Il pane di Domenico

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Vi sono momenti e situazioni che insegnano più di secoli di storia … Io ne ho avuto proprio oggi una prova.

Stavo girando con mia moglie per le colline di Langa in una splendida giornata primaverile di Sole, quelle che riescono a farti vedere tutte le rughe e le fatiche di milioni di anni di fatica della Natura. E allora mi sono deciso.

Non volevo disturbare, non volevo intromettermi in una delle tante battaglie che si svolgono in una terra favolosa, ma aspra e dura come la roccia che l’ha plasmata. Ero a Monforte e mi sono diretto verso la casa di Domenico Clerico. E’ inutile ripetere ciò che tutti sanno: uno dei più grandi uomini di Langa sta lottando a braccio di ferro con il destino, ma i suoi muscoli forti come la marna delle colline avranno sicuramente la meglio. Basta guardarlo negli occhi e qualsiasi dubbio vi abbandonerà. Il nostro solo problema era di lasciarlo in pace con se stesso e con la sua terra. Farlo riposare per un meritato intervallo di tempo, al di fuori delle convenzioni e del vivere “civile”.

Ma non ce l’ho fatta. Io gli voglio bene. Non certo per quello che rappresenta in Langa come vignaiolo, come pioniere, come maestro indiscusso. No, solo e soltanto per l’uomo che è. Ne ha viste tante e non ha più paura di niente e poche volte ho incrociato occhi così veri, umili e sinceri. Dovevo incontrarlo ed abbracciarlo, anche se forse gli avrei tolto un po’ di meritato riposo. Così ho fatto. Ed è stato proprio lui a darmi forza e vigore. Ha chiamato a raccolta i suoi amici (chiamarli collaboratori è assurdo in questa casa ai confini del mondo, dove i valori sono ancora valori e non pantomime) ed abbiamo brindato. Massimo lo guardava con occhi che nessuna foto potrebbe mai riprodurre: sono sensazioni impercettibili, attimi sfuggenti, più veloci della luce (e ve lo dice un astronomo…). Poi una chiacchierata. Mi fa ridere definirla così … una storia, un racconto epico, una rappresentazione teatrale greca, intrisa di quella dignità, schiettezza e sincerità che nessun grande commediografo potrebbe più concepire.

Mi sono convinto completamente che Domenico aveva già vinto la sua battaglia e che ben altro ci voleva per lui; sentendogli i muscoli del braccio ne ho avuto piena conferma: sembravano di roccia, di ferro, di cultura millenaria. Niente da fare: anche la subdola malvagità della Natura ogni tanto deve accettare la sconfitta! E mi sono sentito onorato di averlo come amico e strafelice di essere andato a trovarlo. Abbiamo anche assaggiato una freisa dell’astigiano. Lui è fatto così. Ha sempre un pensiero per i giovani, li coccola, li sprona, e quel vino era davvero fantastico (e se non lo era, chi se ne frega!!). Ma forse lo era sul serio e non mancherò certo di andare da quel giovane produttore e riferire i commenti scarni e sinceri espressi insieme a Domenico. Per lui sarà magari un onore, per Domenico e per noi un’ovvia constatazione. Domenico è fatto così: in un mondo che cerca di complicare le cose semplici, lui riesce a semplificare le cose complicate, ridurle all’essenziale, al loro spirito profondo. A questo punto non hanno più importanza le eccezionali sfumature aromatiche dei suoi prestigiosi vini, le sensazioni che riescono a trasmetterti. Lui conta più di loro ed è anni luce più avanti. E’, molto semplicemente, un vero grande uomo. E non tacciatemi di retorica! Sarebbe la peggiore offesa che potreste farmi.

Fino a qui però tutto normale, tutto in un quadro che chi conosce veramente Domenico poteva aspettarsi. Ma ecco che improvvisamente è entrata una luce inattesa, una folgorazione che non potevo non condividere subito con chi apprezza il vino vero, ma soprattutto con chi apprezza il vino che sgorga dal profondo dell’anima e con chi ama la terra prima di tutto. “Sai”, mi ha detto “sto facendo il pane in casa. Passo il tempo. Ma con una farina magnifica, lavorata come secoli fa. E’ una grande emozione per me”. E ci ha spiegato come farlo, invitandoci a copiarlo. Poi si è alzato e mi ha fatto il regalo più bello della vita. “Aspetta, vado sopra e te ne dò un po'”.

