Così son tornato al Podere Il Palazzino, dove mancavo da molto tempo, per vedere l’effetto che fa.
Alessandro Sderci, uomo-fattoria, l’ho conosciuto 25 anni fa; la sua umiltà e la sua dolcezza d’animo non sono mutate, mutato invece è il contorno, che poi è anche sostanza.
Il figlio Edoardo, intanto, che ha apportato all’impresa nuove energie e nuove visioni, ben esplicitate dalla linea di vini Edoardo Sderci, incentrata su freschezza e spontaneità. E poi i vigneti, con quello storico del Grosso Sanese finalmente reimpiantato (ma ancora giovane), e con un parco andato arricchendosi grazie ad acquisizioni e affitti, per un totale di 18 ettari complessivi che stacca un po’ rispetto alla dimensione assai più contenuta degli esordi.
La manifattura invero resta sempre di stampo artigianale, e i vini figli legittimi della loro terra. Il cuore della produzione sta a Monti, d’accordo, culla di vini calorosi e profondi, di solida robustezza, ma c’è pure Argenina, dove i suoli sabbiosi da deposito fluviale costituiscono un unicum che si traduce in un profilo più stilizzato e verticale. Ma non solo, ci sono poi Casina Girasole e Rietine, nel settore Nord di Gaiole, e ancora Bertinga, nel settore Ovest. Ecco, i vini nascono da una sintesi ragionata dei diversi terroir.
1) i vini del Palazzino hanno sempre bisogno di bottiglia per mostrare fin nelle intimità le loro insegne. Il tempo per questo è un alleato prezioso, e gli rende il tributo che meritano.
2) Casina, che potrebbe essere un Chianti Classico e invece non lo è, è un vino buonissimo e “sollevato”.
3) il contesto paesaggistico di Monti in Chianti ti strappa il cuore.
4) gli Sderci sono proprio delle belle persone.
5) la volpe del Palazzino vale il viaggio.
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