Vernaccia e Soave: i motivi di un confronto

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Tra pochi giorni convergeranno in Versilia, al Dune Hotel di Lido di Camaiore, venti vignaioli dal Soave ed altrettanti da San Gimignano per far assaggiare i loro vini al pubblico degli appassionati e degli operatori.

La motivazione? L’unione fa la forza, si dice. E allora perché non provare ad unire in una stessa sede i protagonisti delle due denominazioni, per consentire una valutazione globale dello “stato dell’arte” e mettere a confronto vini bianchi italiani autoctoni per eccellenza che tanti progressi hanno fatto ultimamente, grazie ai produttori che si sono dati da fare anche perché presi per mano ed aiutati dai rispettivi Consorzi?

Confrontarli, coglierne le sicure differenze ma anche gli aspetti accomunanti, capire quali possono essere i loro punti di forza nei confronti delle altre zone italiane alle quali va la mente quando si parla di bianchi di qualità, e i tratti distintivi che, in date situazioni, con determinati piatti, possano risultare vincenti. Una consapevolezza che non è possibile senza una approfondita conoscenza di sé stessi, dei propri punti di forza e magari dei propri talloni d’Achille; una conoscenza che può essere aiutata dal feedback del consumatore curioso ed appassionato.

Le diversità fra Soave e Vernaccia sono tante, naturalmente: la latitudine, il sole, la luce. I terreni, che sono neri, vulcanici nel veronese Soave, sono chiari, sabbiosi-tufacei nella campagna senese di San Gimignano. Diversità che si trasferiscono nelle uve, vernaccia e garganega, e nei vini, che cambiano sia per la provenienza territoriale (a Soave è stato effettuato un lungo e certosino lavoro di zonazione che ha individuato una quarantina di sottozone), che per I cloni presenti in vigna (qui è stato stavola il Consorzio della Vernaccia a promuovere approfondite indagini che hanno portato all’omologazione di sette cloni e allo studio di altri cinque). E poi alla fine, naturalmente, ci sono le interpretazioni dei vignaioli che rendono i vini, entro certe linee guida, molto diversi fra di loro, imprevedibili nelle loro caratteristiche. E qui starà al pubblico trovare sorprese e conferme.

Un punto in comune fra le due tipologie c’è, ed è la vocazione alla longevità, vero e proprio atout.  Per valutare appieno questo aspetto molti dei produttori presenti porteranno con sé annate meno recenti, in modo che i visitatori abbiano a dispozione vini finalmente usciti dal “rodaggio”, in grado di dare tutto quello che possono in fatto di stoffa e complessità.

Nelle immagini: vernaccia di San Gimignano (da gustotoscana.com) e garganega (da ilsoave.com)

L'AcquaBuona

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