Questo “articolo” è una favola e si riferisce a uno, a mille, a un infinito numero di persone “vere”, o forse a nessuno. Sicuramente è un racconto dedicato a un amico in particolare, di cui non voglio fare il nome perché l’ho già “toccato” su queste pagine. Lui e pochissimi altri capiranno. Spero comunque che il senso finale raggiunga tutti i lettori, indipendentemente dal personaggio che me lo ha ispirato. E mi si perdoni se il vino ha in fondo un’importanza – apparentemente – secondaria. Quanto meno questa volta prendo in giro me stesso…
E così in realtà fece. Era ormai uno dei vignaioli più famosi del suo territorio e non solo. I suoi vini erano celebri e gli permettevano di guadagnare piuttosto bene. Tuttavia, la voglia di contare gli era rimasta immutata. E si era sovrapposta anche a quella di contare come uomo di vigna. Due modi diversi di “contare”, ma entrambi importantissimi per Dino. Era rimasto profondamente ancorato alla sua terra e la considerava come un’amica, una madre, una figlia da accudire con amore e con severità, se necessario. Contare gli acini era ormai anche un modo per tenere sotto controllo i suoi frutti più cari, per seguirli come fossero parte di se stesso. Tutti ormai conoscevano quella sua specie di mania.
Ormai era diventata una vera ossessione. Si accorse addirittura che lo stava distogliendo dai lavori di ogni giorno e che ogni tanto non stava dietro alle sue vigne come esse avrebbero desiderato. Decise perciò di ricorrere all’aiuto di un esperto che potesse dargli una mano a capire l’infinito e magari farglielo superare. Si recò nell’università della grande città più vicina e riuscì a parlare con un famoso matematico. Non gli fu difficile, in quanto anche una sola bottiglia dei suoi vini più celebri gli apriva parecchie porte. E il grande matematico era un appassionato di vini.
All’inizio lo studioso prese la situazione allegramente e dentro di sé rideva di quel vignaiolo e delle sue bizzarrie numeriche. Gli dava corda solo perché già pregustava il profumo e il sapore di quel paio di bottiglie che Dino aveva lasciato sul tavolo. Poi, un po’ alla volta, il matematico cominciò a comprendere che dietro a quella specie di follia c’era qualcosa di ben più profondo e complesso. L’infinito e la voglia di conoscerlo, di raggiungerlo e di superarlo andava oltre alle piccole pazzie di un uomo di campagna. E Dino voleva risposte chiare e nette e non solo discorsi vaghi e banali. Il colloquio divenne presto concitato e anche il matematico si trovò di fronte a ostacoli che mai avrebbe pensato di dover affrontare. Sì, lui sapeva definire benissimo l’infinito con formule più o meno complicate, ma capirne la vera essenza era un problema che in fondo lo metteva in serio imbarazzo.
Dino gli chiese senza mezzi termini: “Se io continuo a contare senza fermarmi mai, posso arrivare all’infinito?”. Il matematico rispose, con sussiego professionale: “Teoricamente sì, ma avresti bisogno di un tempo infinito…”. Dino non demorse: “Va bene, ma anche il tempo si può contare in giorni, ore, minuti o secondi. Immaginiamo che io non morissi mai. Arriverei allora a un tempo infinito e quindi potrei arrivare a contare fino all’infinito”. “Beh, sì… teoricamente sì”, rispose il matematico un po’ più imbarazzato. Dino lo incalzò: “Basta con questo “teoricamente”, io voglio una risposta pratica, pratica come il vino che sta nelle mie bottiglie e che è nato da un numero finito di acini”. Poi continuò: “Se avessi tutto il tempo a disposizione, quali sarebbero gli ultimi numeri prima di arrivare all’infinito? Come potrei capire quando sto per raggiungerlo? Miliardi, miliardi di miliardi o cos’altro?” Il matematico era ormai paonazzo e farfugliava: “No, no…non esiste un numero prima dell’infinito… Beh, sì, insomma, vi sono infiniti numeri prima… Insomma, accidenti, se è infinito è infinito!”. Dino era ormai lanciato: “L’infinito però esiste e deve essere quantificato anch’esso da un numero. E’ inutile girarci intorno. Però non mi basta ancora! Se esiste, allora si può anche superarlo e andare oltre. Lei, che conosce così bene i numeri, mi spieghi come si può fare …”. Il matematico era ormai sull’orlo del collasso nervoso: “Dunque, l’infinito esiste, ma non è un numero… Uffa, è l’insieme di tutti i numeri. Anzi no… è il limite dei numeri… No, non si può superarlo, altrimenti non sarebbe infinito. Accidenti ho bisogno di un goccetto di vino!”.
Il Sole era appena sbucato, sbadigliando, dal monte in fondo alla valle, quando Dino iniziò a voce alta la sua preghiera di numeri: “Infinito più uno, infinito più due,… infinito più mille,…” Gli acini sembravano sorridere insieme a lui e lo spronavano sussurrandogli: “ Dai, Dino conta! … Conta Dino!!