Nella complessa, viva e variegata realtà dei colli vulcanici del Soave le sorprese o -meglio- le emozioni si rincorrono senza dare respiro. Vini e personaggi splendidi si confondano con un paesaggio struggente, severo ma sempre accogliente. L’azienda I Stefanini ne è un esempio limpido e perfetto.
Che peccato che Carlo Goldoni sia praticamente sparito dai programmi scolastici e che le sue meravigliose commedie non appaiano più nella becera televisione di oggi. Quanti giovani conoscono Cesco Baseggio e la sua compagnia di commedia dell’arte? Chi si ricorda di Arlecchino, di Brighella, di Colombina e di tante altre maschere che hanno fatto la storia del teatro italiano? Eppure, l’ironia, l’allegria, la definizione dei personaggi, i loro vizi e le loro virtù sarebbero ancora una grande lezione culturale di vera e modernissima umanità. La più famosa delle opere del grande Goldoni è quasi sicuramente “La Locandiera”, dove l’astuta e virtuosa Mirandolina riesce a destreggiarsi mirabilmente tra le pretese amorose assillanti di tre facoltosi avventori della sua locanda. Nessun problema per lei a prenderli per il naso con eleganza, furbizia e intelligenza, donando il suo cuore soltanto all’uomo che ama. Figura emblematica, gioiosa, ironica e dolce, Mirandolina colpisce nel segno per la sua schietta umanità. Donna vera e piena di sfaccettature è un esempio “ante litteram” dei valori più profondi e schietti del femminismo e della parità dei sessi.
Quando suonerete alla porta dell’azienda I Stefanini della famiglia Tessari e Stefania vi accoglierà con un caldo sorriso e la musicale cadenza veneta, avrete un colpo al cuore e crederete di essere tornati nel settecento di Goldoni. Stefania è proprio Mirandolina rediviva! Poi apparirà il marito, Valentino, che lei dice sia sempre pronto a brontolare (un Sior Todero Brontolon molto più giovane…?), ma che vi conquisterà per l’intelligenza e la nitidezza morale. Vi troverete a chiacchierare con loro dello stupido mondo odierno, delle contraddizioni, delle inutili manie, dei miti assurdi e vi sembrerà di conoscerli da sempre. Prima o poi, tornerete a parlare anche di vino, quando magari comparirà l’atletico e simpatico figlio Francesco, il motore giovane dell’azienda. Un passato da ciclista dilettante ad alto livello, un rifiuto chiaro di assecondare pratiche poco conformi a certi valori etici e morali, l’abbandono sofferto.
Tutto l’ardore e la volontà di dare sempre il massimo, Francesco li ha riversati, anima e corpo, sui vigneti posti al bordo orientale della zona classica del Soave. E le sue capacità gli hanno fatto tagliare ancora una volta il traguardo alla grande. Tre Soave e tre capolavori! Il semplice e intrigante Selese, figlio della pianura che sorregge i colli vulcanici della zona classica, è profumato, scattante e sapido. L’ideale per un aperitivo, ma anche per qualcosa di più sostanzioso. Poi i due fuoriclasse: Monte de Toni e Monte di Fice. La matrice vulcanica dei colli in cui nascono si espande al naso e al palato. Entrambi vi portano in un paradiso di mineralità quasi salina. Quale preferire? Difficile dirlo, anzi impossibile. Meglio “catturarli” entrambi. Basta poco per capire che molti anni devono passare prima che i due “signori” comincino a dare segni di stanchezza. Anzi non possono che migliorare. Gli americani se ne sono accorti per primi e gli hanno tributato un gran successo, ma quest’anno sono arrivati anche i tre bicchieri. E siamo solo all’inizio…
Non parlate, però, di guide, di premi, di successi con la famiglia Tessari. Non fategli troppi complimenti. Loro preferiscono discutere di cultura del territorio, di umiltà, di semplicità, di lavoro faticoso ma necessario. Brinderete con uno schietto e piacevole spumante, prima di passare agli assaggi più importanti. Che splendida famiglia e che splendidi garganega in purezza, cristallini e taglienti come rasoi!
Il listino dei prezzi vi darà il colpo finale. I loro “cru” costano come molti “base” dei dintorni. Il papà vi spiegherà con naturalezza che non vogliono correre e che l’onestà e la correttezza sono doti basilari come le sensazioni del vino. E riprenderete a chiacchierare di tutto e di più. E sarete orgogliosi di stare diventando loro amici, di respirare la storia di quei colli ancora saturi dell’antica violenza vulcanica.
Quando dovrete andarvene, l’inchino sorridente, elegante e luminoso di Mirandolina vi farà sentire veramente e “soavemente” felice.
Sicuramente,quando passero’ da Verona,andro’ a fare la loro conoscenza.
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BRAVO VINCENZO A PRESTO RENZO
Sicuramente,quando passero’ da Verona,andro’ a fare la loro conoscenza.