Conosco le sorelle Barbera da tempo, dalla prima edizione di Sicilia en Primeur, nel marzo 2004. Tra le non molte aziende allora presenti all’evento, la piccola cantina di Menfi era per me una novità, e mi ricordo ancora la sorpresa nell’assaggiare quei vini aromaticamente limpidi e franchi, in un panorama isolano che era ancora fortemente segnato da un utilizzo californiano dei legni. Da allora ogni anno è stato un piacevole ritrovarsi, e se Daniela, la sorella minore, ha scelto di dedicarsi maggiormente alla famiglia, Marilena è ormai diventata una grintosa donna azienda, e i suoi vini si sono evoluti con lei, acquistando definizione e fascino. Evoluzione a posteriori scontata, visto che quel 2004 rappresentava proprio gli albori della nuova vita aziendale, che solo l’anno precedente aveva visto una svolta, con la costruzione della nuova cantina e la definizione dei nuovi vini, orgogliosamente DOC Menfi, a coronamento di due secoli di tradizione familiare.
E’ questa cantina che visitiamo durante la quarta Sicilia en Primeur, e troviamo ad accoglierci Marilena, naturalmente, e la madre Nina. Azienda al femminile, quindi, anche se lo slancio iniziale si deve al padre, prematuramente scomparso, e se la cura enologica è lasciata a Stefano Sparacia, con la consulenza esterna di Gianfranco Cordero. Ma, è Marilena, come già detto, che detta la strada, e che ce la racconta sicura, a partire da una vera dichiarazione di intenti, definendo lei stessa fac totum e la sua azienda come “la mia vita che si è realizzata in qualcosa che si può vedere”… serve aggiungere altro?!
Sui 15 ettari di vigneto, che presto diventeranno quasi 18, si producono 100.000 bottiglie, equamente divise tra vitigni autoctoni e internazionali, ed ecco così due Inzolia, uno Chardonnay, un Nero d’Avola, Merlot e Cabernet. Le tecniche sono moderne senza esibizione, la raccolta, manuale, avviene di primissima mattina, la catena del freddo è accurata e l’utilizzo dei legni piccoli moderato, “acquistiamo solo 8 nuove barrique ogni anno e anche un po’ di legni usati, non vogliamo eccedere con i contributi terziari.”
Gli assaggi si aprono con due Inzolia. L’IGT Sicilia Inzolia 2007 ha colore paglierino chiaro e proviene da una vendemmia leggermente anticipata per la calda annata scorsa. Molto aperto olfattivamente ci ricorda fiori gialli e buccia di mandarino, mela renetta e erba cipollina. Più semplice all’assaggio, compatto, floreale, offre un tenue petalo di rosa. Il Menfi Dietro le Case 2006 proviene da una vecchia vigna e al colore paglierino marcato associa profumi più marini e fruttati, di succo d’ostrica, melone, pesca bianca. Frutta dolce che riappare all’assaggio insieme a leggeri cenni minerali, in un contesto di immediatezza aromatica ma anche di maggiore complessità.
Sono i terreni a fare la differenza, ci spiega Marilena, “l’IGT proviene da terreni argillosi, ha dalla sua una maggiore acidità ma la complessità è ridotta rispetto al <<Dietro le Case>> che cresce su terreni sciolti dall’evidente scheletro,” e per quanto riguarda la diversa classificazione, con l’Inzolia più ambizioso inserito nella piccola DOC Menfi, Marilena non ha dubbi: “ormai la denominazione Sicilia, ha fatto il suo tempo. E’ stata positiva in fase di lancio, ma ora dobbiamo scavare nelle diversità, e noi crediamo fortemente nel valore della nostra zona.”
La Vota è il Cabernet Sauvignon che ha fatto da trampolino di lancio all’azienda, e lo assaggiamo quindi con tutto il rispetto e l’attenzione che si merita. Una piccola verticale sulle tre annate fin’ora prodotte.
Il La Vota 2003 ha colore rubino intenso e impenetrabile, profumi di frutta nera, di more, catrame, sfumature di erbe mediterranee. In bocca si mostra surmaturo e decisamente segnato da note terziarie, di tabacco dolce. Il tannino, figlio della calda annata, non è esente da note amarognole.
Salto di qualità per La Vota 2004, dal colore rubino intenso e dai profumi aperti di frutta rossa, uniti a note minerali e liquiriziose. La bocca è scorrevole, tesa, succosa e rotonda tannicamente.
Bella ampiezza aromatica per l’annata 2005, di colore rubino intenso, è segnata da note di ribes e bella florealità. In questa annata è diminuito il contributo dei legni piccoli e la leggera nota amarognola che identifica comunque questo vino è ora piacevolmente inserita in un contesto armonico, dalla bella dinamica.
Lasciamo il cabernet per un’altra miniverticale, per il prodotto forse più ambizioso, il Coda della Foce, un merlot “condito” con petit verdot e nero d’Avola. Il Coda della Foce 2003 ha un colore rubino non accesissimo e un frutto olfattivamente non esplosivo. In bocca offre un frutto caramellato e note di liquirizia, in un contesto rotondo e maturo.
L’annata 2004 è di colore rubino intenso e emana profumi facili e piacevoli di frutta rossa. Bella larghezza gustativa, specialmente nel finale in cui il vino si allarga e chiude con tannini dolci e ben presenti.
Di nuovo un bel Coda della Foce il 2005, dal colore rubino purpureo e dai profumi che uniscono cenni grafitici a frutta rossa e note alpestri, balsamiche. Bocca fresca, con un tannino evidente e una bella tenuta acida.
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