Podere Erica in Chianti Classico. Il volo della Ghiandaia

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Il Podere Erica da un bosco ci spunta all’improvviso, che mica te lo aspetti. E’ un anfiteatro di giovani saperi e aggiornate consapevolezze nel cuore verde di Olena, località Scopetino, in pieno Chianti Classico; un avamposto che si apre decisamente a sud, inquadrando nella visuale, sul colle antistante, alcuni declivi vitati di Isole e Olena, firma ultracelebre del territorio.

Lì ci troverai un allevamento di maiali di razza mangalica, placidi e pelosi, dalle carni sopraffine ( il rigatino basta e avanza alla meraviglia), un paio di asine in qualità di governanti, un saldo di olivi tutt’intorno e 2 ettari di vigna piantati una decina di anni orsono a sangiovese, canaiolo e trebbiano, dai quali stanno nascendo di già dei vini parlanti, sotto l’egida di gesti puliti.

A governare il piccolo ma impegnativo ambaradan c’è Marco Giordano, giovane agricoltore ed enologo chiantigiano in cui umiltà, dedizione e curiosità intellettuale si mischiano in tutt’uno. E’ l’uomo ovunque, di questo raccolto podere di campagna acquistato negli anni Duemila da Neal e Jan Dempsey come buen retiro, ed è colui che ha spinto la proprietà a provarci con il vino, secondo una politica dei piccoli passi tanto accorta quanto rispettosissima di ambiente e territorio.

Il vigneto si distribuisce su tre appezzamenti pressappoco contigui, ad una altitudine media di 370 metri, su suoli cangianti sia in sostanza che in colorazione. Quello più recente insiste su un bel galestro stratificato, quello più vecchio contempla un maggior saldo argilloso, ma la rivitalizzazione degli strati aerobici apportata dal metodo di gestione ne ha agevolato una consistenza “vaporosa” e sciolta. Minuto e fitto è lo scheletro, dove oltre allo scisto ci trovi anche il sasso colombino.

Nel frattempo la gamma, nonostante le limitate dimensioni d’impresa, si è fatta assai articolata, muovendosi per ora nell’orbita degli IGT, anche se i rossi, per provenienza e costituzione, potrebbero ben rivendicare in etichetta l’appartenenza alla denominazione Chianti Classico. Ad accomunare i vini c’è un approccio per niente interventista, con il gesto agronomico permeato dagli impulsi biodinamici e una enologia basica e curiosa che si affida a fermentazioni spontanee e a contenitori per l’affinamento non sempre convenzionali. Poche vendemmie alle spalle, ma alcuni vini sono già un piccolo cult.

Si passa da un Pet-nat (La Cinciallegra) brioso e nient’affatto banalizzato dal metodo ad un bianco (Le Rondini) da uve trebbiano leggermente macerato in anfora poi affinato in damigiana, per passare ad un Rosato (Il Cardellino) di garbata essenzialità ed approdare così al nuovo rosso d’annata The Raven, che ha già dimostrato un’attitudine spiccata per la spontaneità, e ai due rossi-bandiera: Il Picchio, sangiovese in purezza affinato in legni piccoli e usati, apparso in decisa crescita di focalizzazione, e La Ghiandaia, un uvaggio (nel vero senso della parola) di sangiovee e canaiolo affinato in cemento e che fin dalle sue prime apparizioni è andato a insediarsi stabilmente dalle parti del cuore.

Ecco, appunto, La Ghiandaia. Sono stato onorato della verticale completa di questo vino sentimentalmente chiantigiano, e dalla prima annata (2013) all’ultima (2020) ci passa in mezzo la sorpresa e la meraviglia.

Amo la sua naturalezza, e quel suo modo di porsi, e quel rigore, e quella speciale levità. E’ un piccolo gioiello, un portatore sano di autenticità. Che poi in fondo è proprio l’autenticità a dar respiro ai gesti, qui, e aria buona ai polmoni, per restituire alle cose il giusto peso: che impagabile sensazione!

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VERTICALE LA GHIANDAIA

La Ghiandaia 2020

Eleganza dispiegata e profilo tattile levigato in un vino succoso, scattante e gustosissimo, che ti coinvolge grazie ai suoi sentori di pepe, saggina e fiori, e che brilla per compostezza, trasparenza espressiva e integrità di frutto.

La Ghiandaia 2019

Frutto e candore, gusto ampio e sfaccettato, mirabile equilibrio ed elettiva freschezza. E’ un vino “sollevato”, fragrante, slanciato, di sottigliezze e sale. Davvero bello, davvero buono. Pressappoco indimenticabile.

La Ghiandaia 2017

In barba all’annata siccitosa e calda, a colpire è proprio il suo tono di “voce”: fresco, agile, vivace, senza esuberanze alcoliche o rilassatezze di sorta. E’ un vino accordato e senza orpelli, dove il lascito dell’insidioso millesimo lo possiamo rintracciare nel rilievo leggermente rugoso della chiosa tannica. Nulla di che, a fronte di una sostanziale compiutezza. E non era facile.

La Ghiandaia 2016

L’annata buona si sente dal grado di contrasto, dalla reattività, dal carattere che emerge da questo bicchiere. Il tempo gli ha portato in dote un alone più “scuro” e austero nei profumi, fra grafite, alloro e l’immancabile pepe nero. Però pulisce bene la bocca, e ti invita d’istinto al sorso successivo, con l’autenticità che gira a mille.

La Ghiandaia 2015

Dell’annata generosa e calda si porta appresso l’indole paciosa. La sua polposa avvolgenza però ben si concilia con l’innata melodia gustativa, e anche se perde un pizzico di dettaglio e di articolazione rispetto ai fratelli, non tradisce il mandato affidatogli, nel nome e nel segno della tipicità e della gradevolezza.

La Ghiandaia 2014

Guidato da una enorme freschezza acida e da una profilatura di materia che ne rende affusolata la trama, non contempla vegetalità o crudezze restando avvolto e coinvolto da un timbro fumé, da note di incenso e dal sentore nobilitante del sottobosco più odoroso che c’è. Non mancano le spezie, e c’è pure un coté di erbe essiccate ed officinali. Eppoi fa salivare, ed è tutto dire.

La Ghiandaia 2013

La prima vendemmia, la prima annata, con la vigna giovane giovane: alla “terza foglia”, come suol dirsi. Si aggrappa tenacemente al filo portante di una incipiente terziarizzazione. La bevuta appare disinvolta, arrochita semmai da uno stato evolutivo più marcato rispetto all’età che ha. Ma è una evoluzione garbata, la sua, senza eccessivi strappi nella dinamica o fastidiose increspature tanniche. Lo bevi, e provi affetto per lui.

Podere Erica
Strada Provinciale Castellina in Chianti – Barberino Tavarnelle (FI)
Tel. 328 956 7883
www.podereerica.com
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FERNANDO PARDINI

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