Ora, parlando di vino con la gente del posto una cosa l’ho imparata: un conto è dire Predappio, un conto è dire Predappio Alta, che è come andare al cuore del discorso. Io mi sono imbattuto bene, e in questa valle ho fatto la conoscenza di due realtà distintive: la più storica e radicata sul territorio, Nicolucci, che sta a Predappio Alta sotto la rocca antica, e poi Noelia Ricci, recentissimo marchio di Tenuta Pandolfa, con epicentro a Fiumana, nella splendida villa seicentesca che domina la valle lungo la statale che porta a Forlì.
Da Nicolucci ho incontrato vini di “lunga gittata”, complessi e nobilmente austeri, dove il sangiovese acquisisce una statura autorale grazie alla qualità tannica, figlia legittima di suoli poveri, galestrosi e calcarei di alta collina (ci troviamo attorno ai 400 metri slm); da Noelia Ricci un Sangiovese più fruttato e “delicato”, caratterizzato da una flessuosa eleganza e da un garbo tutto suo, a rifuggire qualsivoglia tentazione estrattiva per esprimere al meglio una bevibilità coinvolgente fatta di dettagli e premure.
Per completare l’opera non resta che fare un ulteriore sforzo di pensiero e di prospettiva: togliamo a Predappio quella connotazione tanto fastidiosa quanto monotematica legata a certi personaggi (uno, per la verità) che qui sono nati (il cui nome manco lo voglio ricordare) e che hanno segnato nel profondo la storia del nostro Paese. Predappio può ben essere inquadrata sotto un’altra luce, più pacifica e meritoria, che attiene alla terra e ad essa sola. Una luce, peraltro, che porta a sognare, e questa sì che sarebbe una rivoluzione!
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NOELIA RICCI
Noelia Ricci, a cui queste etichette sono dedicate, è stata colei che ha voluto perpetuare una storia antica nel nome dell’agricoltura in tempi nei quali la gente fuggiva dalle campagne, incentrando il proprio fulcro produttivo nei possedimenti sorti attorno alla splendida Tenuta La Pandolfa di Fiumana, acquistata dal padre Giuseppe Ricci negli anni ‘40 del secolo scorso dopo secoli di appartenenza alla nobile stirpe degli Albicini.
Figlia di un dinamico imprenditore forlivese le cui fortune sono derivate dal commercio del gas, Noelia, dopo la morte del padre. ha costituito il perno su cui si è fondata tutta questa storia a partire dal secondo dopoguerra, ciò che oggi il nipote Marco Cirese, animato da passione autentica, con il supporto prezioso della madre Paola Piscopo, figlia di Noelia, di Francesco Bordini (consulente agronomo/enologo), di Francesco Guazzugli Marini (commerciale e marketing) e della memoria storica aziendale Pino e Paride Bombardi, sta portando avanti con rinnovato estro e con un forte investimento in risorse e mezzi.
Fa specie comunque pensare come le cose cambino al solo salire quei costoni terrazzati di collina: cambia la qualità delle argille, cambiano i colori della terra e cambia l’attitudine nei vini, che si fanno via via più eleganti, aerei e laminati man mano che si sale di quota. Ed è proprio quando la cadenza larga e polposa si fa lontano ricordo, lasciando campo ad una trama più sciolta e slanciata, che le cose (i vini) prendono un’altra piega, e quella piega porta ad immaginare di già una forte valenza identitaria, confortata oggi da una ulteriore certezza: che la strada percorsa fin qui non è stata invano.
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I VINI DI UN GIORNO
Umori di zolfo, viola e ciliegia si innestano su una trama ritmata e caratterizzata, la cui droiture deve fare solo i conti con un corpo fin troppo magro ed essenziale, figlio legittimo di una annata calda e selettiva per le sorti del tardivo sangiovese.
Romagna Sangiovese Predappio Godenza 2016 (vigna unica, la più alta, a oltre 300 metri slm, affinamento in bottiglia di 1 anno)
Succoso, fresco e proporzionato, risalta la qualità della sua acidità, acidità che accompagna e non ferisce. Il profilo è levigato, il frutto integro, l’intensa nota amarenosa un momentaneo coté aromatico che deve trovare ancora il suo giusto garbo espositivo. Ma il futuro – lo so – è già dalla sua parte.
Romagna Sangiovese Superiore Godenza 2015
Splendida interpretazione di una annata calda, ché non lo diresti: compostezza, amalgama, succosità, snellezza, dinamismo, sale e agrume: è Godenza. What else?
Longilineo e slanciato, profuma di terra, agrumi e bergamotto, e il suo incedere è come un soffio leggero, a disconoscere gli obblighi del peso e delle leggi della fisica. Persino la bottiglia andrebbe zavorrata, da che l’attitudine è quella della levitazione.
Romagna Sangiovese Superiore Godenza 2013
Colore più saldo e vivo degli altri, lì dove il sentimento “pinotnereggiante” si fa evidenza: è succoso, fresco, tonico, vitale. Le note di ciliegia nera e rabarbaro solo un commento ad un vino che conquista, la cui saldezza resta dissimulata in grazia e in candore.
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FATTORIA NICOLUCCI
Eppoi perché la trasparenza espressiva di cui si fanno vessillo questi vini ben si modella sotto l’egida di una vinificazione tradizionale, ciò che va conferendo loro connotazioni classiche, “atemporali” e nient’affatto modaiole, perfetto pendant con l’imprinting artigianale e familiare di tutta questa storia.
Ad emergere è una qualità speciale del tannino, e una speciale sua consistenza, in grado di dare tridimensionalità al sorso e farti apparire come incredibilmente complessi anche i vini d’annata. Eppoi la nobile compostezza, la ferma asciuttezza, il contrasto e le accelerazioni sapido-minerali. Tutte cose che non ti inventi, scorta preziosa per il futuro che viene.
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I VINI DI UN GIORNO
Bella compostezza ed espressività, l’imprinting è silvestre, balsamico; mi piace il portamento, e quella acidità succosa che ne innerva la beva. Tutto men che scontato qui: proporzioni giuste e seducenti sentori floreali per un vino d’annata coi controfiocchi.
Rispetto al Mandorli, e a fronte di una compostezza apparentabile, ecco il frutto rosso del bosco in evidenza e un quadro aromatico ancor più elegante, che si riflette in un sorso di inattesa profondità da cui emergono un sottotraccia minerale e un respiro che chiama a raccolta ariosità e fragranza. Però!
Ampio, morbido e setoso, di bella suadenza tattile e dai modi aggraziati, sente la distensione apportatagli dall’annata calda, ciò che si ripercuote in quel rivolo di dolcezza in sopravanzo nelle trame. E’ un incedere dispiegato e non riservato come solitamente gli succede in corrispondenza di annate più contrastate e tardive, ma è un incedere che non ne disperde affatto i connotati di eleganza.
Romagna Sangiovese Superiore Predappio di Predappio Vigna del Generale Riserva 2010
Austero e signorile, “brunelleggia” da par suo. Le suggestioni silvestri, di ghianda, pirite e sottobosco stanno a commento di una trama ferma, asciutta, compassata ma freschissima. Le vibrazioni sapido-minerali parlano con sincerità della sua terra guardando dritto in faccia il futuro.
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La trasferta romagnola non avrebbe assunto tutto questo senso senza l’aiuto e il sostegno del mio Adso da Melk locale, aka Marco Bonanni da Sant’Arcangelo, a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti.