Il lago dei vini dolci. L’oasi del Neusiedlersee. Parte seconda

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A Illmitz il nome più celebre è quello del Weinlaubenhof Kracher. È stato Alois Kracher, personaggio carismatico, chimico di formazione prima di diventare un produttore professionista, a cominciare a far parlare di sé e conseguentemente dei grandi vini dolci del Neusiedlersee negli anni Novanta (si dedica a tempo pieno all’azienda di famiglia dal 1991), contribuendo in modo determinante a sdoganare questo piccolo eden del vino austriaco. Oggi, dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2007, la produzione è guidata dal figlio Gerhard, nato nel 1981, proprio quando Alois stava cominciando a prendere in mano le redini della produzione di cui si era occupato il padre.

Gerhard, trentasettenne con studi di economia e commercio alle spalle, ha realizzato insieme al padre Alois la ristrutturazione dell’azienda di Illmitz, apprendendo i metodi di produzione e rappresentando commercialmente il nome di Kracher nel mondo, oggi non più esclusivamente legato alla produzione di vini dolci, benché i vini secchi, dai rossi Blend 1 e Blend 2 o dai bianchi Grüner Veltliner Lion 2018 e Grüner Veltliner St. Georg 2015, che provengono dalla zona del Weinviertel e che escono con il marchio Sohm & Kracher, non si stacchino da una corretta definizione tecnica e da un profilo internazionale nello stile.

Senz’altro più interessanti i Süssweine, benché il loro profilo potente e parimenti internazionale, che aveva fatto scuola negli anni novanta, rispecchiando il gusto dominante dell’epoca, oggi appaia meno accattivante, complesso, rivoluzionario. Fatto, peraltro, che non sottrae prestigio e importanza ai vini dolci dell’azienda, che compongono una gamma nutrita e qualitativamente variegata.

Il Muskat Ottonel Auslese 2018 è nitido e varietale ai profumi (fragranze di muschio e mirto), ha palato delicato, fresco, piacevole.

Il Traminer Auslese 2017 ha colore paglierino leggero, profumi lievi e precisi di rose, bocca di tenue dolcezza, piacevole, non profonda, godibile.

La Beerenauslese Cuvée 2017 (60% welschriesling, 40% chardonnay) ha colore paglierino brillante, una botrite accennata, rintocchi di frutta tropicale, un palato felpato, di buona densità, esotico, definito, ammiccante.

Il Beerenauslese Zweigelt 2017 ha colore cerasuolo intenso, sentori di tamarindo, dolcezza copiosa, media profondità.

Il Beerenauslese Red Roses 2014, da uve moscato rosa (il rosenmuskateller non era un vitigno riconosciuto in Austria e si può scrivere il suo nome in etichetta soltanto dal millesimo 2017), maturato in botti di acacia, ha colore rosato intenso, profumi di chiodi di garofano, altre spezie e molta rosa canina. Palato di bella densità, ricco, viscoso, molto dolce, con ritorni di chiodi di garofano e rosa canina.

Ogni anno la TBA Kollektion viene presentata a settembre, con vini di diverso numero secondo l’annata (nel 2015 erano dodici, nel 2017 dieci) e una produzione massima di 320 cassette di legno. La linea Zwischen den Seen è vinificata in acciaio, la Nouvelle Vague in legno. I numeri sulle etichette identificano l’intensità del grado zuccherino.

La Trockenbeerenauslese Nummer 1 Nouvelle Vague Kollektion 2016, da uve moscato rosa, ha colore rosato intenso e un profilo dolce, molto dolce, quasi eccessivo, non granché dinamico dal punto di vista aromatico e gustativo.

La Trockenbeerenauslese Nouvelle Vague Nummer 7 Kollektion 2009, sempre da uve moscato rosa e maturata in legni di acacia, esprime un profilo prepotentemente speziato (chiodi di garofano, cannella) e floreale (ancora la rosa canina) e un tatto viscoso, intenso, ancora molto zuccherino.

La Trockenbeerenauslese Nummer 8 Zwischen den Seen Kollektion 2009 interpreta il rosenmuskateller ancora sotto l’insegna dell’intensità: colore rosato intenso, profilo intensamente speziato, palato intensamente concentrato, profondo, lungo, con coda finale balsamico-mentolata.

Le TBA della casa sono vini possenti.

La Trockenbeerenauslese Noble Reserve Non Vintage (55% welschriesling, 40% chardonnay, 5% gewürztraminer) ha profilo tremendamente denso e dolce.

La Trockenbeerenauslese Grand Cuvée Nouvelle Vague Nummer 3 2016 ha colore dorato arancio, un naso rigoglioso di muffa nobile, una messe di botrite, pura e intensa fino quasi ad arrivare alla grafite, con lunga elargizione esotica, senza nessuna concessione al legno. Il palato è un apogeo tropicale, con il mango e l’ananas a farla da padroni, e un grande rilievo zuccherino compensato dall’acidità.

