La domanda che Nomisma si è fatta è stata: “Cosa pensa il consumatore italiano dei vini naturali? “ Snocciolando dinamiche comportamentali e diagrammi riassuntivi, più che cosa pensa il consumatore italiano si è trattato di una lezione su cosa un produttore di vino naturale deve sapere per affrontare il mercato. Bene. Il professor Torcivia, un po’ meno preparato della sua collega, ha cercato di dare, ha cercato di, ha cercato…. a dir la verità non ho mica capito cosa ha cercato di raccontarci. Comunque, notevole le energie spese nel tempo e nella ricerca su come mai questi vignaioli naturali non riescono a far capire al consumatore il loro prodotto. A togliere ogni dubbio al tema e a darne una interpretazione pratica sono stati gli interventi di Arianna Occhipinti, Stefano Amerighi e Nino Barraco.
Un animo combattivo e addolorato quello di Arianna, i tratti somatici riportano a racconti arabi, turchi, greci. La voce ferma racconta una sostanza fatta di tante difficoltà e i successi, pochi, strappati via dalla pelle. Difficile mettere su diagrammi queste risposte, mi vien da pensare. Difficile estrapolare numeri che si basano su storie di vita.
Abbandoniamo la battagliera inflessione siciliana di Nino per ascoltare quella tipicamente “toscanaccia” di Stefano Amerighi. A Stefano, imboccato da Fabrizio Carrera, la risposta in merito a consumatore e prezzi dei vini. “Abbiamo la fortuna che per i nostri consumatori è importante fare la nostra conoscenza. Ci vengono a trovare. Capiscono che i nostri sforzi sono indirizzati prima ad una educazione, ad un senso morale, poi nel modo personale che ognuno di noi ha nel fare vino. Il vino naturale è un vino di nicchia, al momento. Non per volontà nostra. Se prendo un grande territorio, vedi ad esempio il Chianti Classico, un vino naturale deve uscire dalla Doc. Questo ti permette di ottenere un’identità. L’eticità è una visione anti-economica. Se io esco 7/8 anni dopo perché ritengo che il vino è come lo volevo, a quanto lo devo vendere? Paradossalmente sarà più costoso. A me non interessa guadagnare ma interessa che la mia vita sia sostenibile. Quando impostai la mia azienda -premetto che sono figlio di contadini- mi chiesi quanto avrei voluto portare a casa di stipendio. Mi sono risposto che a me bastava uno stipendio come semplice contabile d’ufficio. Nessuna rincorsa a budget e fatturati.”
Arianna, Nino e Stefano, anime diverse che si sono immerse in una ricerca civica e sociale prima, come tanti colleghi. Figure loro malgrado di spicco nel panorama dei produttori naturali. Ne sono perfettamente consapevoli. Un difficile ruolo che i mass media, i wine writer, gli appassionati gli attribuiscono.
Ore 16.30: taglio del nastro e via ai banchi d’assaggio. Respiro l’energia della bellissima location nel cuore dei Cantieri Culturali. Fermento, curiosità, eccitazione solcano l’aria in un infinito nugolo di elettroni impazziti. Avrei avuto tre giorni a disposizione, quindi no stress. Eccovi random le prime impressioni ricavate dagli assaggi.
Fiorale di Vitalia e Niccolò Matranga. Ricerca esasperata della salubrità del terreno in primis. L’uva di Sicilia sugli scudi (Catarratto, Grillo ). Vini franchi fatti di passione ed entusiasmo, ciò che non esclude il rigore e una tensione rivolta a smussare gli angoli che quel territorio esprime.
Terrazze Singhie di Sara Polo e Mauro Migliavacca. Giovanissimi produttori preparati e capaci. Vigne eroiche dell’entroterra savonese. Le viti dimorano su sabbia, limo e rocce sedimentarie. Un solo vino da uve Lumassina. Terreni magri e il vino ne rispecchia tanto la matrice. Un plauso innanzitutto per farci vedere che il futuro, a volte, sta scritto.
Enozwine di Roberto Zeno e Mimmo Sacco. Custodi di un Fiano da suolo vulcanico affinato in anfora. La pietra nera trasmette ricordi di iodio e zolfo, il vino ne è lo specchio.
Cantine Matrone di Andrea Matrone. Oltre all’Aglianico, alla Falanghina e al Greco, Andrea ha messo a dimora Sciascinoso, Piedirosso e Caprettone che apportano un timbro originale alla produzione. Dalle pendici meridionali vulcaniche vesuviane.
Tanca Nica di Francesco Ferreri. Giovane vignaiolo in quel di Pantelleria. Qui il territorio si esprime al meglio grazie a uve Zibibbo, Moscato d’Alessandria, Pignatello e Catarratto. Vini originali e “tonalità” ancora nuove per me. Bottiglie già difficili da trovare.
Distribuzione Case Contrade. Mi sento di annotare qualcosa a favore di questa piccolissima agenzia di distribuzione. Una selezione accurata fatta da Maurizio Ferro. Persona umile e discreta. La base è costituita da piccolissime aziende a cui però si sostituisce subito una comunione di intenti. Il piccolo gruppo dei vignaioli si muove come un unico stormo perché ha trovato in Maurizio una persona trasparente e sincera a cui affidare le poche bottiglie. Fra loro si è creato una sorta di patto fiduciario. Ferro non è solo il rappresentante ma vive assieme ad ogni vignaiolo i problemi del lavoro e le singole vicende umane. E’ netta la percezione che più che una distribuzione si tratti di una sorta di “ riserva indiana “.
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