Lo mangerò sicuramente fino all’ultima briciola, ma niente potrà paragonarsi a quel gesto di offerta quasi sacra ed irripetibile. In uno dei momenti più difficili della sua esistenza, Domenico aveva trovato la soluzione migliore: il ritorno alle vere origini. Era tornato all’interno del ventre della sua terra, si era rifugiato nell’amato e indistruttibile grembo della Langa più vera ed antica, in attesa di ricominciare tutto meglio di prima. Le sue mani forti come tenaglie tenevano e vezzeggiavano quel pane che sapeva di cuore, di umiltà, di cultura, di intelligenza, come fosse un bimbo in fasce. No, non mi sono commosso per la guerra dolorosa di Domenico (so già che sarà lui il vincitore), ma quei pani che sapevano di passione, di forza, di tenerezza, di volontà, sono un regalo che vale miliardi e miliardi. Nessun magnate della finanza potrà mai comperarli. E mi hanno insegnato molto, molto di più di anni ed anni di studio e di false battaglie terrene. La sua lotta non ha storia, il vincitore è già lui, senza ombra di dubbio. Noi possiamo dire solo una cosa: “grazie Domenico!”.

Nella prima foto, a sinistra, Domenico Clerico (ArchivioAB)

Vincenzo Zappalà

13 COMMENTS

  1. Complimenti Enzo!
    Parole intense, cariche di emozioni e di vita per un uomo che ha dato molto al vino e alle Langhe e che molto saprà certamente ancora dare!

    Un abbraccio.

    Luciano

  2. bravo Enzo..più passa il tempo e più imparo a conoscerti…e ne sono felice
    Senza retorica,è stato un incontro tra due grandi persone,forti e sensibili.
    Ringrazio il Cielo che persone come voi ancora esistono.
    ciao a presto
    flavio

  3. cari tutti,
    i vostri commenti mi fanno grande piacere. Però devo dirvi che io ho solo espresso un’ emozione fortissima che il grande Domenico ha saputo scatenare. Il merito è tutto suo e della sua umanità e grandezza interiore!! Io sono stato solo uno strumento per divulgarla, se mai ce ne fosse ancora bisogno. Grazie a tutti, comunque, per avere compreso il vero spirito del mio sfogo…

  4. Ciao Enzo,
    Ho letto ora il tuo articolo
    Su Domenico Clerico…, davvero intenso e pieno.., credo che tu e
    gianna abbiate Trascorso una di quelle giornate che Ti ricordano il
    senso della vita.
    Un abbraccio,
    Luca

  5. La capacita’ di trasformare la sventura in energia di senso opposto e’ la capacita di pochi grandi.
    Domenico e’ uno di questi e tu Enzo sei riuscito a rappresentarlo perfettanente.
    fausto

  6. Domenico è sicuramente una forza della natura nel senso più profondo del termine,
    ma non credo che tutti lo possano cogliere come tu hai fatto!
    Ancora una volta hai colto nel segno.
    Mauro

  7. caro Fausto hai perfettamente ragione. Hai colto esattamente la grande capacità di Domenico. E sono felice di essere stato in grado di comunicarla a tutti i suoi e miei amici. Glielo dovevo e non vedo l’ora di tornare a brindare allegramente con tutti voi , Domenico in testa ovviamente.

  8. ciao enzo, sono appena tornata e sono corsa a leggere il tuo scritto, la verità è che sono rimasta quasi senza fiato, da tanto troppo tempo non incontro più persone in grado di provare e trasmettere tanta passione nei rapporti umani, non conosco Domenico e magari non lo conoscerò mai, ma deve essere veramente una persona eccezionale se ha saputo ispirarti sentimenti così forti… che dire di più? tante, milioni di cose avrei da dire, ma mi sento come incastrata dal timore di essere inopportuna, ogni forum ha un tema ben prestabilito, io invece amerei andare a ruota libera, perchè l’essere umano non può essere incasellato, e spesso le emozioni hanno bisogno di essere espresse così semplicemente per quello che sono: il sale della vita.

  9. @Paola,
    ti ringrazio di cuore anche a nome di Domenico. E la tua frase finale, mi fa venire in mente un’aggiunta al mio “sfogo” emozionale che mi ero dimenticaro. “Il sale della vita”… Ebbene il pane Domenico lo fa senza SALE. Ed io aggiungo: per forza… il SALE ce lo mette lui direttamente con sè stesso !!!!

  10. bravo Enzo, ti ho letto con piacere immenso.
    io al Vinitaly ho rincorso Domenico per 5 giorni, ogni volta che tra un cliente e l’altro ho trovato il tempo di passare da lui, lui era in giro. Ho capito da questo che le cose vanno meglio, lui è sempre quello di prima, sempre in movimento. Martedì sera farà assaggiare personalmente i suoi barolo a 50 km da casa mia. Ci vado apposta per abbracciarlo. Dopo le telefonate in ospedale, e i momenti più bui, è bellissimo uscire a rimirar le stelle…

    ciao
    maurizio

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