La Trockenbeerenauslese Grande Cuvée Nouvelle Vague Nummer 6 2009 ha colore aranciato intenso e brillante, un profilo aromatico di caramella d’orzo, un palato ricco, intenso, alcolico, non molto contrastato.

La Trockenbeerenauslese Traminer TBA Nouvelle Vague Nummer 3 2004 è l’apoteosi della caramella d’orzo, della densità, della ricchezza, della potenza alcolica.

La Trockenbeerenauslese Scheurebe Nummer 10 Zwischen den Seen 2009 ha colore aranciato intenso, uno spiccato senso di frutta mediterranea (albicocca) ed esotica (ananas), un tatto intenso e viscoso, potente e mielato.

La Trockenbeerenauslese Welschriesling Nummer 2 Zwischen den Seen 2004 esibisce sempre un colore aranciato brillante, una fitta, spiccata scorza d’agrume (arancia, mandarino), un senso di muffa quasi metallica, una viscosità pregna e incessante, uno sviluppo potente e alcolico, con finale a base di zafferano.

La Trockenbeerenauslese Muskat Ottonel Nummer 5 Zwischen den Seen 2004 è il vino più espressivo del gruppo. Veste arancio brillante, olfatto impregnato di efflorescenze di erbe aromatiche (che mirto e che rosmarino!), accompagnato da note quasi di incenso. Il palato è viscoso, opulento, di grande rilievo aromatico e officinale, mentolato e balsamico, con allungo arioso di rosmarino, menta, mirto, albicocca secca. Grande potenza e grande carattere.

Da Illmitz a Rust, posizionata esattamente sull’altro versante del lago, ci sono 55 chilometri di circumnavigazione e un’oretta di viaggio. Rust è una ridente cittadina fondata da pescatori e agiati contadini che già nel XV secolo esportavano il loro vino alla corte dello zar. Il centro storico conserva l’edilizia ungherese dei secoli XVII-XVIII con cortili porticati e soffitti a volta. D’estate è meta delle cicogne: sui tetti delle case se ne possono ammirare i nidi.

Le vigne all’interno dei confini dell’antico cuore vitivinicolo di Rust formano un’enclave che rientra nella zona produttiva del Leithaberg DAC (DAC sta per Districtus Austriae Controllatus, una specie di denominazione d’origine).

I dolci pendii circondano la città come un anfiteatro naturale e offrono un clima mite ideale per la viticoltura. I terreni variano da una tessitura calcarea, non priva in alcuni luoghi di graniti e ardesia, verso la parte collinare a ovest, nella zona di Steinbruch St. Margarethen (una delle cave più grandi e antiche d’Europa, i cui mattoni in arenaria sono stati utilizzati per la costruzione dello Stephansdom o degli edifici della Ringstrasse di Vienna), a una più sabbioso-argillosa, con parti in pietrisco, in quella a est verso il lago.

A Rust si producono vini bianchi e rossi secchi, ma la sua fama è fin dal Medioevo legata al Ruster Ausbruch, un vino dolce da uve botritizzate, il rivale storico del Tokaj ungherese. Dal 2016 l’Ausbruch equivale a una TBA di Rust e dal 2020 sarà insignita della DAC. Nel 1524 Regina Maria di Ungheria diede il permesso di marcare a fuoco le botti di Rust destinati all’esportazione con una R, un passo decisivo per il blasone e la qualità del vino della città: questa R figura ancora sui tappi e sulle etichette dei produttori locali.

Tra questi, uno dei più importanti è senz’altro Feiler-Artinger. I nonni posero le fondamenta, acquistando nel 1936 la bella casa nel cuore di Rust. Nel 1947 Gustav Feiler imbottigliò i primi vini, nel 1953 raccolse le prime uve per la produzione del Ruster Ausbruch. Due anni dopo il figlio Hans Feiler entra nella produzione aziendale, coadiuvato dalla sorella Gertrude Artinger e dalla moglie Inge, che si occupano delle vendite. Dal 2013 Kurt Feiler, il figlio di Hans e Inge, dirige l’azienda insieme alla moglie Katrin.

Un’attenzione particolare viene dedicata alla produzione di una vecchia varietà austriaca chiamata neuburger, che ama terreni asciutti e calcarei, sia con vinificazioni in purezza, come nel caso del Burgenland Neuburger 2018, maturato sui lieviti e in vecchie barrique, sia in taglio con lo chardonnay in legni nuovi, come nel Gustav 2017, ma con risultati che non si discostano dal profilo boisé del bianco anni Novanta.

Decisamente più interessanti i vini dolci.

Il Burgenland Beerenauslese 2017, che cambia uvaggio ogni anno (questo è 65% gelber muskateller, 25% chardonnay, 10% grauburgunder), fa fermentazione spontanea in acciaio. Il colore è paglierino brillante, il naso tradisce qualche lato medicinale, il palato ha pienezza e alcolicità, con sviluppo finale di camomilla.

