Che cosa hanno in comune un gruppo di studenti inglesi in giro per l’Europa dell’Est, una famiglia olandese i cui bambini si lavano diligentemente la ciotola dopo aver mangiato latte e cereali, un viaggiatore solitario dalla Finlandia, un gruppo di centauri francesi e due italiani? Niente, tranne il fare colazione alla stessa ora, passandosi il latte, la marmellata e facendo i turni al tostapane. Non sempre il cibo è la parte più importante della giornata ma è il collante che può tenere insieme persone diverse, che parlano lingue diverse e che per breve tempo condividono un pasto insieme. Il disordinato chiacchiericcio della colazione mette subito il desiderio di immergersi per strada e scoprire angoli nuovi, l’ombra di un albero dove riposare o entrare nell’ennesimo museo etnografico e scoprire che, anche se ne hai già visitati tanti, c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere.
Clima continentale, sole a picco e caldo. Il lago di Bled dall’acqua scura con un’isola al centro è una delle idee migliori e più classiche per una foto da cartolina e quando l’acqua riluce, allora il quadro è perfetto. Dall’alto del castello che regna sulla valle mi godo il panorama mentre sgranocchio qualche italianissimo tarallo che mi sono portata da casa. Il castello, uno dei tanti arroccati sopra le colline in una terra che è sempre stata terreno di conquista e via utilizzata dai mercanti, ha un fascino particolare poichè è quasi intatto e è stato ristrutturato di recente. Nel piccolo museo la sua storia gli rende parte del suo passato splendore. Una lunga scalinata nel bosco porta al lago balneabile dove molte persone nuotano o semplicemente sonnecchiano sotto il sole cocente di mezzogiorno. Mi rammarico solo di non avere un costume da bagno con me. Sotto l’albero di cui parlavo prima e su una comoda panchina mangio il secondo pasto importante della giornata: il pranzo. Un trancio di una torta salata comprata a una panetteria locale. Non so bene cosa ci sia dentro poichè la panettiera non sapeva l’inglese e così fidandomi del mio fiuto sono andata a caso. Be’ la scelta è stata ottima: torta salata con ragù bianco e cipolle. Non una cosa leggera e delicata visto il caldo torrido della giornata ma un ottimo pranzo al sacco per un viaggiatore goloso. Mi giro di scatto e un cane nero dall’occhio implorante sta puntando la mia torta salata e se non fosse stato per la padrona che lo ha richiamato all’ordine credo che gliene avrei dato un pezzetto. Un succo di mela filtrato e uno strudel con ricotta e fragole per finire. Grazie all’influenza austriaca i dolci sono una delizia e questo strudel al formaggio e composta di fragole non fa eccezione.
Una passeggiata in centro per i negozi e un languorino mi portano da Lolita, una pasticceria da sogno. Come dicevo prima il fatto di essere stati sotto il controllo austroungarico per secoli ha lasciato in eredità il saper fare le torte e il gusto per le pasticcerie ordinate che siano un piacere per la vista ancora prima che per il gusto. E’ un’alchimia speciale di crema e sostanza, una magia colorata che si presenta sotto forma di una torta a strati dai colori caldi del cioccolato e della marmellata di more, su un piatto rettangolare bianco e con una forchetta di design carina ma scomodissima da usare. Un piccolo bicchiere d’acqua finisce la composizione ordinata che vuole solo farsi mangiare.
Cenare all’ostello è un’esperienza davvero piacevole. Dopo una giornata fuori, le gambe e i piedi doloranti e lo stomaco vuoto, sapere di poter utilizzare liberamente la cucina è un’occasione che non mi lascio scappare. Sulle due piastre elettriche a induzione non si può cucinare granchè ma scaldare piatti comprati in rosticceria è un gioco da ragazzi. Gli strukli sono una buona alternativa all’onnipresente carne di maiale sotto tutte le forme e in tutte le salse. Rotoli di pasta con formaggio che ricorda il philadelphia per il sapore e la ricotta per la consistenza. Non hanno un sapore troppo deciso il che mi fa pensare che normalmente siano accompagnati da salse saporite. Quello che non sapevo, fino a che non ho testato con mano, è che gli strukli possono essere sia dolci sia salati. Ottimi entrambi ma è una cosa molto strana assaggiare qualcosa che tu sei sicuro essere salato e invece sentire il dolce della vaniglia in bocca. E’ come se il tuo cervello si rifiutasse di crederlo e ti mandi impulsi con su scritto “errore” lampeggiante in rosso. Ma al secondo pezzo anche il cervello si rassegna e inizia a elaborare il sapore dolce pur continuando a andare alla ricerca dell’errore che alla fine trova: la lingua. Ogni tanto comprare a caso può fare dei brutti scherzi. Anche nell’errore però c’è un punto d’incontro: due ragazzi inglesi mi chiedono cosa ho cucinato con un odore così buono, io faccio finta di niente e rispondo che ho solo scaldato gli strukli ma non faccio menzione al fatto che siano dolci quando in realtà dovevano essere salati. Finita la cena vado dalla ragazza dell’ostello e le chiedo spiegazioni perchè il mio cervello si rifiuta ancora di credere che quegli strukli al sapore di vaniglia fossero un dessert e non un primo piatto. La ragazza al mio racconto si mette a ridere e dice che effettivamente io ho comprato un dolce e non un primo, ma che da parte sua adora di più gli strukli dolci di quelli salati e se ne va sorridendo.
Con gli strukli dolci finisce anche la mia vacanza in Slovenia e a Lubiana, dove desidero tornare ma questa volta con un dizionario italiano/sloveno nella borsa.
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