1) Il recupero. Spiegato ad una platea ammaliata da Massimo Bottura. Sì, sempre lui, ma che ci volete fare: ha tre stelle Michelin, gravita fra i migliori chef al mondo, è un vero animale da palcoscenico, i suoi tortellini sono un must per chiunque voglia prendere di petto il mondo della ristorazione top. La sintesi del suo intervento? “Scartare è gettare la spugna”. Ipse dixit. Registriamo.
4) Selfie mania. Identitá Golose 2015 (#IGMi15 per i social-fanatici) è stata l’edizione degli autoscatti con Cracco, Barbieri, Bottura, Bastianich, astri sfavillanti da Red Carpet. Un tempo in cameretta attaccavamo attori e cantanti, oggi c’è lo chef. Sarà per questo che lo slargo centrale da cui si dipanavano stand, sale, dimostrazioni era di uno sfavillante rosso Valentino?
6) Basta! “Basta letti su cui adagiare le pietanze, nel letto si dorme e si fa l’amore”. È questo il Pipero-pensiero in Auditorium, la sala vip, la sala dei grandi numeri. Alessandro Pipero, patron del romano Pipero al Rex, smorza, riporta i piedi a terra. Per chi lo conosce ha due doti manifeste e niente affatto deprecabili: un’indomabile reverenza per il gentil sesso e una sagacia tipica di chi non ama prendersi troppo sul serio. Deo gratias.
C’è fame di mani che plasmano sostanza. Meno esercizio stilistico e più vicinanza alle esigenze dei tanti cultori del buon cibo. Concetto che sta sviluppando Paolo Lopriore, una volta chiusa la Certosa di Maggiano e migrato a Como, anche se è notizia dell’ultima ora che da domenica Lopriore lascerà i fornelli del Kitchen per un cambio di proprietà del Grand Hotel di Como. Proprio lui, tacciato di cripticità da molti critici gastronomici, santificato di genialità (incompresa) da altri, oggi porta in tavola una ricetta tradizionale come la cassoeula scomposta nelle sue componenti per lasciare all’ospite la scelta di come affettare la lingua o gli orecchi di maiale e in che successione gustare il brodo di cipolla o la verza cotta nella pentola a pressione.
Sintesi: evviva la tavola, nei suoi sapori puliti, nitidi, riconoscibili. Che vengano interpretati in alta quota, da fornelli blasonati, da chef che prima ancora di mettere mano alle pentole fanno ricerca sul territorio.
Le foto sono dello studio Brambilla Serrani