Istine, in Chianti classico. Tutto il rispetto che si deve a una terra

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E’ bello quando una nomea si alimenta di sostanza, e di quella soltanto, perché tutto sembra riacquisire il giusto peso, appropriandosi di senso. Prendi Istine, ad esempio, una delle big thing più recenti apparse sulla scena chiantigiana: a ben vedere, per una volta, il passaparola e la conseguente, crescente celebrità di questa giovane firma raddese hanno fatto esclusivo affidamento sulle “capacità di racconto” dei vini, la cui eloquenza è tanto manifesta da stimolarti di fatto alla conoscenza, o quanto meno alla curiosità di saperne di più. Il fatto poi che l’ambaradan sia riconducibile ad una donna – il suo nome Angela Fronti – amplifica il rispetto che si dovrebbe verso ogni storia che nasca dalla terra, per la terra.

E questa storia, dalla terra, ci è nata per davvero. Affonda le sue radici all’indietro nel tempo, dritta al cuore e ai progetti di una famiglia di origini contadine la quale, grazie alla intraprendenza del nonno paterno di Angela, negli anni Sessanta del secolo scorso ha deciso di fondare una attività di movimentazione terra, scavi per l’agricoltura e impianto di vigneti, attività poi proseguita e ampliata dai figli; circostanza che ha consentito alla famiglia non solo di conoscere in lungo e in largo il vasto territorio chiantigiano, quanto di acquisire negli anni vari appezzamenti, principalmente a Radda e a Gaiole, da destinarsi a vigneto. Ma se fino al 2010 i Fronti avevano sempre venduto le uve ad altre cantine, dal 2012 la storia prende un’altra piega. Con l’arrivo di Angela, appena trent’anni e una laurea in enologia, e con i primi imbottigliamenti, nasce Istine intesa come azienda agricola produttrice del proprio vino.

Il patrimonio vitato è composito e stimolante, si va dalla vecchia vigna famigliare di Casanova dell’Aia, alle porte di Radda – 4,5 ettari progressivamente reimpiantati, ad altitudini significative, su suoli di galestro e alberese con inserti argillosi – all’acquisto più recente, la Vigna Cavarchione di Gaiole in Chianti, nei pressi del borgo di Vertine – sei ettari esposti a sud est su suoli di galestro e alberese ricchi di scheletro – e infine ai cinque ettari della Vigna Istine, sempre nel comune di Radda ma quasi al confine con il comune di Castellina in Chianti, situata in un contesto ambientale di selvatica bellezza disposto ad oltre 500 metri di altitudine, con esposizioni che intercettano il nord, pendenze mirabolanti e suoli sassosissimi a prevalenza di alberese, galestro e calcite.

Angela ha inteso onorare questo patrimonio mettendo in pratica alcuni precetti di limpida concretezza: una chiara filosofia del cru (vigne differenti con a dimora le stesse varietà di uve, stessi metodi di conduzione in vigna e in cantina, vinificazioni separate), una elaborazione cantiniera di stampo tradizionale ( botti grandi, medio-lunghe macerazioni “alla piemontesina”), una viticoltura biologica certificata. Semplice, no?

Fin dalle prime apparizioni i vini di Istine sono stati salutati dai più  come i nuovi, ispirati portavoce della vecchia scuola. La loro trasparenza espressiva ha riallacciato un dialogo strettissimo con i capisaldi costitutivi dei Chianti Classico d’antan in termini di purezza, freschezza e versatilità, con in più un nitore e una capacità di dettaglio che sottintendono una premura del tutto “contemporanea”.

