Baci dalla Corsica

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di Fabio Pracchia

Inenarrabile isola. Se il mare turchese che circonda la Corsica assicura la cartolina affrancata per il continente, solamente l’asperità delle vette, la difficoltà delle strade tortuose, i campi da bocce dei paesi arroccati in collina possono rapire il tuo stupore di turista per trasformarlo in voglia di appartenenza. Non i profumi di crema solare, ma l’odore di maquis, la macchia di mirto e finocchio selvatico, oppure la salsedine portata dal vento, mettono in sentinella il tuo senso olfattivo. Non un aperitivo qualsiasi, ma pastis, consumato in un unico bar per noi, quasi parvenu, e per loro, i corsi. La Corsica è un’isola dai sapori forti, la cui identità non va in ferie per concedere ai villeggianti l’illusione di conquista e l’anonimato della vacanza al mare. Se vuoi comprenderla, devi sedere ed ascoltare.

Sedere e ascoltare è quello che ho fatto incontrando il vigneron Jean Charles Abbatucci, proprietario del Domaine Abbatucci, nel cuore della valle solcata dal fiume Taravo, sud ovest dell’isola. L’avevo inseguito in mattinata, dopo aver piantato la tenda all’interno del suo ferme-auberge. La prima uva raccolta era arrivata in cantina, la tensione del primo giorno di vendemmia sembrava renderlo non molto disponibile, né tantomeno ricettivo, verso il mio entusiasmo di trovarmi in un posto magnifico e con la vendemmia appena iniziata. “Va bene, stasera al ristorante” mi dice alla fine.

Siamo ad Agosto, ma la sera in questa zona il fresco si fa sentire, ci mettiamo seduti vicino alla brace accesa, sulla quale arrostiscono succulenti pezzi di agnello. “Sto proseguendo l’opera di mio padre e delle generazioni precedenti – esordisce Jean Charles – che mi hanno consegnato un incredibile tesoro naturale. Solo attraverso la conoscenza e lo studio delle biodiversità qui presenti è stato possibile rendermi conto della ricchezza a mia disposizione . Il mio dovere è garantire la sopravvivenza di questo habitat; la scelta, nel lontano 2000, della biodinamica, come conduzione agronomica e filosofica dell’azienda, mi ha regalato gli strumenti per farlo.” Il domaine si estende per circa 25 ettari di cui 18 a vigneto, il resto è pascolo per pecore, bosco e coltura di piante omeopatiche.

Chiedo dove ha studiato, lui sorride e scuote la testa: “non ho studiato viticoltura, tutto quello che so l’ho imparato vivendo il mio territorio e ascoltando le persone che percorrono il mio stesso cammino.” Anche la scelta dei vitigni è una dichiarazione d’amore per l’isola, solo varietà autoctone come nielluccio, sciaccarello, barbarossa, vermentino e tante altre, studiate e catalogate in collaborazione con l’Università di Corte. “Ho vigneti antichissimi, con radici che affondano su un suolo granitico – mi racconta Jean Charles -, sono vigne vecchie che regalano vini dai profumi legati a doppio nodo al territorio di provenienza”. In cantina non si ricorre a lieviti selezionati, e l’uso del legno è previsto solo per le due cuvée collection; vini molto rari e particolari ottenuti dalla vinificazione di circa otto varietà a bacca bianca di origine corsa, tra cui figurano il paga debbiti e la riminese. Rimango stupito dalla chiarezza e dalla lucidità di Jean Charles, la sua visione di agricoltura è limpida e parla un linguaggio estremamente naturale e concreto. Nessun tipo di ambizione o voglia di affermazione nelle sue parole, ma solo una visione senza tempo dell’infinito rapporto tra uomo e natura. Attraverso le sue parole il vino, slegato da ogni logica degustativa, si libera di un peso che qui in Italia sembra a volte gravargli fin troppo, per tornare anello di congiunzione tra natura e cultura. La brace continua a dare calore e agnello, alcuni ospiti stanno mangiando; questo angolo di Corsica mi ha regalato tramonti stupendi, natura incontaminata e nuova energia, sottoforma di vino da bere e raccontare.

Degustazioni

Domaine Abbatucci Rouge 2007
Il rosso base dell’azienda da uve sciaccarello e nielluccio. Vivido rosso rubino si esprime con grande freschezza al naso attraverso sentori di lampone e ribes arricchiti da note balsamiche di eucalipto. In bocca è molto piacevole: succoso e verticale, seppure non complesso, si fa apprezzare per l’estrema bevibilità.

Cuvée Faustine Rouge 2006
Ottenuto dalle vigne più vecchie di sciaccarello, nielluccio e grenache, è il rosso più importante dell’azienda. Da questo rosso brillante si liberano profumi di mirto, more e rovo selvatico, netti e persistenti. Bella progressione gustativa, focalizzata su una fresca agilità e su una perfetta estrazione tannica. Vino schietto ma complesso e di personalità

Cuvée Faustine Rosé 2007
Si annuncia stimolante la degustazione di questo vino dal nostalgico colore salmone. All’olfatto si incrociano sentori di cassis, pesca e mandorla tostata. Una bella spina acida al palato ne veicola la mole gustativa, in definitiva, ben persistente. Un rosato che non si dimentica nel vorticare emozionale di fine estate.

Fabio Pracchia

Vive sulle colline lucchesi. È uno dei principali collaboratori di Slow Wine, la guida annuale del vino pubblicata da Slow Food Editore. Si occupa da circa quindici anni di vino e cultura cercando di intrecciare il lavoro alcolico con quello narrativo.

3 COMMENTS

  1. MI LASCIO INCANTARE DAL BEL RACCONTO E RISCOPRO CON L’OCCASIONE, ANCORA UNA VOLTA, LA VOGLIA DI TORNARE IN CORSICA NONOSTANTE L’ESPERIENZA FRESCA DELL’ESTATE SCORSA !
    GRAZIE DEL CONSIGLIO E COMPLIMENTI A CHI ESALTA LA POESIA DELLA TERRA ESTRAENDONE VINI PIENI DI PROFUMI , EMOZIONI E TRADIZIONE !
    VALENTINA

  2. a rosario:
    purtroppo ero in moto e con con zaino: forse tramite sito puoi sapere dove si trova.
    Avrei voluto portare anche qualche pezzo di agnello…delizioso
    L’anno scorso era a Ca’Scapin in periodo Vinitaly.

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