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Progetto non banale da realizzare, innanzitutto per il numero delle tenute distribuite nei vari territori (10 ettari di vigne a Mercatale in Val di Pesa confinante con i possedimenti degli Antinori, 30 ettari nella “casa madre” di Cortine (comune di Barberino Tavarnelle), altri appezzamenti a San Donato dove è stato spostato il frantoio aziendale, e a San Casciano Val di Pesa dove ci sono la vinsantaia e 15 appartamenti in fase di ristrutturazione. Senza dimenticaere gli uliveti distribuiti in 8 comuni, oltre a quelli sparsi intorno alla miriade di chiese e pievi, visto che fra le funzioni dell’azienda c’è anche quella della loro cura (taglio dell’erba, concimazione, potatura, raccolta…)
Poi, in questi casi è decisiva la figura dell’enologo che tenga le fila di un lavoro collettivo, che imposti le procedure e definisca stili e caratteri. Oggi la cura delle vigne e le scelte in cantina sono nelle mani salde di Andrea Paoletti, per 15 anni direttore agrario da Antinori e consulente per 20 anni da Ornellaia, e ora tante consulenze (anche) fra Turchia, Montenegro, Stati Uniti, Georgia,Ungheria. I suoi modi non sono quelli dell’enostar, ma quelli di una persona con i piedi ben piantati nella terra con cui ha a che fare e che si rende conto con umiltà delle tante difficoltà del compito.
Quello che si avverte nel suo lavoro è l’amore per l’ordine e la precisione, ad iniziare dai gesti in campagna con cui accudisce le uve bianche malvasia e trebbiano e le rosse sangiovese, canaiolo, colorino e pugnitello a cui si aggiungono piccole quantità di merlot e petit verdot. Per dire, guardando le pareti fogliari delle viti si osserva la cura al centimetro, in modo che all’uva arrivi la luce giusta, né troppa né troppo poca, per una ideale maturazione compatibilmente con le temperature dei nostri tempi. Passeggiando fra le vecchie viti di canaiolo e guardando le foglie integre e verdi, si apprezza anche un salutare senso dell’umorismo: la pressoché totale assenza di peronospora in un’annata che ha visto a maggio e giugno piogge continue potrebbe essere vista come un “appoggio dall’alto”, garantito a chi lavora per la chiesa e che produce il vino che si usa nelle messe. Nella cantina vintage (risale agli anni ’70) colpisce la passione per i contenitori in cemento, ideali per una sosta post-legno del vino.
Ordine e precisione si ritrovano nel carattere dei vini, strutturati in due linee: la Pieve di Campoli, che comprende Chianti, Chianti Classico annata e Riserva, Rosato e Vin Santo e la Cortine con il Chianti Classico, la Riserva e la Gran Selezione, oltre al Canaiolo e il Vin Santo del Chianti Classico, quest’ultimo usato per le celebrazioni della Cattedrale di Firenze. Ma partiamo da un interessante Canaiolo 2020 che matura un anno in barrique e poi sosta un altro anno in bottiglia: è ampio al naso, dove mostra una forte speziatura, è snello e leggero al palato, e chiude con un bel rilancio gustativo in un finale fresco con affascinanti note ammandorlate. Il Chianti Classico Pieve di Campoli 2020 (sangiovese, con un saldo di canaiolo e colorino) mostra una buona finezza al naso e l’ingresso in bocca è all’insegna di freschezza e frutto fragrante. Si espande bene, è succoso e dalla bevibilità pungente.
Pieve di Campoli
Strada di Cortine – Barberino Tavarnelle (FI)
tel. 055822386
www.pievedicampoli.it
info@pievedicampoli.it