RIECINE
Riecine eppure compie il miracolo, ogni volta, illudendomi che mio padre sia ancora lì con me, e pure contento dei vini della contemporaneità, che niente peraltro hanno disperso del fulgore e della forza espressiva dei vecchi Riecine.
Riecine però è realtà viva, i principali nuclei vitati di cui dispone – Gittori, Vertine e, per l’appunto, Riecine – costituiscono l’invidiabile patrimonio su cui si fondano identità e futuro. I vini poi conservano la statura del fuoriclasse, e lo fanno fin dall’abbrivio, fin da come ti si presentano agli occhi, con la cura formale in subordine rispetto all’eclatanza del carattere, riscontrabile in una proposta accordata che coinvolge il vino bandiera ( Chianti Classico) giù giù fino al Riecine di Riecine – che esplora le potenzialità del vigneto più vecchio attraverso l’esclusiva vinificazione in cemento e macerazioni più lunghe – e a La Gioia, non di rado la quadratura del cerchio.
E a proposito di nuovo, qui a Riecine da qualche stagione c’è un giovane ragazzo, enologo di formazione e attuale direttore tecnico (nonché amministratore unico della società), a cui non puoi non ascrivere i meriti di un percorso luminoso: Alessandro Campatelli. Riecine è ormai la sua casa, lo vedi e lo senti, e la responsabilità di un compito così importante lui la stempera a suon di simpatia, understatement, umiltà e passione. E’ persino facile immaginare per lui un futuro all’altezza.
Contributi fotografici di Lorenzo Coli
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CASTELLO DI AMA
Sono tornato ad Ama altre volte più consapevolmente, ma non quanto avrei voluto. Ricordo L’Apparita ’87, quando mi fu versato a tavola: ero agitato dentro ma cercai di non darlo a vedere. Ci torno oggi, il borgo è struggente. Ché ad Ama non ci arrivi per caso, ma perché ci vuoi arrivare. La patina che prendono i colori delle cose trattiene a sé qualcosa di ancestrale, e te lo dà. Rimanda a un altro tempo che non sai datare. E i sassi, i sassi di Ama: mai visti tanti sassi così, in giro per il Chianti!!
L’isolamento di questi luoghi è assordante, eppure da quassù puoi slanciare lo sguardo fino alla Val d’Orcia, fin sull’Amiata. Orizzonti complessi, quelli di Ama. Nei pressi, la mitica badia di San Polo in Rosso come una vedetta.
L’angolo forse più evocativo sta però in un anfratto di cantina, fra le muffe e la frescura di un luogo destinato alla penombra, complice dell’oscurità. Essenziale e potente, lì è dove Marco Pallanti e i suoi più stretti collaboratori effettuano gli assaggi dei vini prelevati dai legni, al fine di deciderne le sorti. Che ad Ama le sorti di un vino si decidano in quel posto minuto e raccolto come una vecchia pieve di campagna, è un conforto che non dimentichi.
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Contributi fotografici dell’autore