Il Burgenland Traminer Beerenauslese 2017, 140 grammi di zucchero residuo per 12 gradi alcolici svolti, proviene da due zone: Umriss, ai piedi delle colline, dalle terre più calcaree, dove alligna maggiormente la botrite, e Gemärk, dai suoli più profondi e argillosi, con meno formazione di botrite nonostante sia più vicino al lago. Colore giallo dorato. Naso di muffa metallica, camomilla, fiori (niente zafferano, per intendersi, né soprattutto frutta esotica). Palato dolcemente felpato, alcolico, di dolcezza misurata, tonico ma non molto persistente.

Il Burgenland Traminer Beerenauslese 2016, 200 grammi di zucchero residuo e un indice alcolico svolto del 9%, ha colore paglierino brillante e un profilo simile al precedente: la botrite ha declinazioni tra il metallo e la camomilla, il palato è denso, più felpato che grasso, di buona modulazione ed equilibrio.

Con il Ruster Ausbruch Pinot Cuvée 2016 (grauburgunder, weissburgunder in parte fermentato in legni nuovi, chardonnay) il tratto comincia a virare verso la frutta esotica. Il colore è un paglierino dorato brillante, il naso ha buona botrite, sentori di camomilla ed erbe, un palato ricco, sensuale, con note di mango e litchi, e un incedere lineare, tonico, equilibrato.

Il Ruster Ausbruch 2016 (85% weissburgunder, 15% gelber muskateller) ha colore dorato brillante, intenso e vivo, e un naso tipico di camomilla, polline, fiori gialli, metallo. Palato di notevole densità, succoso e invitante, dal frutto decisamente più esotico e irresistibile, mango e papaya, una crema tropicale intensa e modulato, equilibrata, temperata.

Il Ruster Ausbruch Gelber Muskateller 2015, annata dall’ottima botrite, ha un profilo moderatamente aromatico, perché questo è lo stile della casa e del territorio: siamo lontani dalla grassezza e dall’ampiezza di Illmitz. Qualche erba aromatica, input di ananas e mango, notevole centro bocca, meno persistente il finale.

«Facciamo un solo passaggio o al massimo due per raccogliere i grappoli botritizzati, facendo poi una selezione degli acini», racconta Kurt Feiler. «Nel 2013, a fine novembre, era un giovedì, l’uva non era pronta nemmeno per una Beerenauslese, ma il lunedì successivo, ai primi di dicembre, ci siamo trovati una Trockenbeerenauslese in pianta. Qui le maturazioni hanno forti accelerazioni».

Il Ruster Ausbruch Essenz Zweigelt 2013 proviene da una vigna giovane dalla zona di Satz, a sud del capoluogo, vendemmiata il 6 dicembre, con una fermentazione durata almeno due anni, un basso indice alcolico finale e 312 grammi di zucchero residuo. Colore cerasuolo intenso, botrite a gogò, tanto al naso quanto soprattutto al palato, notevole viscosità, invitanti sensazioni di rabarbaro e melagrana, sciroppo di albicocca, cospicuo grasso e ottima dinamica, di grande equilibrio al di là del “magma” zuccherino.

Il Ruster Ausbruch Welschriesling Essenz 2016 (una partita speciale vendemmiata il 27 ottobre e maturata in vecchie barrique, con 303 grammi di zuccheri residui) sfoggia un colore giallo intenso bordato oro. Naso di forti componenti minerali + botrite + camomilla, poi erbe, albicocca, molta albicocca. Palato di notevole concentrazione, ricco e setoso, suadente e viscoso, quasi permeante, di grande concentrazione e buona dinamica.

Il Ruster Ausbruch Essenz 2007 (60% chardonnay, 40% welschriesling), annata dalla botrite precoce per il caldo con vendemmia a fine settembre, ha colore dorato-arancio brillante e grande allure aromatico-olfattiva: kumkat, albicocca secca, frutta esotica, pesche sciroppate, erbe aromatiche, sfumature di rosmarino, levistico, note balsamiche. Palato grondante viscosità e zucchero, quintessenza di Marillen, notevole purezza, razza e concentrazione, viscoso-oleoso, felpato-sensuale, di considerevole allungo. Una carezza irresistibile.

Il Welschriesling Essenz 2001, 375 grammi di zuccheri residui come il 2007, con un indice alcolico troppo basso per essere considerato vino e dunque non venduto, è estremo fin dal colore, un ambrato-marrone dai riflessi opachi. Naso che esplode e si dirama: cera d’api, miele, propoli, note balsamiche, grafite, mogano lucidato, ebanisteria. Palato densissimo, viscosissimo, puro miele, permeato dagli zuccheri senza essere stucchevole, lunghissimo.

«Il welschriesling si trasfigura con la botrite, non sembra quel bianco semplice che è nelle versioni più secche», commenta Kurt. «Bisogna però stare attenti e seguirlo con attenzione: quando prende la botrite si asciuga molto velocemente, un giorno sembra privo di muffa e dopo poco tempo appassisce».

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Contributri fotografici di Massimo Zanichelli e Britta Nord

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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