In scena l’annata 2019, i cui portavoce liquidi usciranno sui mercati a partire dal gennaio 2022. Una bella opportunità, non c’è che dire, e perfettamente organizzata fra l’altro, per godersi una panoramica di tutto lo scibile bolgherese (che ridendo e scherzando annovera di già una sessantina di aziende), con il simpatico corollario delle degustazioni itineranti che nel corso della giornata hanno consentito agli astanti di approfondire l’argomento a diretto contatto con i produttori stessi, distribuiti in diverse cantine del territorio e presenti per l’occasione con i Bolgheri Rosso 2020.
Un quadro d’insieme che, bicchieri alla mano, ha senza dubbio giovato alla comprensione di un territorio ormai sulla bocca di tutti, che ha fatto tanta strada bruciando persino le tappe e che nell’immaginario collettivo resta marchiato a fuoco come territorio di rossi che “tirano”, nomea per molti versi lusinghiera e agevolatrice, per altri versi insidiosa, dacché ci si aspetta sempre il meglio.
E forse è proprio in ragione di questa “connaturata” ambizione che, prova che ti riprova, i produttori bolgheresi vanno convincendosi sempre più dei propri mezzi, al fine di conquistare approdi di espressività che mostrino una quadra più evidente rispetto a un tempo. D’altro canto lo stimolo al miglioramento continuo costituito da certi apripista (leggi Sassicaia) è pietra di paragone e criterio di confronto per chiunque si affacci all’universo Bolgheri, e rapportarsi “con l’alto”, si sa, fa sempre bene.
Così, una sensibilità interpretativa nel frattempo fattasi più adulta (incoraggiata peraltro da alcune entreprises artigianali e a misura d’uomo) va finalmente associando, nei vini, una maggiore caratterizzazione alla consueta perizia tecnica, innescando un processo generalizzato di crescita che costituisce un fenomeno sicuramente apprezzabile e oggi percepibile. Certo è che vi sono “manici” e “manici”, ma soprattutto territori e territori. E i vini, questo gap in origine, continuano a rappresentarlo con coerenza.
Quanto alla degustazione, se c’è un aspetto passibile di miglioramento, fra i cento ben risolti, questi è l’omogeneità delle campionature, dal momento in cui erano presenti sia vini imbottigliati che non, con tutte le immaginabili conseguenze in merito ad amalgama, digestione del rovere ed equilibrio espositivo. Si andava dai campioni da vasca ai campioni di botte (o barrique), fino agli imbottigliati, e fra questi c’erano presumibilmente quelli con 1 mese di bottiglia e quelli con 5 mesi di bottiglia “sulle spalle”.
E con questo cosa voglio dire? Che nella lenzuolata di commenti che seguono va messo in conto un non detto, e cioè che il grado di leggibilità di alcune campionature non era tale da farne comprendere al meglio le reali potenzialità. Al punto che laddove questa leggibilità è risultata troppo ostica ho preferito tacere, evitando commento e citazione. In tutti gli altri casi è necessario fare una piccola tara e concedere semmai un’apertura di credito per ogni apparente zoppìa nelle descrizioni di merito: l’approdo, la permanenza e la maturazione in bottiglia non potranno che partorire equilibri migliori, illimpidendo disegno ed articolazione.
Ecco, Bolgheri e i suoi interpreti di questo ne sono pienamente coscienti, e si vede.
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PS1: i più scafati noteranno alcune assenze. Chessò, Tenuta San Guido (Sassicaia), Le Macchiole, Ca’ Marcanda (Gaja)…..Bene, nel primo caso l’assenza è giustificata: Sassicaia mancava perché non è stato ritenuto ancora pronto. Per Le Macchiole e Ca’ Marcanda nessuna assenza da doversi giustificare: non producono Bolgheri Superiore. 🙂
PS2: l’ordine di apparizione rispetta pedissequamente l’alfabeto e non le preferenze, come è facile constatare. Per le predilezioni e i bemolle ci affideremo come sempre alle parole, ma anche ai silenzi.
PS3: il simbolo cv (o cb) accanto al nome di un vino indica un campione da vasca (campione di botte). Dove non segnalato trattasi di vino imbottigliato.
