Lombardia, il Mosaico del Vino

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ROMA – Il viaggio di Andrea Zanfi attraverso “Le grandi Aziende vitivinicole d’Italia” giunge alla settima tappa, in terra di Lombardia.   Presentato a dicembre alla Triennale di Milano, il nuovo volume di questa coinvolgente collana è stato proposto, in un pomeriggio informale e suggestivo, lo scorso 13 marzo al Caffè Ducati di Roma dallo stesso autore.

Con il suo racconto toccante e delicato, ma anche grazie all’occhio attento ed alle magiche inquadrature dell’obiettivo del fedele compagno di viaggio, Giò Martorana, ci si muove deliziati fra le quattro grandi aree vitate di questa terra.

“… trasportati dal vento ci siamo ritrovati fra i vigneti della Franciacorta, in mezzo alle sparute vigne del Garda, tra le viti legate al cielo della Valtellina o in quelle dolci e verdi dell’Oltrepò Pavese“.

La Franciacorta è una realtà che ormai dà grande visibilità nel mondo alla maestria spumantistica italiana. Nei 240 Kmq che si sviluppano nel Bresciano, tra l’Oglio e il Mella, fra il Lago di Iseo e la Pianura Padana, sulle colline che addolciscono di curve il paesaggio, sono adagiate le vigne di Chardonnay e Pinot (bianco e nero), con cui vengono prodotte le bollicine docg dal perlage finissimo e persistente e dalle fragranze più raffinate. Al consorzio di tutela va anche il merito di aver registrato il marchio Satèn, una tipologia di spumante prodotto con sole uve bianche, che corrisponde al Crémant francese, e che rappresenta un fiore all’occhiello per la “setosa” finezza della spuma.

La seconda area è la vera sorpresa, per l’autore, che ci porta alla scoperta di vere nicchie di produzione enologica di altissimo livello qualitativo. Al Lugana ed al Garda Classico, si affiancano dei Bardolino di assoluto valore.

Nella Valtellina invece, le viti sembrano allacciate alle nuvole, inerpicandosi dai 350 ai 700/800 metri, con pendenze fino al 40% che vengono scalate anche da 1800 gradini in pietra. Vigne di nebbiolo impegnative, che richiedono grande passione e dedizione, ma che sanno regalare vini di grande intensità e spessore che richiedono tempi di attesa importanti per esprimere al meglio la loro profondità.

E l’Oltrepò Pavese, un vero colosso della viticoltura italiana, secondo solo al Chianti, con oltre 13.000 ettari vitati distribuiti nei 330 kmq, fra l’Appennino ed il Po, della provincia di Pavia. Grandissima diffusione di Pinot nero, spumantizzato egregiamente con un metodo classico che si fregia della docg, ma anche Riesling Italico e Renano, Barbera, Croatina e tante altre varietà che si estendono a perdita d’occhio in questa grande area.

Ne scaturisce una Lombardia variegata, in cui si distinguono colori e territori molto diversi fra loro, condizioni pedoclimatiche assai differenti tra le aree vocate, così come tradizioni e lavorazioni in cantina che risultano specifiche di ogni zona. Insomma, una regione piuttosto complicata da interpretare che, in questa sua composita espressività, si rappresenta come un vero e proprio “mosaico del vino”.

Con l’acume e la sensibilità introspettiva che lo contraddistinguono, Andrea Zanfi intervista i personaggi e le anime di 58 selezionate aziende che muovono il comparto vitivinicolo di questa grande regione, in fondo così poco conosciuta sotto il profilo enologico, e forse anche poco incline a farsi conoscere. E tra i fotogrammi incantevoli di Giò Martorana, faticando un po’ (a onor del vero) nello scorrere in scioltezza i versi posati fra i tanti colori delle fotografie, veniamo introdotti a questi incontri con tratteggi narrativi profondi e schietti, dove troviamo, fedelmente riportati, il carattere e la grande umanità che sta dietro a tanta passione e professionalità.

Così, grazie al meticoloso lavoro di ricerca, effettuato in questo caleidoscopio di terre e contadini, di vigne e imprenditori, tra le pagine di questo bel libro, incontriamo soprattutto anime, uomini e donne che, sulle immagini suggestive delle loro terre, vengono accompagnati a raccontarci la Lombardia  del vino vista con i loro occhi e descritta dai loro aneddoti.

Vittorio Moretti ci parla di memoria e speranza: la memoria di papà Antonio e mamma Caterina, con i ricordi dell’infanzia e degli inizi, la speranza intesa come lungimiranza, come il guardare oltre, per realizzare progetti sempre nuovi e sfidanti. Bellavista è il nome che lo lega all’immagine della Franciacorta, con le sue  bottiglie dalla forma unica, ma anche Contadi Castaldi ed il progetto che ha dato origine alle Cantine Petra.

