabile, come una idealità, capace di circostanziare in poche sillabe, e nel giusto modo, i concetti laicamente santi di purezza e sostanza. Fritz Haag. Un nome che conta, nell’universo-mondo vitivinicolo.

Certo è difficile incontrare vini così “costituzionalmente” compiuti ed irreprensibili come quelli prodotti da Fritz Haag. La mano tecnica super-consapevole ci mette del suo, ammettiamolo. Ma per fortuna ha incontrato sulla propria strada un vigneto emblematico, il Brauneberger Juffer, e i conti sono tornati fin da subito, anche dal punto di vista del coinvolgimento emotivo. Non si può sbandierare di aver assaggiato i più grandi vini bianchi se non si è provato, almeno una volta nella vita, un vino di Fritz Haag.

Brauneberger Juffer Riesling Spätlese 2011 (trad.)

Gli muovi ben pochi appunti sul piano formale. Ha tutto. La dolcezza è integrata, il ricamo dei profumi maledettamente attraente, il disegno preciso, la progressione ordinata. Insomma, unisce saldezza ed eleganza in una trama adeguatamente coesa e ritmata. Che cosa puoi dirgli, che è un fottuto Riesling con gli attributi? Sì, lo è.

Brauneberger Juffer Riesling Grösses Gewachs 2014 (trad.)

Elettrico, reattivo, scattante. Davvero vibrante e peculiare il profilo aromatico: sono erbe, e frutti a polpa gialla, e spezie. Cremoso e al tempo stesso “dritto”, è un bianco ineccepibile, nitido, “sferico”.

Brauneberger Juffer  Sonnenhur Riesling Auslese 2012 (trad.)

Giocato sulle mezze tinte, equilibrato, fine, dalla componente zuccherina ben armonizzata, è delicata introspezione, è affascinante ritrosia di vino in divenire.

KARSMÜHLE (Ruwer)

Al Mulino di Karl, nei pressi di Merterdorf, Peter Geiben fima Riesling solidi e puri, di nettissima intelaiatura minerale, peraltro proposti a prezzi molto competitivi, anche se non conosciuti per quanto meriterebbero. I suoli d’ardesia grigia e quarzite, colmati in superficie da sottili strati di terra scura, si trovano lungo il corso del fiume Ruwer, affluente della Mosella, mentre le vigne che lì vi crescono beneficiano sicuramente del particolare microclima, caratterizzato da giornate calde e notti fredde. E’ quel che ci vuole per “partorire” territorio.

Riesling Feinherb Qba 1 litro  2013 (trad.)

Mineralità accentuata ai profumi, d’ascendente quasi “vulcanico”, più caratteriale che elegante. Al gusto ha polpa, avvolgenza, nitore. Poca complessità se vogliamo, ma a quel prezzo caspita!

Lorenzhofer Trocken Alte Reben Riesling 2012

Una potenza finanche volitiva per un vino roccioso, dal deciso timbro minerale, dal frutto carnoso e dalla chiusura ancora rigida e austera. In lui poca flessuosità ma tanta determinazione.

Kaiseler Nies’chen Feinherb Riesling Kabinett 2012 (trad.)

Anche qui a brillare è un bel timbro minerale, ma rispetto agli altri vini della casa, piuttosto coriacei e di pochi fronzoli, emerge una migliore modulazione nei toni e una più leggibile eleganza di fondo. Non profondissimo, quello no, ma decisamente buono se rapportato al prezzo.

DR LOOSEN (Mosel)

Ernst Loosen non ha certo bisogno di presentazioni. E’ Mister Riesling, e tanto fa. Planetaria la fama, distintivi i vini, che coniugano con rara efficacia terroir e tecnica. Terroir elettivi, si badi bene, non di rado onorati da vigne a piede franco. Ciò che in molti casi (leggi Wehlener Sonnenuhr, Erdener Pralat, Ürziger Würzgarten) fa la differenza. Nella selezione di oggi almeno tre i vini di valore assoluto.

Dr L Riesling Qba Trocken 2014

Il vin de négoce di Ernst Loosen possiede la traccia della pietra spaccata e la suggestione citrina di un marchio di fabbrica. Doti, queste ultime, che non fanno che sottolineare la mano sicura in ogni fase della vinificazione. Realmente rigoroso, affusolato, dinamico, quasi silente, gioca in sottotraccia le sue carte e ti invoglia alla riprova.

Dr L Riesling Qba 2014 (trad.)

Ancora un vin de négoce ma in versione “tradizionale”, cioè con residuo zuccherino. Ancora mineralità, del tutto assimilabile a quella del vino precedente, e poi succo, acidità che spinge, densità e scorrevolezza maritate. Rilievo zuccherino in evidenza qui, a delineare un tratto gustativo più morbido e rilassato, sostanzialmente accomodante.

Wehlener Sonnenuhr Riesling Spätlese 2014 (trad.)

