di Adele Illotto
Durante i lavori del convegno è emersa la proposta per il riconoscimento Unesco ai vigneti del vitigno carignano a piede franco dell’isola di Sant’Antioco. Molti dei vigneti a carignano situati nell’isola di Sant’Antioco, in particolare quelli della zona di Calasetta, a livello del mare, sono stati impiantati prima dell’invasione fillosserica (alcuni oltre trecento anni fa). La fillossera (Philoxera vastatrix), un afide parassita della vite, giunto in Europa dall’America alla fine del XIX secolo, ha modificato profondamente la viticoltura europea, portando all’utilizzo di viti bimembri, in cui l’apparato radicale (portinnesto) è fornito da specie di viti americane, resistenti alla fillossera, mentre la porzione epigea (varietà innestata) appartiene alla Vitis vinifera.
Al termine della loro vita, le viti possono essere rimpiazzate, come in epoca prefillosserica, col metodo della propaggine dalla pianta madre. Essa consiste nell’inclinare (per lo più d’autunno, dopo la caduta delle foglie) in una buca scavata presso una vite un tralcio della vite stessa (senza staccarlo), sotterrandolo per un breve tratto e facendo sporgere dal terreno l’estremità con almeno una gemma. Dal tratto sotterraneo spunteranno le radici, mentre dalle gemme terminali (fuori terra) si svilupperanno i germogli. Dopo due o tre anni si reciderà il tralcio e la nuova vite avrà vita autonoma. In questi vecchi impianti, la forma d’allevamento è l’alberello, le distanze sulla fila sono di 90 cm, quelle tra le file di 150 cm.