Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Angelo Gaja
Nell’indagine in corso a Montalcino la Procura di Siena riconosce valido il metodo di analisi messo a punto dal laboratorio Enosis di Donato Lanati che è in grado di accertare nei vini posti sotto sequestro la presenza di altre varietà anziché del 100% di Sangiovese. Non era mai avvenuto prima che questo tipo di analisi venisse utilizzato dagli organi di controllo al fine di accertare la corrispondenza varietale di un vino a quanto prescritto dal disciplinare di produzione. La stessa analisi può anche essere estesa ad accertare che nei vini a DOC ed a DOCG, ove si contempli l’impiego del 15% di altre varietà, la percentuale non venga abusivamente dilatata.
L’applicazione su larga scala del metodo di analisi dinanzi citato introdurrebbe non poche novità: gli imbottigliatori, prima di perfezionare l’acquisto all’ingrosso di un vino, avrebbero la possibilità di verificarne la corrispondenza al disciplinare di produzione; verrebbe semplificato e migliorato il farraginoso sistema di controllo in atto per i vini a DOC e DOCG; diverrebbe finalmente possibile eseguire i controlli a valle, e cioè su campioni di bottiglie prelevate direttamente dal mercato, anziché continuare eternamente a chiedersi come diavolo facciano bottiglie di Chianti, di Barbera Piemonte, di Nero d’Avola … ad essere vendute al pubblico a prezzi indecentemente bassi.
C’è però anche l’altra faccia della medaglia a creare preoccupazione: che nascano arbitrarietà oppure esploda il contenzioso tra organi di controllo e produttori; che crescano le pressioni per ottenere la modifica di disciplinari ritenuti troppo rigidi mentre l’autorità competente per la loro approvazione sarà nel frattempo trasferita a Bruxelles; che cresca la disaffezione per i vini a DOC e DOCG in favore di vini a marchio aziendale; che il metodo di analisi riconosciuto in Italia venga adottato anche da laboratori esteri al fine di verificare la corrispondenza ai rispettivi disciplinari di produzione di vini italiani importati nei loro Paesi.
Un fatto è certo: con il precedente della Procura di Siena, per i vini italiani a DOC e DOCG non può più essere tutto come prima. Occorre che i produttori ne prendano coscienza accogliendo positivamente il salto di qualità (e di prezzo) da compiere, ritrovando coesione ed unità di intenti e contribuendo ad ispirare i cambiamenti che si renderanno necessari.
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