Wehlener Sonnenuhr: uno dei vigneti simbolo della viticoltura germanica, oltremodo sassoso e ben esposto (ma che consta di parcelle anche diverse fra loro, soprattutto in termini di profondità dello strato aerobico), culla ideale di Riesling succosi, longilinei, equilibrati, di piccante acidità.

Ricchezza interiore e profilatura sartoriale, goduriosa cascata di agrumi canditi e frutti a polpa bianca, freschezza étonnante e lunga chiusura elegantemente floreale, ampia e cristallina. Il terroir è di razza, il vino eccellente.

Ürziger Würzgarten Riesling Grosses Gewachs 2012 (da vigne ottantenni)

E’ terra rossa, ricca in ferro. Per questo spariglia il carattere aromatico delle uve che lì vi si raccolgono. Voce a sé stante di Riesling mosellano “strutturato”, o full-bodied, come recitano le anglofonie, è un vino questo di “esotica estroversione fruttata”, dove il commento ai profumi si fa decisamente speziato. Un Riesling paradigmatico, che potremmo definire “opulento”, se ci riferiamo ai classici registri espressivi della denominazione. Cremoso, avvolgente, di ficcante acidità, con un briciolo di carbonica da smaltire, porta con sé, e in sé, la firma dello speciale terroir.

Ürziger Würzgarten Riesling Auslese 2010 (trad.)

Albicocche candite e agrumi, sapidità e mineralità come maritate: è matrimonio d’amore. Vitale, finissimo, straordinario per tensione e savoir-faire. Ad altissimi livelli, come grande annata richiede.

Blaushiefer Riesling Eiswein 2012

Con il profilo deliziosamente rotì, innervato dai ricordi di erbe, spezie e zafferano, e con la carezzevole tessitura tattile che si ritrova, a lui appartiene la classe del grande vino: è sottile, infiltrante, signorile.

MARKUS MOLITOR (Mosel)

Un ciclone. A Markus Molitor non fanno difetto la curiosità, l’ardire e la maniacalità di viticoltore attento e scrupoloso. In certe stagioni è capace di tirarti fuori 150 vini diversi, ricavandoli dalle parcelle e dalle sotto-parcelle dei suoi quindici siti di proprietà, che costituiscono una inestimabile “potenza di fuoco e di terroir”. Diverse le tipologie in gioco, dalle tradizionali alle versioni trocken. Stimolanti le vecchie annate via via poste in commercio. Per gli amanti del genere, o per gli amanti tout court, vini imperdibili.

Wehlener Klosterberg Hochgew Riesling Qba 1995

Sul versante di Wehlen, i ripidi pendii sono costituiti da suoli d’ardesia mediamente sassosi e decisamente ferrosi. Nei vini, delicata si fa la fragranza fruttata, elegantissima la traccia minerale, eccellente il potenziale di longevità. Esempio calzante questo ’95 (attenzione, vino in catalogo!): di ricca essenzialità, troverete disarmanti -tanta la purezza- gli attributi della salinità e della freschezza acida, a scolpirne un profilo quintessenziale, interiorizzato e puro. Laminato come il satin, di irresistibile dinamica, fa ancora salivare. Un vino verticale come il suo vigneto. Ed è “soltanto” un Qualitatswine!

Zeltinger Sonnenhur Riesling Auslese 2013 (trad.)

Dalle ardesie blu risalenti al periodo Devoniano, da suoli molto sassosi, da stretti terrazzamenti, da vigneti storici, alcuni dei quali ultraottantenni, da un sito in cui la maturità del frutto è prerogativa cumsustanziale, da rese naturali risibili, ecco un Auslese dove gli “sbuffi” di erbe, pesca e pera, con certe tentazioni da “profumeria”, caratterizzano un naso di morigerata spigliatezza. Eppure in bocca ne apprezzerai il disegno e la sensuale tattilità del suo tessuto. Certo gli zuccheri giocano un ruolo da protagonista nel bilancio complessivo, quantomeno in questa fase. Lo definirei un vino dialettico, non sempre (non ancora) risolto.

Saarburger Rausch Riesling Spätlese 2013 (trad.)

Dalle più recenti acquisizioni nella Saar, ecco uno Spätlese da vigna singola di filologica linearità gustativa, continuo nella progressione, adeguatamente sfumato e deliziosamente balsamico. E’ un buon bere, senza toccare lidi di superiore complessità. C’è qualcosa infatti che lo trattiene. E che mi trattiene.

EGON MÜLLER (Saar)

Ovvero della razza e della esclusività. Produttore mito di Germania (e anche più in là), oltre ai suoi irraggiungibili TBA produce Riesling esclusivamente tradizionali, ossia con residuo zuccherino, le cui uve provengono dal vigneto Scharzhofberg, un vigneto tanto importante da farlo risaltare in etichetta molto più che non il nome del produttore. Il territorio sopra ogni cosa, quindi. E dobbiamo ammettere che qui approdiamo su un altro pianeta: questione di profondità, di tocco, di “sentimento”, doti che non ti inventi.

Scharzhofberger Riesling Qba 2014 (trad.)

