Intanto abbiamo assaggiato due cucine lontane ma che succhiano linfa dal medesimo attaccamento al territorio. Carnalità, esaltazione dei sapori fisici da una parte; un sentire più cerebrale e delicato dall’altra, ma pur sempre concreto. Volendo disossare: tradizione e innovazione. Due espressioni differenti del medesimo concetto. Di qua il tris con polpettina di lampredotto, totano di bosco (un gioco divertente di forme e modalità di cottura), lingua in salsa di midollo. Di là la reinterpretazione del lampredotto alla fiorentina con le sue salse.
Bene, bravi, bis! Ai punti Lucca batte Firenze d’un soffio. Palla… ops… lampredotto al centro.
I vini della Disfida
di Leonardo Mazzanti
Partiamo con i vini ufficiali:
B SIDE 2010 – TENUTA LENZINI – 1° antipasto: un rosato da merlot molto piacevole nella fragranza e aromaticità della frutta; al palato una interessante sapidità gli dona carattere e lunghezza. L’abbinamento risulta più o meno riuscito a seconda della salsa con cui viene accompagnato il lampredotto. Subito una prima divergenza dai “giudici” che non l’hanno reputato granché persistente.
RISERVA VITTORIO MORETTI 2004 – BELLAVISTA – 2° antipasto: naso su toni principalmente lievitosi; al palato è rotondo e di fine perlage ma manca un po’ di incisività minerale a dare ritmo e lunghezza. Ovviamente l’abbinamento con cibi fritti o di notevole grassezza è stato decisamente apprezzato.
COLLINE LUCCHESI BIANCO 2007 – TENUTA DI VALGIANO 1° primo: naso di discreta complessità, con un frutta dai richiami anche esotici e un vegetale dai ricordi freschi e balsamici. In bocca conferma la dote aromatica e risulta ben equilibrato, semplice ed intrigante al contempo. Il piatto ha una carica grassa che la vena acida del vino fatica a reggere.
CATARRATTO LU MARI 2010 – VERO VINI – 2° primo: apprezzabile nelle sfumature agrumate e vegetali (salvia soprattutto) che ben si addicono al piatto, risulta meno complesso e poco profondo al palato sebbene l’agilità e la piacevolezza siano notevoli.
MELOGRANO 2009 – PODERE CÒNCORI – 1° secondo: bello il frutto di mora e amarena contornato da fine speziatura e freschezza vegetale. Il palato è elegante e teso, la trama tannica pregevole ma con sfumature vagamente “polverose”. Il vino è risultato essere il più apprezzato dalla giuria tecnica in generale e anche in abbinamento. Come avevo premesso mi trovo parzialmente in disaccordo: ok per la freschezza “ripulente” ma un corpo più consistente avrebbe bilanciato meglio la carne. Quisquilie comunque.
VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO RISERVA 2007 – BINDELLA – 2° secondo: nonostante siano vini completamente differenti ho trovato in questo l’evoluzione di alcuni tratti distintivi del precedente: una speziatura e un profilo vegetale più marcati al naso così come un’austerità di maggior spessore e profondità al palato. Benissimo l’abbinamento (il mio preferito). Piccola parentesi: una volta conosciuto il vino, ripensando alle proprietà aromatiche espresse, sono rimasto colpito dall’impronta moderna dell’uvaggio, piuttosto differente dalle caratteristiche della docg di riferimento nella sua tipologia più classica.
Sui dolci è stato servito un esperimento del buon Luca Cai: un vin santo di cinque anni (per il momento) ottenuto da un vitigno sperimentale, un incrocio tra vermentino e ansonica che non si poteva chiamare altro che “veronica”. Un vin santo di stile dolce, ricco di aromi ma non stucchevole grazie ad una verve acida che ne agevola la beva.
Eccoci agli intrusi: le presenze di Antonio Camillo e Simone Morosi (Poggio Argentiera) da una parte e quella di Luca D’Attoma (Duemani) dall’altra lasciavano presagire quali potessero essere i vini che si nascondevano dietro la “maschera” d’alluminio. Il dubbio è rimasto solo fino al servizio del primo vino che ha rivelato, quale artefice degli “intrusi”, l’azienda maremmana e il suo enologo.
BUCCE 2009 – POGGIO ARGENTIERA – antipasti: un’ansonica di carattere, dalle variegate sfumature fruttate (nespola, agrumi) e dall’equilibrato apporto di legno. Apre rotondo e corrispondente in bocca ma di tanta grazia svanisce il ricordo in un tempo un po’ troppo breve.
VALLERANA ALTA 2009 – ANTONIO CAMILLO – primi: il ciliegiolo rivelazione dell’anno inizia morbido, fruttato e con elegante speziatura al naso “borgogneggiante”, prosegue poi al palato su toni più austeri con freschi ricordi di bosco e un finale lungo leggermente amarognolo.
CAPATOSTA 2009 – POGGIO ARGENTIERA – secondi: l’incipit della nuova filosofia aziendale, un cambiamento di rotta, un ritorno alle origini del morellino che inizialmente potrà spiazzare gli aficionados storici, amanti dei vini super concentrati, ma che alla lunga dovrebbe incontrare un maggior apprezzamento di pubblico. Del precedente ha conservato la complessità aromatica e la persistenza, il colore ha regalato trasparenze mentre il palato si è ingentilito e slanciato. A mio avviso il miglior vino della giornata.
Piccola nota a margine: il Cabernet Franc di Duemani, assaggiato al volo prima di uscire, mi ha colpito per il frutto succoso e fragrante, il vegetale preciso, il legno non invasivo e l’armonia al palato.
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Bravi ragazzi, bel colpo sia il testo che il video! Mi garba parecchio l’idea di Damiano di utilizzare le patate nell’impasto del panettone!
Tra l’altro è un modo per “risciacquare in Serchio” un dolce più nordico, visto che in zona si usava molto, per garantire più morbidezza al pane cotto a legna, aggiungere all’impasto la patata bollita e schiacciata. Bellissima idea davvero, complimenti allo chef, giovanissimo e con idee intelligenti.
paolo
che bello leggere il tuo entusiasmo così elegantemente descritto ma che rabbia non esserci stata…all’ultimo minuto ho dovuto disdire causa influenza, avevo prenotato con più di un mese d’anticipoe!!! Piatti superlativi davvero, quinto quarto très chic!! Beati voi 🙁
Cristina
Grazie mille!!!!
Bellissimo pezzo, preparatevi per ” IL MERCATINO” in primavera.
Trippa, lingua, musetto. Tutti al cospetto del Re Lampredotto…
Un famoso “trippaio” di Firenze, Luca Cai de Il Magazzino, ed un giovane chef emergente di lucchesia, Damiano Donati del Serendepico di Gragnano (LU), si sfidano sulla cucina di questo tradizionalissimo “quinto quarto” che fa impazzire i fiorentini…