Sud de France ed Italia: vini in degustazione comparativa

1
11820

MILANO – La Maison de la Région Languedoc-Roussillon di Milano è molto attiva nella promozione dei vini della Francia meridionale; abbiamo avuto già modo di seguire alcune presentazioni di prodotti, e colpisce favorevolmente la capacità di differenziare gli eventi, dando modo ogni volta di apprezzare al meglio i vini. Nell’evento del marzo scorso, tenutosi nella sede della Maison, la formula scelta è stata la degustazione comparativa guidata. Cinque vini del Sud de France, presentati dal sommelier Michele Garbuio (miglior sommelier d’Italia del 2006) e raffrontati a vini italiani prodotti a partire dagli stessi vitigni. Un’occasione per capire, sulla base della comune origine varietale, le differenze di resa del terroir e del clima, e la mano del produttore.

Prima di raccontare la degustazione, può essere utile dare alcune nozioni generali per delineare le caratteristiche di questa regione francese.

La Languedoc-Roussillon, riunita a livello produttivo sotto il marchio “Sud de France”, è un’enorme regione della Francia meridionale, e si articola in una fascia di circa 220 km di lunghezza che va dal Rodano ai Pirenei per 50-70 km di larghezza dal mare verso l’interno. Come è facile intuire, è enorme la varietà di suoli, esposizioni e microclimi all’interno di una tale regione; come elemento comune c’è però il clima mediterraneo, con inverni non troppo rigidi, estati calde e secche e molto ventilate. A livello produttivo, i numeri sono grandi: se la Francia produce 50 milioni di ettolitri di vino l’anno, il Sud de France ne produce 14 milioni (e 30 anni fa ne produceva il doppio). Tre tipologie di denominazione; i vini AOC (Appellation d’Origine Controlée), VdP, Vin de pays di zona (corrispondenti all’IGP, 51 in tutto) e Vin de Pays di dipartimento (4 in tutto, sempre corrispondenti a livello comunitario a una IGP).

La regione punta molto sul rapporto qualità-prezzo, e a livello numerico predilige i VdP, che sono addirittura l’85% dei VdP prodotti in Francia. I rossi dominano sui bianchi, con una rilevante presenza anche dei rosati. Per i rossi i vitigni principali sono la grenache, il syrah, carignan, mourvèdre, cinsault. Molti di più i vitigni a bacca bianca coltivati, con grenache blanc e gris, muscat, bouboulenc, chenin, clairette, picpoul, roussanne, marsanne, macabeu e vermentino.

Tra l’altro a Limoux, con la blanquette, si dice sia stato inventato il metodo classico, prima ancora che nella zona dello Champagne, nel 1531 presso l’abbazia di Saint-Hilaire.

LA DEGUSTAZIONE

Ecco i vini presentati da Michele Garbuio in degustazione comparativa, con l’unica eccezione del primo vino: essendo un cremant (uno spumante) da uve mauzac, non c’era la possibilità di trovare un vino analogo in Italia da affiancargli, essendo il vitigno coltivato solo il quella regione; per questo è stato presentato da solo.

BRUT

Cuvée Jean Philippe Brut 2007 (Aoc Blanquette di Limoux), Domaine Rosier (12%)
90% mauzac, 10% chardonnay (prezzo alla distribuzione circa 8 euro, 13-15 euro in enoteca) Metodo classico dal colore paglierino tenue con riflessi verdognoli. Bollicine fini e persistenti, naso fine ma assai diverso da un tipico metodo classico, in quanto non si riscontrano le note di crosta di pane e lieviti, ma ma profumi giovani, floreali, note agrumate, mela verde, e anche la salvia. Molto piacevole e di buona beva, in bocca si apre sulla nota di agrumi, e mostra, su un finale accompagnato da note di pesca, una buona acidità e finezza di bollicine. Molto piacevole e bevibile, indicato per i crostacei.

BIANCHI

IL FRANCESE
Viognier 2008 (Vin de Pays d’Oc), Domaine de Coussergues (13,5%)
100% viognier. Giallo paglierino intenso con riflessi dorati, nel bicchiere mostra di avere densità; al naso è ricco, carico di note di rabarbaro, arancio, albicocca e ananas. In bocca entra rotondo e dolce, con inconfondibili note fruttate di ananas, arancia matura, buona acidità ma forse scavalcata dalle note rotonde. L’alcol si mette in rilievo nel finale. Vino molto strutturato, per piatti assai complessi, anche con presenza di salse.

L’ITALIANO
Le Chiare 2008
(IGT Sicilia), Maurigi (13%)
Anche questo vino è un viognier (in purezza), di provenienza però siciliana d’altura. La vigna è infatti posta a 550 metri sul livello del mare, e nonostante sia più a sud del vino francese, la maturazione dell’uva è più tardiva.Vinificato e affinato in acciaio, si presenta paglierino con tenui riflessi verdognoli. All’olfatto è più floreale e vegetale rispetto al cugino francese, più giocato sulla finezza. La bocca mostra maggiore espressività rispetto al naso, è più citrica e sfaccettata, mostra sia acidità che sapidità, e una nota minerale.

