Oltrepassiamo la soglia e ci accorgiamo subito che, oltre alla cura del dettaglio, c’è forte la voglia di raccontare le caratteristiche del proprio territorio mediante simboli e richiami. Un viale attraversa filari di viti con le uve che rappresentano l’identità dei viticoltori, e termina in uno spazio che evoca l’anfiteatro di Luni, originariamente di tre piani e settemila persone di capienza e simbolo della importante città che i romani fondarono nel 177AC dopo aver domato il terribile popolo ligure a prezzo di sanguinose sconfitte, e che nonostante sia stato in parte “smontato” quando la città venne dichiarata “Rex nullius” esercita ancora un grandissimo fascino. Viti vigorose incastonate nel muro ricordano i muretti a secco frequentissimi in una regione stretta fra mare e montagne, e indicano la strada verso un percorso sotterraneo che porta nella pancia della cantina.
Accompagnati dalla riproduzione dei suoni della campagna e dei volti di chi la coltiva, finalmente entriamo in questa “creatura” fortemente voluta nel momento il padre Paolo e figli, si sono chiesti se continuare con la dimensione famigliare della casa-cantina o tirare una riga e creare uno spazio nuovo, fatto non per essere esibito ma per consentire un lavoro migliore, più preciso, puntuale, per permettere sperimentazioni e maggior consapevolezza. Niente archistar in azione ma il designer Andrea Del Sere e uno studio tecnico specializzato in cantine. Lo stile architettonico è moderno e discreto, perché l’edificio è in parte interrato, non completamente per non interferire con le importantissime falde acquifere. Si arriva al luogo dedicato all’affinamento in vetro in cui spiccano le bottiglie del metodo classico Cuvée Lunae. È poi suggestiva la prospettiva dei tini di acciaio, fondamentali per chi produce per due terzi vini bianchi; poi, i contenitori in legno da 20 e 30 ettolitri, e qualche barrique per l’affinamento del Cavagino. Naturalmente non manca la imponente linea di imbottigliamento (made in Italy).
Ci si sposta di poco e si arriva in quello che è il riassunto del mondo di Cantine Lunae: l’incantevole piccolo “borgo” di Ca’ Lunae. Qui una deliziosa piazzetta è il baricentro attorno a cui sorgono un evocativo museo della viticoltura e dell’uomo che la rende possibile, che dedica una sala a ciascuna delle fasi della produzione del vino con tanto di pionieristiche diraspatrici, un locale adibito a ristorante, qualche appartamento, e un suggestivo liquorificio rilevato dalla fabbrica artigianale fondata da Anna Stoppa in cui vengono realizzati liquori squisiti a base di rosa, di foglie di pesco (il Persicheto, che sorprende con i suoi profumi di mandorle), di erba cedrina, di arancio, di pruno (arbusto che produce bacche nere ricchissime di tannino).
Siamo qui perché Paolo Bosoni
A proposito di vini, la produzione di Cantine Lunae è ampia: naturalmente ci sono i Colli di Luni Vermentino nelle loro varie espressioni (l’Etichetta Bianca, l’Etichetta Grigia e l’Etichetta Nera, il Cavagino da vigneto singolo, e il Numero Chiuso, 2600 bottiglie tratte da due vigneti, e poi l’Albarola e al La Bianca, straordinariamente mentoso, da uve vermentino e malvasia. A seguire, il rosato Mea Rosa da vermentino nero e i rossi: il Ciliegiolo, il Vermentino Nero, il Niccolo V, merlot completato da pollera nera e sangiovese, e l’Auxo a base sangiovese, canaiolo e ciliegiolo, il Circus a base di albarossa, alicante, massareta e infine il metodo classico Cuvee Luna, e il passito da vermentino Nektar.
Infine, nella bella sala di degustazione affacciata sull’”anfiteatro” con lo sfondo di colline verdissime, arriva un percorso di degustazione a riassumere anni di lavoro e di progressi via via raggiunti.
Il Colli di Luni Vermentino Cavagino è il cru della produzione di Cantine Lunae: proviene da una singola, piccola vigna, è affinato per il 40% in barrique ed esce dopo tre anni dalla vendemmia. Il 2021 al naso è opulento e spazia dalla frutta gialla all’arancia candita con un sottofondo di leggeri toni mielati e burrosi. Il bocca è scorrevole e progressiva, potente, e una vena acida si insinua in un finale letteralmente travolgente.