Infine il gusto: che dire dei sapori che solo la Sardegna sa regalare? Domina il suo pesce, fresco, dalle arselle al tonno, e saporito condimento attraverso la bottarga; ma anche la carne degli allevamenti dell’entroterra, come il caratteristico porcheddu (porchetto allo spiedo, arrostito e insaporito con rami di mirto). Poi ci sono i pregiati salumi ed il mitico pecorino, il pane carassau e i famosi malloreddus (gnocchetti); infine i dolci, con la varietà di pasticcini secchi a base di pasta di mandorle ed il particolare contrasto dolce-salato delle seadas.
Poteva una regione dalle caratteristiche tanto avvincenti non ghermire il palato anche per la bontà dei suoi vini? Certo addentrarci nell’enologia sarda non può prescindere dalla sua storia, dai luoghi di produzione e dalle realtà pedo-climatiche dove la viticoltura, fin da prima dell’egemonia romana, venne praticata con successo. I primordi si hanno con le civiltà nuragica, poi con i Fenici e quindi i Romani; successivamente i Bizantini e le potestà toscane e liguri, attraverso il sapiente contributo dei monaci benedettini e camaldolesi, concretizzano un’importante evoluzione enoica. Quindi nel lungo dominio spagnolo ed infine con il regno sardo-piemontese, dal medioevo con Giacomo II d’Aragona sino all’integrazione nel Regno d’Italia ad opera dei Savoia, la coltura della vite e la produzione di vino sono proseguite fino ad oggi.
La felice combinazione fra la natura granitica del terreno e l’esposizione climatica, gioca certo un ruolo determinante nella speciale composizione organolettica del vermentino, consentendo a questo vitigno, coltivato e vinificato nella Gallura, di essere uno dei quattro vini bianchi italiani ad ottenere il riconoscimento della denominazione di origine controllata e garantita. Se prodotto in qualunque altra zona dell’isola, con una percentuale di uvaggio base leggermente inferiore, il Vermentino si fregia della DOC come Vermentino di Sardegna; allo stesso modo altri vitigni bianchi come semidano e moscato, ma anche rossi come cannonau e monica, possono essere coltivati sull’intero territorio regionale e costituire le rispettive denominazioni di origine controllata con la caratterizzazione regionale nel nome.
In totale le DOC sono ben diciannove e vi è un altro territorio di grande ampiezza a cullarne il disciplinare di un numero incisivo: si tratta delle province di Cagliari e Oristano che danno i natali alle DOC di Girò, Malvasia, Monica, Moscato, Nasco e Nuragus con l’accezione del capoluogo. Al centro dell’isola troviamo la DOC Mandrolisai che si avvale degli uvaggi di bovale sardo, cannonau e monica, tre vitigni autoctoni espressione del cuore del nuorese.
C’è poi un vitigno molto apprezzato che nel quadrante sud-occidentale del cagliaritano trova l’ideale collocazione e si esprime in una DOC importante e diffusa: il Carignano del Sulcis. La zona di Alghero concede a sua volta il nome al disciplinare più diversificato, che consente un’ampia gamma di uvaggi sia bianchi che rossi, anche internazionali, conservando in ogni caso carattere monovarietale.
Dalla provincia di Oristano arriva invece la DOC Arborea, che nella versione rossa o rosata prevede l’utilizzo del sangiovese, mentre per quella bianca sfrutta la bontà del trebbiano romagnolo e/o toscano.
Nell’estremo nord-ovest della provincia di Sassari, troviamo poi il Moscato di Sorso Sennori che è un ottimo vino da dessert, così come l’apprezzata Vernaccia di Oristano, altra denominazione dedicata alla tipologia dolce o liquorosa, in cui l’omonimo vitigno viene lavorato in modo da conferire al vino particolari sentori ossidati. Più raffinata e rara è la DOC Malvasia di Bosa, prodotta in un frangente di versante occidentale della provincia di Nuoro; questo vino può essere fermo e secco, ma anche dolce o mosso. Nello scenario descritto sono diverse le denominazioni in cui il disciplinare ammette la versioni asciutte o dolci, ferme o frizzanti e persino spumantizzate come per il Semidano e l’Alghero.
Le molte possibilità di vinificazione e la grande varietà di uvaggi disponibili rendono possibile un vero e proprio viaggio enologico della regione, dove oltre alle denominazioni descritte troviamo caratteristiche interpretazioni di vitigni che raccontano la storia dell’isola, come il nebbiolo e il torbato. Incontriamo paesaggi dolci e luminosi, ma anche aspri e ruvidi, così come sono i sardi, dal carattere “tosto” di chi nasce e cresce in una terra che si trova in mezzo al mare.
Così sono anche i vini di quest’isola, sempre in grado di trasmetterci qualcosa di intenso e profondo.
La mappa delle denominazioni della Sardegna è tratta dal sito www.lavinium.com; menhir, da www.sardegnacultura.it