Oltre ai tre cru, ovvero ai tre Chianti Classico da singolo vigneto e da sole uve sangiovese, c’è il Chianti Classico “d’annata” che pesca il suo sangiovese (con appresso un saldo di canaiolo e colorino) da tutti gli appezzamenti a disposizione e rappresenta il vino signature della casa per movenze e cifra stilistica. E infine il Riserva LeVigne, che raccoglie la selezione più “estrema” di sangiovese dai tre corpi di vigna principali, vinificata separatamente ed assemblata secondo estro a poca distanza dall’imbottigliamento. Solitamente il vino a più lenta carburazione, il più dotato dal punto di vista della densità e della struttura, la cui maglia acido/tannica chiede sempre tempo per sdilinquirsi in trame più armoniose, rispetto alla comunicativa flessuosità degli altri vini. Fra le novità più recenti, ecco poi un Rosato da sole uve sangiovese che già si distingue per agilità e brillantezza, e un bianco da uve trebbiano e malvasia maturato in anfore di terracotta ancora alla ricerca della migliore messa a punto.

Ora, dietro ogni progetto agricolo ci stanno le persone. Il loro pensiero e, soprattutto, i gesti e i modi, condizionano e permeano di sé ogni conseguimento e ogni percorso stilistico. Ecco, non ci vuole poi molto a capire di quanta passione si alimenti l’approccio al mestiere di Angela Fronti. Di quanto coinvolgimento, di quanta curiosità, di quanta umiltà. E di quanta tensione emotiva, per una giovane vignaiola che un giorno si è semplicemente chiesta quale potesse essere la maniera più rispettosa per elaborare vini in qualità di fedeli traduttori del terroir, dal momento in cui aveva deciso di dedicargli la vita.

Sono trascorsi pochi anni dai primi imbottigliamenti. Un niente, in viticoltura. Eppure la luce che irradia dai Chianti Classico di Istine è una luce “adulta e consapevole”; il passo assunto quello della distinzione. Dal profilo longilineo e magnificamente disadorno del Vigna Istine alla melodiosa seduzione del Vigna Cavarchione, dalla sobria compostezza del Casanova dell’Aia all’austera eleganza del Riserva LeVigne. Per non parlare del Chianti Classico “annata”, la cui spigliata disinvoltura richiama ad ogni sorso quelle terre là, offrendoti il conforto dell’autenticità.

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I VINI DI UN GIORNO

Bianco 2019 (malvasia e trebbiano dalla Vigna Casanova, affinamento in anfore di terracotta dell’Impruneta)

Dai profumi accennati e ancora da crescere, si muove con nonchalance. Simpatico a pelle, senza troppe sfaccettature, è la sua franchezza ad allietarti.

Rosato 2019 (sangiovese, in prevalenza dalle vigne di Gaiole)

Gustoso, floreale, brillante, dal provvidenziale “schiocco” acido, è sciolto, dinamico, slanciato e molto piacevole.

Chianti Classico 2018 (sangiovese; canaiolo, colorino)

Fragrante e composto, stilizzato e peperino, possiede fondamenta eleganti, rara schiettezza e una innata vocazione gastronomica.

Chianti Classico Vigna Cavarchione 2018 (sangiovese)

Sensuale e coinvolgente come spesso gli capita, accoglie scioglievolezza, frutto, densità e sapore sciorinando una dote tannica dalla dolcezza inoubliable.

Chianti Classico Vigna Casanova dell’Aia 2018 (sangiovese)

Porta il timbro Radda marchiato a fuoco nel suo dna: silhouette affusolata, profumi eleganti, trama netta e profilata, finale sapido e sottile. Fra le migliori versioni di Casanova dei ricordi miei.

Chianti Classico Vigna Istine 2018 (sangiovese)

Affilato, snello, minerale e sentitamente floreale, la sua seduzione è pura interiorità. Più acido che tannico, si libra, si slancia, si tende e punta dritto al cuore.

Chianti Classico Riserva LeVigne 2016 (sangiovese)

Una vena più austera qui, per un vino saldo, introspettivo, compatto & compassato.  Profondamente balsamico, chiede tempo per acquisire maggiore ariosità. Ma il futuro non gli fa paura.

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FERNANDO PARDINI

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