ROMA – Ho particolarmente apprezzato la serata che gli amici della rivista OlioVinoPeperoncino hanno organizzato lo scorso 21 marzo inaugurando, lo spero vivamente, una serie di appuntamenti enogastronomici di sicuro interesse. Questo primo esperimento ha visto protagonisti, e non antagonisti, i vini dei Colli Berici a confronto con la produzione di fascia media del terroir più che prestigioso di Bolgheri. Sono state infatti selezionate cinque bottiglie di tutto rispetto da questo territorio, che dà i natali ad etichette come Ornellaia, Guado al Tasso, Grattamacco o Ca’ Marcanda, allestendo un test molto particolare con altrettante etichette provenienti proprio dai rilievi collinari del Vicentino, che traggono il loro nome dalla cima del Monte Berico. Personalmente ero curioso proprio di “saggiare” la bontà di questi ultimi vini, che godono di un disciplinare piuttosto “aperto” all’utilizzo di uvaggi a bacca rossa diversi e generosi come Cabernet, Merlot, e Tocai Rosso (Barbarano nella sua accezione originaria) che dalla prossima vendemmia fruirà del sinonimo appena deliberato di Tai Rosso.
La degustazione alla “cieca”, che prendeva spunto dalla prova ideata dalla rivista in lingua tedesca Merum (bimestrale sul vino italiano che già nel nome rende omaggio all’antica Roma), è stata modellata sul piano della pura piacevolezza di beva in un contesto conviviale. Il panel di degustazione è stato quindi composto tenendo conto proprio del carattere non esasperatamente tecnico del confronto, integrando in modo ampio palati più tecnici insieme a giornalisti e semplici appassionati. Un campione eterogeneo e validamente rappresentativo del gusto di chi sa apprezzare il buon bere. Ad ospitare l’evento, in un ambiente accogliente e un po’ trendy, il ristorante Gusto di Roma, location felicemente posizionata nel cuore del centro storico, da anni meta dei gourmet capitolini, ma anche di molti turisti stranieri, dove si possono trovare in un’unica struttura anche osteria, enoteca, wine bar, formaggeria, book bar e pizzeria.
Proprio quest’ultima a dire il vero, localizzata giusto al di sotto della sala che il cortese e giovane direttore ci aveva riservato, a garanzia dei massimi confort e concentrazione, ha un po’ scosso l’olfattiva dei convenuti per la bontà delle fragranze liberate nell’aria, senza creare comunque turbative all’analisi sensoriale dei nostri campioni, che comunque non erano sottoposti alla rigidità di un esame tecnico.
Veniamo quindi al risultato della prova, che prevedeva un primo assaggio di tutte le etichette e poi l’avvio di una vera è propria cena composta di tre portate a cui ognuno dei degustatori avrebbe dovuto abbinare il vino che più riteneva opportuno sulla base del primo assaggio. Al termine della cena si sarebbero poi scoperte le etichette evidenziando quella più “gradita” sulla base del maggior consumo rilevato. La prova in sé si è rivelata molto interessante, sia per la bontà e diversità dei vini proposti, sia per la scelta di accostarvi il cibo, naturale ed ideale partner di un buon bicchiere di vino.
A dirla tutta la costruzione delle portate è risultata un po’ impegnativa, fatta di composizioni dal gusto piuttosto ricercato ed a volte anche un filo prevaricante (ad esempio per l’utilizzo del carciofo). Certo è che piccoli peccati veniali sono più che giustificabili nel “numero zero” di un evento che ha sicuramente delle prospettive di interesse e crescita più che plausibili. Fattostà che la serata si è dipanata con il giusto piglio, fra discussioni e confronti di vedute che hanno messo a nudo la diversità delle singole preferenze, frutto del carattere ineluttabilmente personale del gusto di ogni consumatore.
Alla fine ovviamente non ci sono stati né vincitori né vinti, ma è emerso che i vini dei Colli Berici possono tranquillamente tenere sul piano della bevibilità il confronto con i più blasonati Bolgheri. Personalmente, leggendo la lista delle etichette, avevo paventato una conclusione di questo tipo, ma mi sarei aspettato che a risultare all’altezza, fra le etichette venete, sarebbero stati il Cabernet Riserva ’04 dell’azienda Vini Cris o il Merlot Fra i Broli ’04 dell’azienda Piovene Porto Godi, o anche il Seratico ’04 di Rivaratta, Igt dal taglio decisamente bordolese.
Invece ad essere apprezzato dal panel, tanto da salire sul podio dei migliori Bolgheri, è risultato proprio un Tocai Rosso, in particolare (e a sorpresa) il Torengo2006 di Le Pignole che, più immediato e con una gustativa fresca e persistente, ha vinto il confronto con l’ambizioso Thovara ’04 che ha perso anche il confronto il casa Piovene Porto Godi proprio con il Merlot Fra i Broli (finito anche sul mio personalissimo podio). Certo, tirando le somme abbiamo trovato quattro Bolgheri fra le prime cinque bottiglie più consumate, con l’Alfeo 2003 di Ceralti a regolare l’entry-level di Grattamacco 2005, due vini di struttura e intelligibilità complesse e agili al tempo stesso, con una profondità di gusto indubbiamente superiore.
Poi, dopo il sorprendente Torengo, Il Bruciato ’05 della Tenuta Guado al Tasso di Antinori ed un vino che personalmente avevo apprezzato al punto di porlo sulla piazza d’onore fra i miei appunti, il Bolgheri Rosso ’06 dell’azienda Le Macchiole, concentrato, di grande spessore, con una spalla acida appropriata ed una prospettiva di sicura longevità, magari meno pronto degli altri, ma di sicuro avvenire.
Tirando le somme non posso che ringraziare gli amici di OlioVinoPeperoncino per l’invito e per avermi consentito un viaggio gustativo nuovo, come quello nei colli vicentini, che ancora mi mancava; un viaggio emozionante e piacevole, sia sul piano sensoriale, sia personale nel contraddittorio con gli altri componenti del panel. Un viaggio che certamente lascia un segno ed una strada aperta a nuovi confronti che spero in futuro possano essere altrettanto positivi.
In calce al racconto riportiamo la lista completa di tutte le etichette nel rigoroso ordine imposto dal risultato della prova, nonché delle portate in abbinamento.
Terrina di faraona pistacchi e pere al porto
Tonnarelli al ragù bianco di coniglio con funghi porcini e olive taggiasche
Lombetto di agnello panato servito con carciofo alla romana e riduzione alla menta
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