Questo Qualitatswine 2014, ricavato dal monopole aziendale, è un Riesling puro, paradigmatico, finemente intessuto, di raffinata personalità. Vola alto, librandosi a pieno cielo, e tu non lo dimenticherai.

Scharzhofberger Riesling Kabinett 2014 (trad)

Sapore di uva che si diffonde, tatto finissimo, tensione e lunghezza sorprendenti. Laminato, mentolato, cristallino, di erbe aromatiche e spezie. Un incanto.

JOH. JOS. PRÜM (Mosel)

Da cosa dipenderanno il prestigio, la razza e l’inarrivabile fama arrisa ai Riesling di Johannes Joseph Prüm? Semplice, da quattrocento anni di storia consapevole. Per dirla alla Manfred Prüm, non c’è nessun segreto, solo il lascito delle generazioni precedenti. E in secondo luogo, mi permetterei di aggiungere io, la vocazione dei ventidue ettari di proprietà, alcuni dei quali ospitano ancora ceppi a piede franco. J.J.Prüm: una istituzione. I loro Riesling una summa perfetta di freschezza, nuance, profondità, eleganza. Da sempre elaborati in maniera tradizionale, con residuo, sono vini così come vengono, senza forzature. E si sente.

Graacher Himmelreich Riesling Kabinett 2009 (trad.)

Insieme ad Egon Müller il produttore i cui vini hanno dimostrato doti di più spiccata personalità. Inarginabile quella del Graacher Himmelreich ‘09: combina istinto e complessità in un sorso solo, e tu non sai che scegliere. Pulsione minerale, sottigliezze agrumate, progressione, ritmo, persistenza, piena armonia delle vari voci gustative: un trionfo di eleganza e caratterizzazione.

Welhener Sonnenhur Riesling Kabinett 2011 (trad.)

Laminato, agrumato, floreale, lungo e coinvolgente. Ottimamente definito ed appagante, a fargli le pulci desidereresti una migliore integrazione della quota zuccherina.

Bernkasteler Badstube Riesling Kabinett 2011 (trad.)

I suoli che insistono sulle forti pendenze del vigneto Badstube hanno un cuore di ardesia ed ottime capacità di ritenzione idrica. Sono terreni adatti per ottenere vini freschi e leggeri, dalla componente acida stabile, e in quanto tali espressioni purissime dello stile-Mosella, capaci peraltro di lunghe parabole vitali. In questo caratteriale 2011 ci troverai un che di remissivo ai profumi, dal momento in cui annuncia ma non dichiara sentori di roccia e fieno. Ma è una vibrante reattività a renderlo particolarmente accattivante al palato: teso, di bell’equilibrio, su scia di piretro, chiede solo tempo ma sa già che avrà una vita davanti a sé.

VON SCHUBERT (Ruwer)

A casa Von Schubert, nella Ruwer, le etichette sono sempre quelle di oltre un secolo fa. Tanto per dire. A casa Von Schubert, nella Ruwer, i vigneti sono vigneti pendenti, di mirabolante ripidezza, da lavorarsi esclusivamente a mano, comme il faut. I vini, quali ispirati portavoce della loro terra, esprimono una sentita mineralità e un delicato timbro fruttato. Maturano bene in bottiglia, non di rado suscitando stupore e sorpresa per cotanta “capacità di allungo”. Carl Von Schubert, l’attuale proprietario, è un personaggio: così narrano le cronache.

Abtsberg Riesling Kabinett 2008

Ecco un ispirato testimonial del tipico carattere Ruwer, proveniente da un vigneto disposto nei pressi della casa padronale motivatore di vini saporiti, dall’acidità fruttata. Deciso, sferzante, con la traccia idrocarburica e le sensazioni fumé da pietra spaccata in evidenza, non puoi non trovarlo coinvolgente. In bocca poi è rinfrescante, bevibilissimo, puro. Che vuoi farci, ha “solo” 8 anni!

Abtsberg Riesling Alte Reben 2008

Bella tempra minerale, riconoscibile e fiera; buona polpa di frutto racchiusa in un profilo sostanzialmente roccioso, di poche moine; chiusura di partita più pragmatica rispetto al Kabinett pari annata. Una inflessibilità quale peccato veniale della gioventù.

Herrenberg Riesling Kabinett 2011 ( trad.)

Herrenberg è un vigneto che apporta tanta acidità nei vini, e al contempo una certa robustezza, non disgiunta da un sentimento floreale di fondo. In questo Kabinett c’è un pelo di evoluzione di troppo fra le maglie, ma poi ecco uscir fuori la solida mineralità che fa tanto Ruwer. E’ ciò che si infiltra in un naso dalle cadenze dolci, in cui il contributo degli zuccheri tende oggi a prevalere. Polposo, avvolgente, rotondo, manifesta un’attitudine “da centrocampista”.

Herrenberg Riesling Auslese 2011 (trad.)

Bella polpa, dichiarata ricchezza zuccherina, elegante sensazione rotì, conforto di agrumi canditi e fiori, sinuosa levigatezza, bevibilità. Che buono!

FERNANDO PARDINI

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