Una delle città più magiche nella magia di Natale: un pensiero più che allettante. Ma bisogna aver cura di scegliere un luogo adeguato per la cena della vigilia, alla quale, pur volendo essere massimamente snob, si è sempre sentimentalmente legati, e far finta di niente riesce difficile. Quindi va affrontata la non banale operazione di scegliere una via di mezzo fra il luogo caratteristico ma magari un po’ “dimesso” per l’occasione, e il ristorante formale e cerimonioso.
Al di là delle mille meraviglie architettoniche e artistiche, nella città si intravede una organizzazione dalla buona efficienza, per esempio da una metropolitana con i convogli che dentro sono vivaci salottini con il biglietto che non arriva all’euro e lo devono pagare pressoché tutti, visto che si oblitera e via, senza tornelli né barriere né in entrata né tantomeno in uscita. Ma almeno dal libro di Angelo Maria Ripellino in poi, a Praga si vuole soprattutto vivere la sua magia. Eccoci dunque a Staromestské Namesti, la immensa piazza della città vecchia, a guardare il grande orologio astronomico e ammirare da lontano la maestosa chiesa Santa Maria di Tyn che domina la scena seppur da dietro palazzi caratteristici. Immersi nei banchi dei mercatini di Natale per la verità praticamente si mangia e basta, visto che di artigianato e vestiti c’è poco o nulla. Le star sono sicuramente i vini caldi, anche al miele, e poi le salsicce e i grandi cosciotti di maiale nei girarrosti, e naturalmente i Trdelník, i “manicotti di Boemia”, un ideale street food dolce di grande successo in cui la pasta (uova, zucchero e farina) viene arrotolata attorno a un lungo cilindro. Rispetto ai molti negozi sempre affollati, sono più pittoreschi (e anche diremmo più buoni) quelli cotti in strada sulla brace, e soprattutto classici con la cannella, perché poi si trovano anche nelle varianti ripiene col cioccolato o con il gelato.
“Hands off Ukraine, Putin!” è la scritta che campeggia sulla facciata della chiesa di San Salvatore che si ammira sulla riva orientale della Moldava prima di incamminarsi sul lungo e bellissimo Ponte Carlo ammirandone statue e viste e puntando verso Malá Strana, il “piccolo quartiere” che ospita il celebre Castello.
L’atmosfera è subito più rarefatta a partire dalla Malostranské Náměstí, la piazza elegante con il suo poetico albero al centro. Proseguendo, e percorrendo la bella Malézské Namesti arriva il portone azzurro di U Modré Kachničky che tradotto significa All’anatra blu, intitolato ad un animale apprezzato da queste parti in cucina e non, visto che ci sono negozi esclusivamente dedicati a sue raffigurazioni. E sono azzurri il muro e il portone con gli ospiti illustri orgogliosamente riportati (da Vaclav Havel a Helmut Kohl, da Peter Fonda a Sean Connery, da John McEnroe a Roger Federer…).
Il ristorante si sviluppa su due piani, quello inferiore più rustico, ed evocativo di magie praghesi con grandi volti disegnati alle pareti; Quello superiore più salotto, con divani, poltrone e tendaggi, e un arredo caldo e accogliente. Nel menu della cena si combinano espressioni della tradizione ceca con una grammatica francesizzante o in ogni caso internazionale, fatto forse comprensibile tenendo conto della clientela che si osserva intorno e che, comunque, qui il tono non è quello delle locande fascinosamente caratteristiche della città vecchia.
Lo si osserva subito dall’esordio, il benvenuto della cucina nella forma della Coda di scampo avvolta nel bacon, che fa capire come questa tipologia di abbinamento “mare-terra” sia anche internazionalmente diffusa. Nei tre antipasti in un’unica soluzione c’è il Petto d’anatra affumicato con cipolline, poi il Caviale di salmone con chips di arancio, e la Terrina di fegato d’oca con confettura di fico accomunati da una bella presentazione e sapori nitidi, come lo sono quelli della gustosa Vellutata di pesce con aragosta marinata e crostini di pane.
Il giusto tributo alla materia prima territoriale viene dopo, con il Filetto di lucioperca fritto e insalata di patate, e soprattutto con il “piatto forte” ascrivibile nella categoria dell’abbinamento molto mitteleuropeo carne-frutta, ossia l’Anatra arrosto con salsa all’albicocca disidradata con terrina di patata, patata dolce e lemongrass. Tutto tecnicamente azzeccato e con sapori ben espressi, accompagnato da due vini al calice di produzione nazionale, lo Chardonnay 2020 di Cibulka, (gradevole ma con poca spinta) e lo Svatovavřinecké 2019 di Moravíno (uve St. Laurent, ingenuamente carico di rovere), estratti da una carta molto interessante e cosmopolita. Si chiude bene, e in dolcezza, con la Torta al miele con salsa di vaniglia al rum.
Grazie a tutto ciò, e a un servizio gentile e garbatamente amichevole anche se con qualche sbavatura, la vigilia di Natale a Praga è andata più che bene.
U Modré Kachničky
Nebovidská 6 www.umodrekachnicky.cz
Menu degustazione a una cinquantina di euro, piatti sui 20 euro, dessert a 10 euro circa.
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