Un flash da Taste of Milano, con la Pastiera di Alice

0
11431

L’autrice di questo flash da Taste of Milano (dal 17 al 20 maggio all’Ippodromo di San Siro) è Silvia di Stefano, appassionata ricercatrice di materie prime, ed animatrice di Fuori di Pascoli (e del relativo blog), un eno-shop all’interno del ristorante Pascoli di Cusago, provincia di Milano

di Silvia Di Stefano

MILANO – Se siete “insaziabili curiosi” Taste of Milano fa per voi.
Se siete “viaggiatori golosi” Taste of Milano potrebbe fare al caso vostro.
Se siete “intenditori”, di quelli seri o seriosi, in tal caso dovremmo aprire qualche parentesi.
Ma se siamo “semplicemente” dei buongustai, Taste of Milano ha fatto sicuramente al caso nostro.

E’ la prima volta che il capoluogo lombardo, un po’ pallido e forse stanco, spalanca le sue porte alla manifestazione in primavera, quando sbocciano le rose e quando pollini impazziti solleticano il naso. Le due precedenti edizioni, infatti, sono state settembrine, con un tempo più clemente. Quest’anno però, in autunno sarà Roma Capitale ad ospitare il festival di chi, intendendosene più o meno, apprezza il cibo e coloro che  sanno ben cucinarlo. E nonostante la pioggia battente abbia tra sabato e domenica negato ghiotte opportunità di assaggio a molti, sicuramente il venerdì, tra le 13 e le 15, Taste of Milano ha fatto al caso mio.

Mi avevano avvertito: avrei trovato gente ossessionata dal desiderio di conoscere, toccare gli chef ospiti della manifestazione che da tempo a questa parte appaiono più come personaggi che come cuochi, pur creativi che siano. Niente di più falso. Il calendario prevedeva sì illustri protagonisti di cucina presso il tendone dedicato al teatro degli chef, nomi noti da Berton a Leeman, da Oldani a di Iorio, ma se devo essere sincera ciò che mi è piaciuto di più è stata l’atmosfera calda e leggera delle prime ore trascorse tra assaggi e chiacchiere, tra occhiate e sorrisi di approvazione.

Eravamo illustri sconosciuti quelli che assaggiavamo, a suon di ducati, piattini e preparazioni di artisti di cucina che presso i loro pluripremiati ristoranti creano prelibatezze stellari e… stellate. Pochi erano infatti gli euro, che convertiti appunto in ducati, permettevano di degustare i menù offerti dai più eccelsi locali di Milano, disposti come un ferro di cavallo e pronti a servire due o tre delle preparazioni che li hanno lanciati verso il successo.

E, per dirne una fra tante, come si poteva non venire attratti dall’aspetto luminoso ed accattivante di Sole Mio, pastiera napoletana rivisitata, come un sole caldo di cui sentiamo tanto la mancanza nonostante il maggio quasi al compimento? Pur volendo allontanare ogni riferimento a ricordi d’infanzia magari dolci di pastiera, la scelta non poteva che cadere su questo dessert di punta di un grande ristorante milanese, Alice. Tutta al femminile la loro cucina, molto aggraziato l’aspetto ed il gusto del piatto in questione. Rivisitazione di un dolce amabile di ricotta e di frutta candita ma al contempo contadino, con quel grano cotto che impegna la bocca, Sole Mio imprime invece un indelebile gusto di eleganza a coloro che lo avvicinano per la prima volta. Degno finale di un pasto succulento.

Un finale della giornata come lo avrei voluto per me invece non c’è stato. Sarei rimasta a parlare, chiacchierare scoprendo idee e modalità nuove di assaggio, per un paio di giorni almeno. Gli impegni però si sa, chiamano. E allora? E allora porto con me un’esperienza interessante e vissuta con leggerezza, fatta di sapori e di parole.

L'AcquaBuona

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here