Secondo Unione italiana vini – che rappresenta l’85% dell’export di vino del Belpaese –, i temi centrali da far valere nell’opposizione formale sono quelli indicati oggi dal ministro: il nome Prosek, che tra l’altro al contrario del Prosecco nulla ha a che fare con una località geografica, richiama inevitabilmente, per un ‘consumatore normalmente informato’, le bollicine del nostro Paese. Come ricordato nella recente sentenza “Champanillo” della Corte di Giustizia ‘l’esistenza di un’evocazione può essere valutata anche con riferimento ai consumatori di un solo Stato membro’. Un’affinità fonetica e visiva palese e contraria ai dettami di tutela vigenti nell’impianto normativo di Bruxelles.
Sono oltre 620 milioni le bottiglie prodotte dalle tre Do del Prosecco; di queste, 370 milioni sono esportate. Complessivamente il mercato dello sparkling tricolore più famoso nel mondo vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano.
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