Polifenoli del vino: il brutto anatroccolo che amava i colori

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Conoscere il vino, saperlo gustare, apprezzarne le caratteristiche sensoriali è opera di indubbio valore e piacere. Però vi è molto di più in un bicchiere di vino. Bisogna anche saperlo ascoltare. Se fate silenzio e chiudete gli occhi, a volte si sentono sussurrare favole come questa …

… Era considerato, da tutte le molecole della Terra, un “brutto anatroccolo”. E forse avevano anche ragione: nessuno aveva mai visto nello Spazio una struttura assurda come quella. Sei atomi di carbonio che si tenevano strettamente per mano, ciascuno con quell’atomo di idrogeno che cercava di chiedere aiuto al mondo esterno, pronto a condividere con chiunque il suo piccolo elettrone.

No, non poteva essere accettato da un mondo che stava superando lo shock della sua violenta formazione e aveva iniziato la lenta, difficile, spietata corsa verso la vita.

Rassegnato a restare per sempre da solo, chiuso nella sua prigione esagonale, il benzene non si accorse nemmeno di quell’atomo di ossigeno che gli ronzava attorno. Le altre molecole lo guardavano con meraviglia, imbarazzo e anche un po’ di disprezzo. Da dove arrivava mai quell’atomo che non aveva paura ad avvicinarsi alla più squallida e inutile molecola della Terra, quel ridicolo e troppo “diverso” brutto anatroccolo?

In realtà, quell’atomo di ossigeno conosceva ben poco di quel pianeta, era nato da poco dentro una stella morente ed era stato scagliato in quel mondo lontano e sconosciuto. Lui aveva visto solo nuclei di elio caldissimi fondersi e cercare di far sopravvivere un oggetto che perdeva inesorabilmente energia. A lui interessava soltanto riuscire a recuperare un paio di elettroni per dare stabilità alla sua struttura. Non ebbe, quindi, paura di avvicinarsi a quella strana molecola. Aveva visto e sopportato ben altro!

Oltretutto, quell’atomo di idrogeno sembrava tendergli la mano con disperazione e speranza. E lui l’accettò, lasciandogli la posizione esterna in modo che potesse continuare a chiedere quell’angosciosa elemosina di amicizia.

Nessuno se ne accorse subito, ma era nato il fenolo, un composto che avrebbe presto cambiato l’aspetto di quel pianeta troppo impegnato a crescere per pensare anche alla bellezza. Sembrava impossibile che un atomo di ossigeno, in fondo soltanto stanco e un po’ egoista, avesse cambiato così radicalmente lo spirito depresso e triste del brutto anatroccolo. Fatto sta che adesso non si sentiva più solo, escluso, disprezzato. Aveva voglia di gridare, di gioire, di cercare altri amici. Lui, così brutto, sentì improvvisa e irrefrenabile la volontà di creare la bellezza.

Nessuno se ne era accorto in quel mondo lugubre e buio, dove il Sole faceva rare apparizioni e gettava ombre livide su un paesaggio di acqua scura e di spesse nuvole nere. Solo il benzene l’avevo visto e ne era rimasto incantato. Vi era stato un terribile uragano, che ormai si stava spegnendo tra i pochi raggi di un timido Sole che di lì a poco si sarebbe nuovamente nascosto. Quella “cosa” meravigliosa copriva metà del cielo come un ponte o meglio un arco teso verso l’alto. Sì, un arco di luce… un arcobaleno. Ma non la luce dei fulmini e dei vulcani, bensì di straordinari colori che la Terra non aveva mai visto così puri, limpidi e struggenti.

Scomparve in un attimo e il benzene si trovò a piangere (sì, anche le molecole piangono) e si accorse di quanto fosse desolato quel mondo grigio, egoista, irrequieto che non aveva tempo per guardarsi ed accorgersi che non aveva colori.

Il benzene, ormai diventato fenolo, voleva proprio fare questo: regalare i colori alla Terra. E, forse, sapeva già come fare. Se ne accorse quel giorno che vide un pezzo di silicio fusosi per il calore della lava che gli scorreva vicina. Quando tutto si era raffreddato, quel pezzo di vetro sembrava una gemma contro lo sfondo nero della lava. Poi il Sole l’aveva colpito e per un attimo il benzene aveva visto formarsi un piccolo arcobaleno lì davanti a lui, su quel suolo arido e desolato.

Il Sole si rifletteva con un bianco abbagliante su quelle lisce rocce lontane, la lava era diventata nera come la morte, quella pietra trasparente formava colori così belli da far fremere il suo cuore di carbonio. E aveva capito tutto: il nero assorbe tutta la luce, il bianco la riflette completamente, ma essa nasconde una meraviglia di sfumature al suo interno. Basta conoscerle, capirle e concedere a ognuna di loro la possibilità di esprimersi liberamente. Se era riuscito lui, il brutto anatroccolo, a trovare la felicità solo per l’amicizia mostratagli da un atomo di ossigeno venuto da lontano, cosa avrebbe potuto fare insieme ai suoi simili?

Attraversò il mondo in lungo e in largo, organizzò una riunione gigantesca di tutte le molecole di benzene e di fenolo come lui, comunicò la sua gioia, la sua speranza. Arrivarono anche atomi e molecole incuriosite. In un silenzio assoluto, mostrò quel pezzetto di vetro e il Sole l’aiutò a ottenere nuovamente il miracolo dei colori. Era riuscito nel suo intento. Non esistevano più brutti anatroccoli, ma molecole festose, vivaci, comunicative. Cominciarono a unirsi tra loro, mentre altri atomi non più spaventati vollero partecipare ala festa. Si formarono i polifenoli, i flavonoidi, le antocianine e tante altre stupefacenti molecole, dove, però, restavano sempre ben visibili le catene del benzene.

Ormai erano diventati cigni, splendidi cigni, ma non volevano rinnegare la loro disperata vita da brutti anatroccoli. Sapevano perfettamente come assorbire qualche lunghezza d’onda e come lasciarne passare altre. Erano diventati maghi del colore e perfino il Sole ne rimase sbalordito e restò sempre più a lungo allo scoperto, pur di permettere quella festa gioiosa.

Poi, improvvisamente, tutti i polifenoli e i loro amici e gli amici dei loro amici, si mossero e invasero il mondo. Davanti a loro, il grigio triste e desolato, dietro di loro, un turbinio di tinte fantastiche: blu, rosso, verde, giallo, viola, arancio e mille altre sfumature. Nacquero le piante che si divisero amichevolmente quella meraviglia. Gli insetti trovarono nuovo piacere a posarsi sui fiori che gridavano la loro gioia. La frutta non volle essere da meno e portò agli occhi e alla bocca degli uomini quei colori che il brutto anatroccolo aveva regalato al mondo…

Quando ruotate un bicchiere di vino pensate al benzene e alla sua generosità. Chiudete gli occhi e immaginatevi quell’arcobaleno di tanti milioni di anni fa. Imparate che in Natura non devono e non possono esistere i brutti anatroccoli e i diversi. Il vino, un preziosissimo dono dei polifenoli, serve anche a questo…

 

Vincenzo Zappalà

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