Il messaggio del Boroli Wine Forum 2010

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Consapevolezza e comunicazione: queste le parole chiave per il futuro del vino italiano. Si è concluso il Boroli Wine Forum 2010 lanciando un messaggio a più fronti a proposito del futuro del vino italiano.

Se il tema – “Vino quale futuro” – puntava il dito proprio sulla necessità di avere una presa di coscienza globale da parte di tutti i protagonisti in causa – istituzioni, produttori e critica – le prospettive che si sono aperte, possono essere riassunte in una frase: l’Italia deve acquisire maggiore consapevolezza della propria qualità produttiva, lavorando sulla comunicazione delle sue unicità. Quello che è risultato chiaro sin dalle prime battute dei relatori al forum, è che rispetto ad altri paesi produttori (storici ed emergenti), il territorio italiano è un caso unico nel panorama mondiale, anche rispetto al competitor per eccellenza, ovvero la Francia.

Cosa serve allora? Lavorare sempre di più sulla tipicità e sul legame con il territorio, attraverso il lavoro personale ed originale del produttore, così come hanno affermato i viticoltori Michele Satta ed Ernesto Abbona, per sostenere la competizione con i mercati emergenti come Australia e Cile. In sostanza i bravi viticoltori, quelli che creano vini autentici e riconoscibili, non producono solo vino ma anche una cultura ed una storia ben precise, che sono possibili solo perché provengono da un preciso territorio italiano.

Una sollecitazione arriva dai due ospiti statunitensi: da un lato Antonio Galloni che ha esortato i produttori italiani ad avere maggiore consapevolezza della qualità delle loro produzioni, che negli Stati Uniti mantengono il primato nelle scelte dei consumatori. Una esortazione che si unisce alle parole di Brian Larky grande sostenitore del caso Italia come unico a possedere una qualità così diffusa rispetto ad altri paesi. Pare dunque che al buon vino italiano per sostenere le sfide del futuro, sia necessario un approccio più comunicativo e “divulgativo” delle unicità disponibili (che sono decisamente tante e tutte di grandissima qualità da nord a sud, comprese le isole) nei confronti dei consumatori.

La parola magica come sempre è consumatore che oggi non è più solo l’intenditore maturo, il wine lover adulto ma si allarga ad un pubblico giovane (tra i 20 ed i 35 anni) curioso ed appassionato, sempre in cerca di storie, di novità, di qualità. La sfida non si gioca però solo sul mercato interno ma come ha sostenuto l’On.le Prof. Paolo De Castro “la via dei mercati internazionali rappresenta una direzione di sviluppo obbligata”, altrimenti si corre il rischio di essere sorpassati da altri player internazionali.

L'AcquaBuona

8 COMMENTS

  1. la relazione riportata mi dimostra perfettamente (se ancora ne avevo bisogno) l’inutilità del viaggio in Italia del prof. Hlastala. I suoi studi sull’etilometro e la sua inaffidabilità avrebbero dovuto essere il perno centrale della manifestazione. Tuttavia, la FIVI non ha saputo o voluto gestirlo, forse per paura di andare contro il sistema “commerciale”. Soldi buttati e nessun aiuto ai produttori e alla crisi PRINCIPALMENTE dovuta alla presenza della macchinetta truffaldina. Un’occasione buttata al vento. E’ questo il mondo del vino? E’ questo il paese degli struzzi e delle scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano? Dalla completa assenza di commenti a riguardo dati dall’autore di questo articolo, direi proprio che i pochi minuti dati a una celebrità mondiale come Hlastala hanno colpito nel segno, che alcuni o troppi volevano: lasciare le cose come stanno e continuare a subire pur di non esporsi in prima persona. Istruttivo. Molto istruttivo.

  2. In realtà Enzo, questa cosa ha avuto spazio sul Corriere e da lettura superficiale mi sembrava una buona trasmissione del messaggio anti-etilometro verso una larga platea. Insomma un buon colpo messo a segno. Invece no? Recupero l’articolo e lo rileggo…

  3. caro Riccardo,
    in effetti il Corriere ha dato risalto, ma chi vi è stato ha detto che è sembrato un inciso raffazzonato. Solo 5 minuti di tempo dopo averlo fatto viaggire per 11 ore! E il succco della giornata (che ben poco toccava i piccoli produttori come dovrebbe essere la FIVI) è stato che BISOGNA PRODURRE MENO VINO in Italia. A parte, forse, gli industriali… Se pensiamo che chi ha parlato come vignaiolo sono stati Boroli, Marchesi di Barolo e Satta e nessuno ha fatto cenno alla presenza di una tale autorità in campo tossicologo e forense… Insomma, un’occasione buttata al vento, in stile puramente italiano… temo che tanti sforzi non valevano la pena. Contenti loro, contenti tutti… Per non parlare della misera accoglienza che ha avuto. Forse nessuno ha capito con chi aveva a che fare. Sicuramente nessuno o quasi ha mostrato interesse nel sapere che ci stanno truffando bellamente (soprattutto i vignaioli). Basta, adesso sono stufo e elimino l’etilometro dai miei pensieri, sperando che becchi qualcuno che sta facendo finta di niente o che si è messo in commercio per vendere la macchinetta (e so che ne sono coinvolti alcuni “santoni” del vino…).

  4. Ho capito, però volendo essere a tutti i costi ottimisti, quello che conta è “bucare” i media, e il maltrattamento dello studioso e la occasione sprecata “in loco” si è trasformata per qualche miracolosa ragione in una notizia diffusa dal Corriere che ha raggiunto molta più gente dei nostri mezzi ricolti ad un uditorio super specializzato…

  5. Buongiorno Enzo
    così è il vino italiano, in tanti suoi aspetti: questa è la causa di tante nostre arrabbiature e di tante nostre battaglie donchisciottesche. Tu puoi scordarti l’etilometro se vuoi, noi siamo produttori e siamo innamorati del nostro lavoro, per cui non possiamo e non vogliamo pensare di mollare, ma a volte è proprio dura … Con comprensione
    Annalisa

  6. cara Annalisa,
    sull’etilometro ho lavorato duro per mesi e speravo di aver trovato una aiuto leale e sincero. Purtroppo, la mancanza di informazione e l’accoglienza sgradevole riservata a un luminare come Hlastala, mi hanno parecchio abbattuto. Tuttavia, spero che la cosa vada avanti comunque (da altre persone ho saputo che è stato mosso un avvocato e si è delineata una strategia verso la magistratura) e che in futuro ci sia maggiore trasparenza. Quello che potevo fare l’ho fatto ( e con Hlastala ho mantenuto contatti più che amichevoli) e adesso attendo che nascano i frutti. Anche se nessuno mi citerà o mi informerà, l’importante è che quella macchina truffaldina venga smascherata. Non sarà facile, ma per il vino “vero” è giusto che la battaglia venga vinta. Ti anticipo che, da parte mia, ho scritto un libro sui “due volti dell’alcol” che dovrebbe uscire in tempo per vinitaly. Come vedi, anche se in altro modo, continuo la mia lotta. Viva il vino e chi lo fa con vera passione!!

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