Franco Ziliani è invece l’anima energica e dinamica della Guido Berlucchi e racconta il suo incontro, quando era un giovane enologo, proprio con il “conte” Guido. Da allora, 47 anni di bollicine ed il sogno nel cassetto di produrre uno spumante italiano migliore dello Champagne, chissà se i tre figli, ora alla guida dell’azienda, sapranno realizzarlo

Maurizio Zanella è una persona di “libera intelligenza” dallo sguardo “pungente e nervoso” che ricorda come alla fine degli anni ’60 era un giovane e ribelle studente e fu spedito dal padre in “esilio” presso l’azienda agricola che la madre aveva da poco acquisito. Questo, nei suoi occhi e nelle sue parole, il ricordo di come incontrò la Franciacorta per la prima volta. Poi un viaggio illuminante in Francia e la scintilla di passione che si accende nelle campagne lombarde; grazie anche al sapiente incoraggiamento paterno, realizza a soli sedici anni la sua prima cantina. Da qui parte il suo incredibile percorso fino al “rinascimento” enologico, attraverso scelte anche impopolari che lo hanno caratterizzato. Il suo nome è legato indissolubilmente al marchio Ca’ Del Bosco e ad una convinzione, banale per certi versi, ma assolutamente vera: il vino buono si fa prima in vigna e le cantine, per quanto spaziali o avveniristiche … non possono fare miracoli.

Cambiamo zona e conosciamo Carla Dellera Boatti e Carlo Boatti, una coppia davvero speciale … come la Lambretta e il Tango. Il dinamicissimo 75enne Carlo, assieme al figlio Pierangelo, guida con passione e grande competenza l’azienda Monsupello. Anche lui ci delizia con frammenti di memoria: appena maggiorenne lasciò l’azienda di famiglia per cercare fortuna con le proprie idee ed iniziative, da assicuratore a socio in un’azienda di macchine lucidatrici che, negli anni 50, non ebbe il successo sperato. Fu così che, tornato in azienda, s’innamorò della viticoltura. Con uno sguardo illuminato, che ci è facile immaginare fra le righe, dichiara candidamente dove abbia tratto la forza necessaria per tracciare gli ultimi 50 anni di storia del vino dell’Oltrepò Pavese: ovviamente dall’amore per la moglie Carla Dellera, fedele compagna e ricarica continua di energia vitale … a tempo di Tango.

Nino Negri è un nome che tutti facilmente associamo al vino della Valtellina e Casimiro Maule è l’enologo di questa azienda che forse ne è la più rappresentativa. Trentino di nascita, il presidente del Consorzio Tutela Vini di Valtellina, inquadra nel patrimonio viticolo valtellinese il ricordo più bello e prezioso da portarsi via dopo un viaggio in queste terre. In esso è racchiusa la fatica di intere generazioni di vignaioli che hanno realizzato i terrazzamenti e che hanno moltiplicato gli sforzi per produrre vini di qualità in un territorio certamente ostico. Oggi questa fatica è sostenuta dalle istituzioni al punto che è stato avviato un progetto teso ad inserire questa viticoltura nell’elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Ci sono poi gli sguardi, le storie ed i sogni dei giovani vignaioli che stanno subentrando, con le loro idee innovative, le loro speranze e la loro energia, come Elena e Marco Fay. Per loro la Valtellina e la sua difficile viticoltura sono come l’abbraccio familiare di queste montagne, La loro convinzione, invece, la sensazione che finalmente il percorso intrapreso in solitudine alla ricerca di una viticoltura più moderna e orientata alla valorizzazione qualitativa dei prodotti, inizi ad essere un viaggio che proseguirà in buona compagnia.

Spostandoci sulle rive del Garda, anzi nel suo entroterra lombardo, conosciamo a Bedizzole Cristina Inganni, titolare dell’azienda Cantrica che ci colpisce particolarmente con il suo toccante racconto di come sia arrivata a fare il mestiere di “vignaiola”, superando un grave lutto, e perseguendo con amore un sogno condiviso e radicato.

Al termine di queste 312 pagine, ci accorgiamo di aver viaggiato insieme all’autore nei ricordi e nelle storie di tante persone, di aver magicamente planato con gli occhi sulle immagini di questa regione e di aver approfondito i temi trattati abilmente nei contributi di Attilio Scienza, Nicola Dante Basile, Carlo Alberto Panont e Cosimiro Maule.

Ci accorgiamo insomma, di avere  in mano qualcosa più di un libro, un pezzo di storia della nostra terra e del nostro  vino … e ci sentiamo davvero un po’ più ricchi.

Lombardia: Il Mosaico del Vino
a cura di Andrea Zanfi
fotografie di Giò Martorana
Carlo Cambi Editore
Pagg. 312 (30×30)
Prezzo 80€

Riccardo Brandi

Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.

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