ROSÉ

IL FRANCESE
Rosé Jean Jean 2008 (Vin De Pays d’Oc), Vignobles Jean Jean (13%)
100% syrah per questo rosé dal prezzo in distribuzione di 4-6 euro. Color rosa salmone brillante, all’olfatto richiama frutti rossi (lamponi) e sentori floreali di rosa. In bocca è sapido e di buona acidità, con un finale che riconduce ancora a i frutti rossi. Ben fatto e dalla progressione coerente, molto morbido.

L’ITALIANO
Rosé 2008 (IGT Sicilia), Planeta (12%)
Ancora in Sicilia per trovare un vino da affiancare al francese; 100% syrah anche il Planeta, confezionato con il tappo a vite. All’esame visivo il colore è rosa buccia di cipolla, con riflessi color rame. Al naso presenta raffinati sentori di cipria, è meno intenso del pari grado francese, ma più complesso. In bocca entra più magro, ma svetta subito la sapidità e la marcata acidità. Un vino in definitiva più tenue e sottile, che chiude su sensazioni sapide.

ROSSI

IL FRANCESE
Coté Montagne 2006 (Aoc Collioure), Domaine de la Rectorie (13,5%)
Dalla zona della Collioure, al confine con i Pirenei catalani, questo rosso da grenache, carignan e syrah (in percentuali 60%-20%-20%). Da vigne assai vecchie, viene affinato per un anno in barrique, è di un rubino pieno con unghia giovanissima e densa. Al naso è morbido, svettano i frutti rossi maturi, e la presenza del legno si fa sentire ma non è eccessivamente invadente. L’ingresso in bocca è morbido e fruttato, di gran classe, richiama esplicitamente la ciliegia fresca. Un vino che si segnala per coerenza e lunghezza.

L’ITALIANO
Entu 2006 (IGT Isola dei Nuraghi), Masone Mannu (14%)
Per trovare il contraltare del vino francese passiamo il mare, ma ci ritroviamo questa volta in Sardegna, in provincia di Olbia, nella zona del Vermentino di Gallura. I vitigni impiegati sono gli stessi: cannonau 65% (l’equivalente del grenache francese), carignano e syrah. Rispetto all’altro campione le vigne sono assai giovani; si presenta più evoluto alla vista, tra il rubino e il granato con unghia più scarica, tratto tipico dei vini sardi a prevalenza cannonau. Al naso è molto intenso e caldo, più “nero”, con sentori che rimandano all’inchiostro, e note balsamiche. In bocca si conferma l’impressione di marcato calore alcolico, frutta matura, visciole cotte, e il tannino appare più evoluto. Scorre in bocca senza particolari acuti, e forse in questo è complice la giovane età delle vigne.

DOLCI

IL FRANCESE
Muscat de Rivesaltes 2008 (Aoc Muscat de Rivesaltes), Domaine de Sarda-Malet (16%)
Vigne vecchie di 40 anni, 18 ettolitri/ettaro di resa e 103 g/litro di residuo zuccherino per questo vino dolce ottenuto da muscat petit grains. Paglierino brillante tendente al dorato, sfoggia un naso fine, in cui dopo la nota dolce dei fiori bianchi emerge la lavanda, la cera d’api, la salvia, il miele di zagara. In bocca apre con una grande sensazione di dolcezza controbilanciata dalla sapidità, mentre al retronasale riemergono la cera d’api e il miele. Rispetto al paragone italiano vince in finezza ed equilibrio. Per questo vino, che in Italia è ancora in cerca di importatore, il prezzo in cantina si aggira sui 5-6 euro.

L’ITALIANO
Grecale
(IGT Sicilia), Cantine Florio (15,5%)
In questo caso per Michele Garbuio è stato impossibile imbastire un confronto a esatta parità di vitigni; il vino siciliano di Florio era quello che poteva avvicinarsi maggiormente, con il suo uvaggio di moscato bianco e moscato d’Alessandria. Il residuo zuccherino qui è più alto, siamo sui 120 g per litro, con vigne di 25-30 anni. Il colore è dorato pieno, e sfodera un naso caldo, dolce, ma anche citrino. Emergono poi l’albicocca, la scorza d’arancia e di cedro canditi, il sentore di lieviti…In bocca mantiene quanto promette al naso, ed è un vino grasso, ricco di alcol e di dolcezza, molto lungo al palato. Rispetto al cugino francese vince in potenza e anche nel prezzo perché lo si trova sugli scaffali della grande distribuzione attorno ai 6 euro.

In definitiva un’ottima occasione per far conoscere al pubblico italiano i vini di una regione enologica in forte crescita, per mezzo di una formula molto interessante – la degustazione comparativa – che, gestita con professionalità da Michele Garbuio, ha saputo creare interesse e ridurre la “distanza culturale” fra i vini dei due paesi.

Degustazione effettuata il 17 marzo 2010.

Per le foto della degustazione, © Maison Languedoc-Roussillon.
Nella foto a fianco, il sommelier Michele Garbuio.

www.suddefrance-vini.it

www.sud-de-france.com

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

1 COMMENT

  1. Complimenti per il racconto di un evento originale, intrigante e professionale allo stesso tempo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here