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ANTEPRIMA BOLGHERI SUPERIORE 2019 – NOTE DI DEGUSTAZIONE
Dalle pendici della collina di Segalari, sentori di cola e frutti neri ci preparano a un impatto materico e a un andamento gustativo che per il momento non sembra sposare appieno le ragioni della scorrevolezza. Sposando invece (probabilmente per amore) lo stile internazionale, il vino presenta un finale prosciugato dalla irruenza dei tannini.
Tannini copiosi e incisivi ne frenano inesorabilmente lo slancio; per il resto buona freschezza di fondo e un disegno ancora di là da venire.
BELL’AJA – Bolgheri Superiore 2019
Accenti profondamente balsamici aprono a una trama avvolgente in confezione deluxe. Aldilà del sorvegliato governo tecnico, rilascia freschezza, intensità e sapore. A suo modo ineccepibile, anche se non proprio originale dal punto di vista stilistico.
Il rovere impasta e ottunde, la trama si slarga, lo sviluppo appare ancora un po’ compresso. Discreta la spinta, più dispersivo il finale.
CAMPO AL PERO – Bolgheri Superiore Dedicato a Vittorio 2019
Proporzioni adeguate, articolazione e profondità; appena asciugato dal rovere in chiusura ma sapido, di buon calibro tannico, interessante e pure territoriale.
Freschezza di fondo, saldezza e sapore sotto l’egida di una smaliziata perizia tecnica. Si muove più in verticale che in larghezza, ed è un gran bene. Ci sono fondati motivi per immaginare un futuro che conta.
Caldo e un po’ appiattito nella sua espressività, con il disegno che stenta a delinearsi e una materia in apparenza solo discreta.
Austero, reattivo, profondo, su evidenze di grafite, colpisce per l’integrità e la fermezza del sorso, con la “confezione” finalmente in subordine. Ottima personalità, al punto da distinguersi.
Rovere in fase digestiva per un vino denso, cremoso, impattante ma reattivo, dal rinfrescante coté balsamico. La tendenza ad asciugare resta, ma il nostro mantiene intatti i suoi appigli di interesse.
CHIAPPINI – Bolgheri Superiore Guado de’ Gemoli 2019
CIPRIANA – Bolgheri Superiore San Martino 2019 (cv)
Austero, “scuro”, dall’elegante timbro silvestre/balsamico e dalle nuance di grafite e liquirizia, trae vantaggio dal bel contrasto gustativo; i lasciti del rovere si fanno sentire ma lui spinge e si divincola, mostrando di sapere il fatto suo: può salire di quota.
Di materica densità, conserva un’apprezzabile giustezza nei toni nonostante gli attributi e gli alti parametri, rendendosi in tal modo piacevolmente sostanzioso e tattilmente levigato.
FABIO MOTTA- Bolgheri Superiore Le Gonnàre 2019
Ordinato, con qualche sbuffo etereo di troppo, poi erbe, terra e un tannino un filo polveroso. Trama e materia senza ridondanze però.
Il rovere “allega” una materia di buona seta tattile; la dinamica risulta ancora un po’ macchinosa, il timbro fruttato tende alla confettura, e c’è un pizzico di calore in sopravanzo.
FORNACELLE – Bolgheri Superiore Foglio 38 2019 (cv)
Suggestioni vegetali un po’ scabre in un quadro intenso ma poco scorrevole. Finale corrugato, su coerenti ritorni vegetali. Molto indietro.
Un tratto aromatico screziato da qualche rusticità annuncia un frutto che tende a spalmarsi sul palato. Poca scioltezza, ora, per un vino umorale non privo di carattere.
Bel fraseggio aromatico, scandito da suggestioni fruttate e di macchia mediterranea; bocca polposa, attraente, gustosa, di una pienezza garbata. Però!
GRATTAMACCO – Bolgheri Superiore Grattamacco 2019 (cv)
Vivezza, contrasto, sale. Giovane e reattivo, di bel dettaglio e pregevole grana tannica, è vino di classe con un innato senso dell’equilibrio.
Dalla dinastia degli Scienza ecco un rosso particolarmente concessivo, accordato e ben leggibile, solo caldo e piuttosto brevilineo.
I GREPPI – Bolgheri Superiore Greppicaia 2019 (cv)
I LUOGHI – Bolgheri Superiore Podere Ritorti 2019
I LUOGHI – Bolgheri Superiore Campo al Fico 2019
Ricco, profondo, dalle fondamenta eleganti, ha tanta materia in corpo, che si manifesta con toni fruttati maturi, una tattilità da gran vino e un provvidenziale grip.
