Nel 2004, dunque, mi trovavo nel Sud della Francia. Là un collega francese, il sommo Michel Bettane, mi suggerisce di fare visita “a una vera istituzione francese, il santuario di monsieur X, in rue Gambetta, a Montpellier”. Scrivo signor X perché, mea culpa, non ricordo il nome del leggendario proprietario. L’età.
Vado, trovo l’enoteca, entro, e sono subito in una sorta di caverna del tesoro di Alì Babà. Scaffali e scaffali delle più rare e salivanti bottiglie francesi. Rotaie di DRC. Campanili di Armand Rousseau. Piramidi di Chave. Ma la vera sorpresa, che dà le vertigini, è la stanzetta dedicata esclusivamente ai vini di Coche Dury. Una specie di studiolo di Federico da Montefeltro, piccolo e foderato non di tarsie lignee ma di bottiglie di François Coche Dury.
Vengo còlto da uno stordimento da sindrome di Stendhal.
Sì, perché un’altra virtù incredibile del posto erano i prezzi “còscici”: Meursault a 70 euro, Meursault 1er Cru a un centinaio, Volnay a 40 euro, Bourgogne “di base”e Aligoté a 30. Corton Charlemagne, se ben ricordo, a 160: un’allucinazione lisergica, già all’epoca. E i furbi andavano lì a comprare e poi rivendevano al doppio, magari. “No, no, sire: sono qui in pellegrinaggio”, gli rispondo con le lacrime agli occhi. Lui capisce. E da quel momento diventa uno zuccherino.
Seguono ore di conversazione, durante la quale apprendo che il tizio era in quel periodo il primo assegnatario di Coche del mondo. “François è unico, nessuno vinifica come lui”, mi dice. “A lei piacciono gli aerei? Sì, perché i vini di Coche sono aerei. Non nel senso dell’aggettivo, proprio nel senso delle macchine volanti. Io anni fa ho visto lo Spirit of St Louis, il monoplano con cui Lindberg ha fatto la prima trasvolata atlantica, nel 1927. Però ai vini di Coche si adatta ancora meglio lo Spirit of Ecstasy, lo spirito dell’estasi che sta sulle Rolls Royce.” “Potrei mettere un ricarico triplo su queste bottiglie, ma non mi interessa speculare, preferisco che facciano volare più gente possibile”. Sul momento mi sembrava normale parlare di aerei e auto storiche, certo per via dell’alcol, visto che nel frattempo sorseggiavamo un luminescente Aligoté. Oggi in effetti fa un effetto un po’ bizzarro.
In tutti questi anni i vini di François Coche sono divenuti sempre più costosi e inavvicinabili. Fossi stato un collezionista lungimirante ne avrei approfittato, dopo aver superato la diffidenza dell’enotecario. Ma non l’ho fatto. Essendo solo un bevitore, ho bevuto. E basta.
* pare purtroppo che le Caves Gambetta non esistano più; o comunque che la proprietà sia cambiata