Trattasi di una storica proprietà del territorio rilevata di recente dal moscovita Konstantin Nicolaev. Doga fresca in un vino senza ridondanze, lineare, preciso, gustoso, di discreta caratterizzazione. Esce la macchia, e il senso di appartenenza al territorio ne guadagna.
LENOVELIRE – Bolgheri Superiore Re Diale 2019 (cv)
LENOVELIRE – Bolgheri Superiore Re Bernet 2019 (cv)
Meno dinamico e piuttosto “involuto” rispetto al Re Diale, non trova sul percorso i contrasti attesi, risultando tuttalpiù gradevole ma come pacificato e poco profondo.
MICHELE SATTA – Bolgheri Superiore Marianova 2019
MICHELE SATTA- Bolgheri Superiore Piastraia 2019
Ancora da dispiegarsi ai profumi, piuttosto remissivo nell’eloquio, non ti nasconde lati più ispidi e selvatici. In bocca è teso ma sconta poco amalgama. Da attendere e da far crescere in bottiglia.
Poco “calcato” nella estrazione tannica, ordinato nella esposizione delle proprie ragioni, con il rovere ad impastarne l’eloquio, emergono sensazioni eteree in un contesto largo di trama, a cui gradiresti associate una maggiore coesione e un pizzico di incisività in più.
Dalla prima azienda di Bolgheri certificata biodinamica, un rosso di morigerata estrazione tannica, pimpante, fresco, vinoso, fors’anche “diluito” se rapportato agli altri esemplari della specie. Rilascia note aromatiche quasi da Schiava in un tratto brioso, simpatico, affusolato, di media complessità.
La propensione voluminosa e lo stile internazionale, ormai una firma per questa celebre etichetta, se non coinvolgono a livello emozionale indubbiamente pongono in giusto rilievo la qualità del tessuto tattile e l’ottima materia prima. E’ ricco, cremoso, “tanto”: agli equilibri gioveranno il tempo e la bottiglia.
PIETRANOVA- Bolgheri Superiore Renzo 2019 (cb)
PIETRANOVA – Bolgheri Superiore Liborio 2019 (cb)
Sensazione di frutto confit in un vino ricco ma un po’ spanciato, generoso nelle forme ma in debito di articolazione. Da mettere a punto nei registri, o forse trattasi soltanto di una campionatura poco significativa.
Da una delle realtà più recenti del comprensorio bolgherese, nata dalla ristrutturazione di una storica proprietà della famiglia Chiappini, ecco un vino che agli strascichi del rovere associa una materia di buona sostanza, per tratteggiare un disegno gradevole anche se un po’ in debito di freschezza acida.
Seconda uscita di sempre per questo Superiore di bella verve, scattante e non omologato, da cui emergono l’anima piccante del franc e un tratto sinuoso, di bella tensione gustativa. Ottimo e futuribile!!
POGGIO AL TESORO- Bolgheri Superiore Sondraia 2019 (cv)
TENUTA ARGENTIERA – Bolgheri Superiore 2019
TENUTA CAMPO AL SIGNORE- Bolgheri Superiore 2019
Buona ampiezza aromatica, esce la vena mediterranea: è caldo ma conserva grip, espressività e disegno, con il sale ad allungarne il sorso. Promettente!
Una confezione smaliziata governa una trama sinuosa e tattilmente seducente, propiziando una sensazione di appagante ridondanza. Nel finale il rovere si riappropria delle trame, rendendone meno originale il profilo. Da far crescere.
Ancora una conferma per questo vino proveniente da una delle due proprietà bolgheresi di Alejandro Bulgheroni (l’altra è Tenuta Meraviglia). Intrigante speziatura naturale (da franc) e sviluppo elegante, ficcante, fresco. Buona materia e proporzioni rispettate. Bello!
Ottima freschezza in un profilo affusolato, dritto, quasi chiantigiano come “postura” e attitudine. Verticale e balsamico, senza inopportune sbrodolature o ridondanze, è semplicemente (potenzialmente) molto buono.
Frutto cospicuo e maturo. Bocca conseguentemente materica e assai impacciata nei movimenti. È irruente, massiccio, a trazione anteriore.
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Degustazione effettuata nel mese di settembre 2021
Contributi fotografici dell’autore